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mercoledì 28 febbraio 2018

Fanpage.it - L’inchiesta sui rifiuti di Fanpage è l’unica cosa di cui si dovrebbe parlare oggi


Strano che se ne parli solo per mettere in dubbio il metodo. Perché l’inchiesta di Fanpage solleva un problema che ci tocca tutti. E getta una luce fosca su tutto il sistema della gestione rifiuti, e sulle mafie (che sono ovunque)

(di Francesco Cancellato – linkiesta.it) –
 Sarà che erano le nove di sera, e molti giornali erano già chiusi. Sarà che ci vuole un po’ di tempo pure per aggiornare le edizioni online. Sarà che lo scoop di un competitor anomalo come Fanpage.it dà un po’ fastidio. Sarà quel che sarà, stupisce di non vedere da nessuna parte due righe sulla quarta puntata dell’inchiesta Bloody Money della testata napoletana diretta da Francesco Piccinini. Stupisce, perché è una vera e propria bomba nel cuore del sistema Italia, una di quelle cose che fanno pensare che questo Paese sia irrimediabilmente senza speranza, un Messico travestito da Paese europeo, un far west per le scorribande di camorristi e affaristi senza scrupoli, con la compiacenza o nella totale inconsapevolezza della politica.
Riassunto delle puntate precedenti....
 Fanpage ha accettato l’offerta di un sedicente ex camorrista, e l’ha usato come agente provocatore per dimostrare che il settore dei rifiuti in Italia è gestito secondo logiche criminali, con enormi infiltrazioni mafiose e pratiche corruttive all’ordine del giorno. L’inchiesta ha fatto rumore, inizialmente, perché ha coinvolto uno dei figli del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, Roberto, a sua volta assessore al bilancio del Comune di Salerno e fratello di Piero, candidato del Pd alle prossime elezioni politiche del 4 marzo. Di tutto si è parlato, però, tranne che di mafie e di rifiuti: piuttosto, di quanto un’inchiesta che si avvale di un ex camorrista fosse legittima, della legittimità o meno dell’uso di agenti provocatori, della facoltà o meno di indagare le persone che commettono reati che non lo sono (le valigette di Fanpage non contengono denaro contante, ma coriandoli o confezioni di paccheri).
Ecco, in merito alla quarta puntata dell’inchiesta non si può non parlare di mafia e di ecoreati. Protagonista assoluta è Maria Grazia Canuto, 56 anni, sedicente ex docente di criminologia ambientale al Campus Ciels di Padova, moglie di un colonnello dell’Esercito e altrettanto sedicente consulente al ministero dell’Ambiente (che ha smentito categoricamente di averle mai affidato incarichi o consulenze). A dire della sua segretaria – latitante, per una storia che riguarda il figlio e un kalashnikov (!!!) -, la Canuto è la donna che smista i rifiuti italiani, che decide dove debbano essere smaltiti.
L’affare è semplice. C’è da finanziarie la realizzazione di un centro di smaltimento di rifiuti a Marghera, nelle aree dell’ex petrolchimico, e c’è una cordata di imprenditori a cui, a quanto pare, servono un sacco di soldi per realizzarlo. Perrella entra in contatto con la donna, che fa da intermediario degli imprenditori, e le offre il denaro che le serve, specificando più volte che sono soldi della Camorra, frutto di rapine e traffico di stupefacenti, sporchi di sangue. La donna alza le spalle: «Puliti o non puliti, basta che ci siano. Possiamo pulire tutto, facciamo un po’ di lavatrice», spiega al suo interlocutore. Poco prima, a margine di un convegno, la Canuto aveva presentato Perrella al sindaco di Venezia Brugnaro, al locale presidente di Confindustria, al ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti.
Sembra una fiction, è la realtà. E se non volete crederci, ci sono i numeri del rapporto Ecomafia di Legambiente a suffragarlo. In Italia, nel solo 2016 sono stati contestati dalla forze dell’ordine circa 26mila crimini ambientali. 25.899, per la precisione. 71 al giorno, 3 ogni ora, per un giro d’affari complessivo di 13 miliardi di euro. Di quei 26mila crimini, seimila riguardano i rifiuti, in crescita del 12% rispetto al 2015. Non solo: nel corso dell’ultimo anno e mezzo, sono state sequestrate 756mila tonnellate di rifiuti, pari a 30mila tir, una colonna in grado di intasare l’autostrada da Roma a Modena. E questo è quello che affiora, del giro d’affari colossale del mercato nero internazionale del riciclo – quello che è stato prospettato al figlio di De Luca nella prima puntata dell’inchiesta – o del cosiddetto giro-bolla per declassare la pericolosità dei rifiuti e consentirne l’impiego in cantieri e opere infrastrutturali.
Si tratta, in altre parole, di un tema che dovrebbe imporre a tutti di fermarci a riflettere. Perché se i numeri sono questi, la permeabilità delle istituzioni è questa, e la spregiudicatezza degli imprenditori è questa, c’è qualcuno che può dirsi sicuro che casa sua non sia realizzata con materiali tossici o contaminati? Che non stia mangiando prodotti coltivate su aree in cui nitrati e fanghi sono stati sversati senza i trattamenti necessari? E c’è qualcuno che può ancora affermare che le mafie siano fenomeno circoscritti ad aree ben specifiche del Paese, che pezzi della politica e dell’economia settentrionale non siano disinvolti e abituali interlocutori di un anti-Stato criminale, che non ci siano pezzi pregiati del sistema del credito o della finanza che facciano da lavanderie per il denaro che viene dal traffico internazionale di stupefacenti, così come da estorsioni, rapine, sequestri?
Questo è quel che ci mostra Bloody Money. Se poi volete continuare a parlare della lista dei ministri di Di Maio, del pericolo fascista, o della neve a Roma, fate pure: “Forse tutta l’Italia va diventando Sicilia – scriveva Leonardo Sciascia ne “Il giorno della Civetta”, 1960 – A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno… La linea della palma… Io invece dico: la linea del caffè ristretto, del caffè concentrato… E sale come l’ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l’Italia, ed è già oltre Roma…». Serve aggiungere altro?---

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