Poche settimane prima della soffiata che ha bruciato l’indagine, Scafarto ha informato il vicecapo del Noe, Sessa, dell’inchiesta in corso.
di Marco Lillo | 14 novembre 2017
Poche settimane prima che la fuga di notizie bruciasse l’inchiesta Consip un appunto scritto da Gianpaolo Scafarto, contenente gli elementi fondamentali dell’inchiesta segreta in corso, è stato inviato via mail al numero due del Noe, Alessandro Sessa. Quella mail potrebbe essere fondamentale nell’indagine che la Procura di Roma svolge da più di 10 mesi per trovare riscontri alle accuse dell’ex amministratore di Consip Luigi Marroni nei confronti del Comandante dell’Arma, Tullio Del Sette,indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento. Il documento, che Il Fatto è in grado di svelare, è sequestrato perché allegato a una mail contenuta nella memoria del cellulare di Scafarto ad aprile. Le mail sono agli atti dell’inchiesta che vede indagati anche il ministro Luca Lotti e il generale Emanuele Saltalamacchia ma non sono state valorizzate dagli investigatori romani....
Il 23 giugno, alle quattro di pomeriggio, il capitano del Noe, invia una mail al colonnello Sessa. Quel giorno Scafarto aveva depositato un’informativa ai pm di Napoli nella quale ipotizzava che Marroni fosse influenzabile dal giro di Alfredo Romeo. Marroni era infatti in contatto con l’ex Ad Domenico Casalino, amico di Italo Bocchino, consulente di Romeo. Lo stesso giorno Scafarto invia al suo superiore un appunto con i contenuti essenziali dell’informativa appena consegnata. Il capo di entrambi, il numero uno del Noe Sergio Pascali, è tenuto all’oscuro perché Marroni è amico del generale Saltalamacchia, a sua volta amico di Pascali. Gli appunti inviati a Sessa quel giorno sono in realtà due. Alle 16 parte la prima mail con allegato un file word contenente un appunto di poche pagine. Scafarto descrive le intercettazioni ambientali negli uffici di Romeo e quelle telefoniche su Romeo, sul suo legale Stefano Vinti, su Italo Bocchino, sull’ex presidente della Consip Domenico Casalino e sul presidente allora in carica Luigi Ferrara. Tutto lecito, sia chiaro. La mail veicola informazioni di un sottoposto a un superiore tenuto anche lui al segreto. Il punto è un altro: che fine hanno fatto quelle informazioni delicate?
Scafarto scrive i nomi degli intercettati e i loro numeri di telefono. Marroni (che poi riceverà a luglio le prime soffiate) nell’appunto non è indicato esplicitamente come intercettato ma si capisce che i pm puntano su di lui anche se non sanno nulla ancora dei suoi rapporti con Tiziano Renzi e Carlo Russo, che entrerà in scena ad agosto. Marroni infatti in quel momento da un lato gestisce la gara da 2,7 miliardi che interessa a Romeo e dall’altro è in contatto con l’ex presidente Consip Casalino, a sua volta in rapporti con il consulente di Romeo, Bocchino. Un’ora dopo a Sessa arriva un secondo appunto senza nomi. Nel file di word modificato rispetto alla prima versione ci sono solo le iniziali e i puntini omissano i numeri di telefono. Se l’appunto fosse stato scritto per uso e consumo di Sessa, non avrebbe senso la seconda versione anonima. Dunque la domanda è: chi era il destinatario ultimo dell’appunto inviato a Sessa? Chi voleva sapere dal colonnello cosa bolliva nella pentola Consip?
I magistrati romani hanno sentito tre volte Sessa. Prima come persona informata dei fatti ad aprile 2017, poi due volte come indagato di depistaggio a giugno 2017. Le due mail del 23 giugno 2016 non gli sono mai state contestate. Eppure il punto centrale dell’indagine è capire se esista una relazione tra queste due mail del 23 giugno e la fuga di notizie che brucia l’indagine Consip a luglio 2016. Marroni al Noe il 20 dicembre 2016 racconta: “Luigi Ferrara mi ha notiziato di essere intercettato lui stesso e che anche la mia utenza era sotto controllo per averlo appreso direttamente dal Comandante Generale dei Carabinieri Tullio Del Sette; questa notizia l’ho appresa dal Ferrara non ricordo con precisione ma la notizia la colloco tra luglio e settembre 2016 e comunque non ad agosto in quanto ero in ferie”. Poi ai pm napoletani Marroni aggiunge: “Fu Lotti a dirmi che l’attività di indagine e le intercettazioni che riguardavano il Romeo avevano riguardato anche il Casalino, e che io ero stato investito da tali operazioni di intercettazione come successore del Casalino”. Sia il contenuto (indagini partite su Casalino ed estese a Marroni, intercettazioni ambientali e telefonino di Ferrara ascoltato dal Noe) sia la data della fuga di notizie a luglio sono compatibili con l’appunto inviato da Scafarto e finito nelle mani di Sessa a fine giugno.
Come se non bastasse i pm romani hanno già nelle loro carte un messaggio whatsapp del 7 settembre di Scafarto a Sessa che si spiega valorizzando le mail del 23 giugno ignorate finora dagli investigatori. In quel messaggio c’è la prova che Sessa e Scafarto si scrivono di avere informato il Capo di Stato Maggiore Maruccia di ‘tutto‘ quello che accadeva nell’inchiesta Consip. Due mesi e mezzo dopo l’appunto di Scafarto del 23 giugno a Sessa, lo stesso Scafarto sembra accusare il generale Maruccia e Del Sette di avere avuto un ruolo nella trasformazione della sua notizia legittima ai superiori in una fuga di notizie devastante per l’inchiesta Consip.
Il 7 settembre 2016 Scafarto scrive: “Io credo sinceramente … che sia stato un errore parlare direttamente di tutto con il capo attuale (…) adesso la situazione potrebbe precipitare, con fuga di notizie, che potrebbero farci passare un brutto quarto d’ora”. Cosa era accaduto? Marroni e Ferrara non parlavano più al telefono. In pm erano infuriati e Scafarto, che ricordava bene l’appunto del 23 giugno a Sessa, confidava allo stesso Sessa i suoi sospetti su Maruccia perché a lui era stato detto ‘tutto’.
Perché Scafarto scrive il 7 settembre 2016 a Sessa? Perché quel giorno scopre che Marroni e il comandante Del Sette si sono incontrati. “A me – scrive Scafarto – sembra strano questo incontro. Mi sa che dobbiamo mettere sotto Gaetano (Maruccia, ndr). E mettergli anche un ambiente lucein ufficio, sia a lui che a Tullio (Del Sette, ndr)”. Del Sette e Maruccia hanno sempre affermato di non avere avuto informazioni precise sulle intercettazioni in corso. La fuga di notizie descritta da Marroni non sarebbe quindi farina del loro sacco perché non sapevano abbastanza. Sessa, che è un sottoposto di Maruccia e Del Sette, recentemente trasferito dal Noe, non ha smentito la loro versione. I carabinieri di Roma che indagano sulla fuga di notizie sono anche loro sottoposti di Maruccia e Del Sette, confermato al suo posto con una scelta scellerata da Paolo Gentiloni a gennaio. Finora non hanno fatto molto per smentire la versione dei loro capi. Vediamo cosa farà la Procura.---
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