di Marco Travaglio da Il Fatto Quotidiano del 28 febbraio –
Ci voleva Gavin Jones della Reuters per scalpellare lo spesso strato di cerone e stucco che tiene insieme quel che resta di B. e domandare ai cosiddetti giornalisti italiani se non si siano accorti che è completamente bollito: “Sembra in stato confusionale e nessuno ne parla. Non solo confonde euro e lire, ma dimentica quasi sempre i miliardi quando parla del Pil o del debito pubblico… Dice che, al governo, ha abolito 411 mila leggi. Non è un lapsus: è una cifra precisa. Un numero assurdo, senza alcun fondamento. È come se tutti facessero finta di non vederlo, come nella fiaba ‘I vestiti dell’imperatore’: nessuno dice che il monarca è nudo, solo un bambino”. E poi B. “è trattato con straordinario rispetto. Quasi con reverenza. Quando è intervistato, non vengono mai citati la condanna, il conflitto d’interessi, i processi ancora in corso. Temi che la stampa estera ha enfatizzato molto. Qui non esistono. In Inghilterra sarebbe inconcepibile che in tutta la campagna elettorale non sia mai citato il fatto che il leader politico sia a processo per corruzione di testimoni”. Parole che ci fanno sentire un po’ meno soli. Anche noi, ogni volta che la mummia fuggita al mausoleo arcoriano si appalesa in un talk show, ci domandiamo: “Ma siamo matti noi, o lui è rincoglionito?”. Il guaio è che, di solito, gl’intervistatori sono molto più rincoglioniti di lui....
Infatti gli unici leader regolarmente linciati sono Di Maio e la Meloni, guardacaso gli unici indisponibili all’inciucione. Di Maio risponde degli impresentabili che ha espulso, mentre gli altri leader non rispondono degli impresentabili che hanno candidato apposta. La Meloni deve discolparsi dei crimini di Mussolini, un po’ come nella Rai berlusconiana Fassino&C. dovevano scusarsi per i milioni di morti di Stalin, Mao e Pol Pot. E perchè nessuno domanda mai a Berlusconi dei suoi, di crimini? Delle frodi fiscali (che indussero il Tribunale di Milano a definirlo “delinquente naturale”), dei giudici e dei testimoni corrotti, dei senatori comprati, dei soldi alla mafia e via delinquendo? Possibile che, quando racconta alla Confcommercio di aver alzato le pensioni a mille lire (anzi no, si corregge: a un milione di euro al mese pro capite), dalla platea non si levi una pernacchia? E, quando dice di aver “chiuso la guerra fredda facendo entrare la Russia nella Nato”, nessuno chiami la neurodeliri? Viene in mente l’episodio La nobile arte del film I mostri, con Ugo Tognazzi-Enea Guarnacci nei panni del manager di un pugile suonato, Vittorio Gassmann-Artemio Altidori. Questo ripete meccanicamente, con aria ebete “E so’ contento… e so’ contento…”.
E quello ne esalta la splendida forma fisica e mentale: “Arte’, sei sempre forte, sei il migliore, ma chi ti ammazza a te! Ma come fai?!”. Così con B.: più cazzate spara, più tutt’intorno i suoi Guarnacci da riporto ripetono che l’ex cavalier Artemio è in gran forma, è tornato più ganzo che pria, con lui non ce n’è per nessuno, è inutile andare a votare perchè ha già vinto (intanto nei sondaggi non si schioda dal 16-17%, la metà dei tempi d’oro). Uno spasso. Ieri, per dire, Enea Sallusti si sforzava sul fu Giornale di dare la colpa della paralisi dei treni in tutta Italia per 20 centimetri di neve all’ “incapacità di Virginia Raggi e dei grillini”, che naturalmente non c’entrano nulla. Le Ferrovie dello Stato sono, appunto, dello Stato, cioè del governo, non del Comune di Roma. E a portarle a questi record di inefficienza sono stati i manager lottizzati dal centrodestra e dal centrosinistra, con enormi sperperi in opere inutili (vedi Tav Torino-Lione) e nessuna manutenzione, al pari della mitica Trenord, orgoglio e vanto del forzaleghismo lombardo, quella che ripara le rotaie rotte con pezzetti di legno e poi si meraviglia se i treni deragliano. Volti pagina, e sempre sul fu Giornale scopri che “Ghedini denuncia Travaglio: ‘Assurdità sulla mafia’”. Cioè: la sentenza di Cassazione che condanna Dell’Utri a 7 anni e cita B. 137 volte in 74 pagine come finanziatore di Cosa Nostra dal 1974 al ’92, è un “teorema senza prove” del “partito grillino”. Infatti Mangano, com’è noto, stava a casa di Di Maio. Segue un peana all’impegno senza precedenti dei governi Berlusconi contro la criminalità organizzata”. Certo, come no.
Siccome, data l’età, il novello Falcone non ricorda, mi permetto di rammentare a lui e al suo onorevole avvocato che nel 2001, quando scrissi con Elio Veltri L’odore dei soldi e lo presentai al Satyricon di Luttazzi, mi beccai 8 cause civili per 62 miliardi di lire da Berlusconi (2, una per il libro e una per il programma), Fininvest (2), Mediaset (2), Forza Italia (1), Tremonti (1). E le vinsi tutte in primo, secondo e terzo grado. Dunque ho qui pronte per lorsignori 24 sentenze che dicono tutte la stessa cosa: sui rapporti fra B. e Cosa Nostra avevo scritto e detto la verità. In quella del 2005 che dà torto a B. per Satyricon, si legge: “L’opinione critica del Travaglio è risultata ancorata a fatti veri di sicuro interesse per l’opinione pubblica (notorio era il coinvolgimento dell’on. Berlusconi in inchieste penali attivate dalle attivate… dalla Procura di Caltanissetta che indagava sui mandanti delle stragi mafiose di Capaci e via d’Amelio; notoria era l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa rivolta dalla Procura di Palermo a Dell’Utri)… Escluse la lamentata diffamazione e l’asserita ingiusta lesione del diritto dell’attore (Berlusconi, ndr) alla propria identità personale, s’imporranno il rigetto di tutte le domande… Silvio Berlusconi dovrà essere condannato alla rifusione delle spese processuali in favore di Marco Travaglio e Daniele Fabbri (in arte Daniele Luttazzi)”.E, all’epoca, non c’era ancora la sentenza di Cassazione su Dell’Utri (e su B.). Però, se lorsignori vogliono riprovarci, si accomodino. Ci divertiamo.---
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