Trump. Illustrazione tratta dal New York Times.
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È davvero emblematico e impressionante ascoltare le grida di sgomento di tanti economisti per i dazi imposti da Trump. Ecco tutti i dogmi infranti. 27 gennaio 2018 Giuseppe Masala
È davvero emblematico e impressionante ascoltare le grida di sgomento di tanti economisti per i dazi sulle lavatrici e sui pannelli solari imposti da Donald Trump. Sembra quasi che l'economia sia diventata una "scienza dogmatica" (scusate l'ossimoro).
Nel caso specifico sembra che Trump abbia trasgredito le regole scolpite nella pietra da Dio sul Monte Sinai. Eppure, in quelle regole - non a caso, evidentemente Dio è saggio - non c'è alcuna norma o teoria economica. Dunque non c'è neanche la teoria dei vantaggi comparati di David Ricardo che impone la libera circolazione delle merci. Quello del vecchio economista inglese è un punto di vista come altri presenti in economia e come tutti i punti di vista è passibile di essere messo in discussione.
Se gli economisti teorici studiassero meglio la Storia ricorderebbero che la teoria dei vantaggi comparati è stata infranta anche negli Accordi di Bretton Woods (redatti peraltro da signori economisti del calibro di John Maynard Keynes)....
Infatti questi accordi prevedevano che mai più nessuna nazione avrebbe dovuto accumulare enormi surplus nella bilancia commerciale, perché questo significava - de facto - colonizzare le nazioni in deficit fino al completo spappolamento del loro tessuto produttivo e in definitiva fino alla loro completa riduzione in rovina. Inutile sottolineare che alla lunga, secondo i Saggi di Bretton Woods, questo avrebbe comportato lo scoppio di conflitti armati. Esattamente, appunto, ciò che accadde nella seconda guerra mondiale, dove la Germania hitleriana cercò di costruirsi un "Lebensraum" (spazio vitale) dove vendere le proprie merci.
Ecco, inutile girarci a torno, Donald Trump - attraverso l'imposizione di dazi che spezzano il dogma imperante della teoria ricardiana dei Vantaggi Comparati - sta semplicemente dicendo: «Non possiamo finanziare per sempre posti di lavoro in Germania, Corea e Cina mentre noi facciamo la fame. Non possiamo sacrificare la nostra nazione sull'altare di un dogma che nessuno più osa mettere in discussione».
Ovvio che il discorso di Trump ha assolutamente senso ed è assolutamente logico dal punto di vista del popolo che amministra. Altrettanto ovvio che la Merkel o Xi si straccino le vesti e dicano che sbaglia: lo sviluppo delle loro nazioni è dipeso molto da questo dogma.
Altra e ultima considerazione. Mettere in discussione il dogma della sacralità del commercio internazionale senza barriere implica un nuovo grande accordo dove gli squilibri strutturali devono essere sanati. Ovviamente, se gli USA chiedono una cosa simile è facile immaginare che le controparti chiedano che salti anche l'altra colonna che regge il sistema: il Dollaro come moneta di riserva mondiale e moneta di conto del commercio internazionale. Se gli USA chiedono aggiustamenti strutturali e riequilibrio dei flussi nel commercio internazionale non possono continuare a stampare dollari con i quali acquistavano le merci dall'estero.
Stiamo vivendo tempi interessanti. Non c'è dubbio.
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