Si vota il 4 marzo. Velocità senza precedenti. Pochi mesi per cittadini, movimenti, partiti che volessero partecipare per la prima volta. Con lo spettro di un nuovo voto nel 2018
di Giulietto Chiesa.
Per decisione del governo Gentiloni, si andrà a votare il 4 marzo. Tempi microscopici. Velocità senza precedenti. In poco più di due mesi i cittadini, i movimenti, i partiti che volessero partecipare alle elezioni dovrebbero trovare molti soldi per un qualunque tentativo di raggiungere il quorum del 3%.
Dovranno trovare in fretta e furia i loro candidati su tutto il territorio nazionale. Dovranno raccogliere decine di migliaia di firme a sostegno della loro lista. E queste firme dovranno essere "autenticate" da una ridotta serie di funzionari pubblici all'uopo autorizzati.
È subito evidente che gli unici a poter bypassare tutti questi ostacoli sono solo le forze che hanno già un gruppo parlamentare o in Senato. Sono il Partito Democratico di Renzi; Forza Italia di Berlusconi; la Lega di Salvini, e il Movimento Cinque Stelle. Si è aggiunto recentemente anche un nuovo, quinto partito, Liberi e Uguali, formato dagli scissionisti "di sinistra" del PD e che ha incoronato suo improbabile leader il presidente del Senato, Pietro Grasso...
Ci sono due outsiders esterni e inconciliabili con questa "cinquina". In ordine di apparizione pubblica, si tratta della Lista del Popolo, e di Potere al Popolo. Ma dovranno fare tutta la trafila di cui sopra: impresa quasi titanica. I giochi sono tutti fatti, dunque? Non pare. Per lo meno dopo avere ascoltato Silvio Berlusconi dichiarare che, in caso non ci sia un vincitore, si dovrebbe tornare a votare "entro tre mesi". Nel frattempo ecco il "suggerimento" al Presidente della Repubblica Mattarella a non sciogliere il governo in carica, ricorrendo a Gentiloni per la gestione corrente, fino alle "seconde elezioni".
Strana idea ma significativa: una specie di martello a più usi che dovrebbe picchiare sulla testa di amici e nemici. Chiara ed evidente la paura di Berlusconi (e di Matteo Renzi, in caduta libera) che i 5 Stelle (anche loro in difficoltà , ma meno degli altri) riescano comunque ad assicurarsi il primo posto. Il disgusto verso la politica coinvolge ormai oltre la metà del corpo elettorale: in ogni caso riguarda gli altri partiti più di quanto non riguardi i 5 Stelle.
Strana idea ma significativa: una specie di martello a più usi che dovrebbe picchiare sulla testa di amici e nemici. Chiara ed evidente la paura di Berlusconi (e di Matteo Renzi, in caduta libera) che i 5 Stelle (anche loro in difficoltà , ma meno degli altri) riescano comunque ad assicurarsi il primo posto. Il disgusto verso la politica coinvolge ormai oltre la metà del corpo elettorale: in ogni caso riguarda gli altri partiti più di quanto non riguardi i 5 Stelle.
In tal caso Mattarella, a rigor di termini, dovrebbe incaricare il suo attuale leader, Di Maio, per la formazione di governo. Sarebbero grossi guai per Luigi Di Maio e per il suo movimento, visto che la possibilità di formare una qualunque maggioranza sarà estremamente difficile, per non dire impossibile.
Ma anche una tale eventualità preoccupa Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, ormai sdraiati sull'idea (per loro obbligata) di una "grande coalizione". Finire secondo, o addirittura terzo, spaventa entrambi. Da qui esce la proposta di tenersi ben stretto Gentiloni per fargli svolgere il ruolo di ponte: dal fallimento dell'elezione di marzo al secondo tentativo di giugno.
Ma la mossa di Berlusconi è stata anche una "martellata" contro Salvini che, non solo vuole fare il premier, ma che ha fretta di intascare la sua posizione di superiorità rispetto a Forza Italia. E da questo scalino vuole andare a trattare lui con Renzi. Infatti Salvini e la Meloni sono scattati come vipere inferocite dopo l'uscita di Silvio. Incerta è la prospettiva di "Liberi e Uguali", che sicuramente toglieranno a Renzi una discreta fetta del suo panettone. Ma che potrebbero poi fargli da stampella di fronte a uno o più pericoli provenienti dal fronte avversario.
Tutto è ancora aperto. E, data l'incertezza assoluta emergente da oltre la metà del corpo elettorale che, stando ai sondaggi, non andrebbe a votare, le sorprese saranno ancora molte. Silvio Berlusconi è ormai anziano, ma la sua percezione del pericolo è rimasta acuta. Gentiloni è la ciambella di salvataggio. Potrebbe però costargli l'alleanza con Salvini. Poi ci sono le incognite come quella della Lista del Popolo. Bastano pochi spostamenti reali per annullare tutti gli scenari di oggi.----------
Nessun commento:
Posta un commento