“Donald Trump darà le dimissioni entro l’anno in cambio dell’immunità in relazione all’interferenza della Russia nelle elezioni presidenziali”: è previsione doppiamente solida, perché l’ha pubblicata l’israelianoJewsNews, e perché a rivelarla è Tony Schwartz (j) : che è il suo ghost-writer, in pratica quello che veramente scritto il libro e best-seller di The Donald, “The Art of Deal”: uno che Trump lo conosce bene, avendolo frequentato a lungo. E che adesso è diventato uno dei suoi acerrimi nemici.
“Trump darà le dimissioni e dichiarerà vittoria prima che Mueller (lo special prosecutor) e il Congresso non gli lascino altra scelta. La presidenza Trump è di fatto finita. Stupirei se sopravvivesse alla fine dall’anno . Più probabile che si dimetta per l’autunno, se non prima.
“Il cerchio si chiude a velocità accecante”, ha aggiunto Schwartz: “Ha superato la linea dell’accettabilità di tanto, che non c’è ritorno. La cosa della Russia sarà grossa. E lui non vuole andare in galera”. “END OF TRUMP!”, squilla il titolo.
Bannon eliminato, esultano gli ebrei....
Haaretz: “I principali gruppi ebraici americani esultano per l’espulsione di Steve Bannon, ma chiedono a Trump di fare di più”. E’ tutto un gioire, dall’Anti Defamation League a rabbi Ricky Jacobs del movimento riformato, fino alla “sinistra” spesso critica di Israele, “J Street”: “Bannon è andato, ora ci si deve liberare di Miller e Gorka”. Stephen Miller è un “senior adviser” di Trump, Sebastian Gorka un confidente la cui posizione nella caotica Casa Bianca non è chiaramente definita, ma in tv appare come portavoce dell’amministrazione. Esultano, riferisce sempre Haaretz, i parlamentari ebrei del Congresso. Di tre riporta il commento , Brad Schneider, Adam Schiff, Ted Deutsch…. Quest’ultimo sibila: “Sono felice che Bannon è andato. Ma la sua rimozione non cambia la vergognosa equivalenza che il presidente ha fatto tra i neo-nazi e suprematisti bianchi e coloro che vi si oppongono, e la necessità che il Congresso agisca”.
Naturalmente Trump non ha fatto alcuna equivalenza del genere; ma l’incapace, soffre di un tale grado di inadeguatezza intellettuale e culturale (ed anche morale) che credeva di governare coi tweet, che riesce ad aver torto anche quando ha ragione. Il fatto che abbia cacciato Bannon nell’illusione di salvare se stesso, sembra avere invece precipitato non solo il trionfo degli avversari, ma anche l’efficacia delle forze che lo vogliono fuori dalla Casa Bianca.
Eppure Bannon è anti-islamico e ostilissimo all’Iran, quindi avrebbe dovuto andare bene al programma sionista; è quasi la sola figura della Casa Bianca che gli avversari non sono riusciti a implicare nell’accusa di complicità con la Russia; ha preso vigorosamente le distanze dai “neonazisti”, è “un grande e convinto amico dello Stato ebraico” (lo attesta Rabbi Shmuley, the most famous rabbi of America per Newsweek). E allora? Lui stesso, Bannon, addebita la sua cacciata ai “globalisti” promotori di tutti gli interventi americani nel mondo, e ai tre generali McMaster, Mattis e e Kelly, che di fatto stanno guidando la Casa Bianca.
“La nave è alla deriva dopo che Trump ha mandato via il suo pilota”, lamenta un sito sostenitore e serio dell’ala “American First”, sovranista e non guerrafondaia. Esagerazione, perché a Bannon non è mai stato consentito di pilotare alcunché, immediatamente Donald gli ha preferito Jared e Ivanka. In pochi mesi il personaggio s’è dimostrato ovviamente privo di esperienza nel navigare nelle acque avvelenate di Washington e del Deep State, ma – peggio – anche del tutto incapace nella scelta degli uomini e sleale verso i suoi subordinati, abbandonandoli : dal generale Flynn a Bannon.
Che può fare adesso? La revulsione contro questo presidente di cui forze potenti e plebi unite rigettano la legittimità, sta assumendo l’andamento di una rivoluzione, o pseudo-rivoluzione. La furia iconoclasta contro i monumenti di personalità confederate, che intende provocare l’ira delle “destre”, ha davvero una forza simbolica da grandi crisi storiche: i giacobini decapitarono tutte le statue della grandi cattedrali francesi, i repubblicani e rossi nella guerra di Spagna fucilarono immagini di Cristo e della Vergine (oltre che migliaia di suore e preti in carne ed ossa), nelle ex repubbliche sovietiche han tirato giù le statue di Lenin.
A Baltimora, sul piedistallo dell’abbattuta statua del generale Robert Lee, è stata innalzata la statua di una donna negra incinta, battezzata “Lady Liberty of Black Power”, e dai latinos “Madre Luz”, opera di un artista di murales messicano immigrato, Pablo Machioli. Poco importa che la notte la statua – di cartapesta –sua caduta a pezzi, o per la pioggia o perché tirata giù da qualcuno; quello che fa impressione è che la sindaca di Baltimora, Catherine Pugh, richiesta dai media cosa pensasse della sostituzione, ha risposto di non avere “alcuna posizione”. Questa è paura e attesa spasmodica di quel che deve accadere.
A Chicago è stato vandalizzato un busto di Abram Lincoln. Nel New Hampshire, l’edificio del partito repubblicano è stato coperto di scritte con lo spray: “Nazi”. In Georgia, un giudice di nome Jom Hinkle è stato sospeso per aver paragonato “i fanatici che abbattono le statue all’ISIS”.
Il sindaco di Boston ha dichiarato che mobiliterà 500 agenti e barricherà le strade dove passerà un corteo “per la libertà di parola” (evidentemente di destra) per scongiurare le violenze. Michael Savage, famoso anchorman radiofonico (di vero nome fa Weiner) ha minacciato: “Guerra civile se Trump viene rovesciato”.
Opposti fanatismi sono al calor bianco, nelle folle. Ma abbiamo già rivelato come a Charlottesville, dove lo scontro fra Antifa e “Nazi” ha preso l’andamento tragico che sappiamo, una ditta di Los Angels, Crowds on Demand (Folle a Noleggio) cercava “militanti e fotografi per manifestazioni” offrendo 25 dollari l’ora. Un ottimo compenso, con la disoccupazione che infuria. Questo del militante pagato è un mestiere con un bel futuro nell’America della crisi: protestare paga più di McDonald. E i fondi non mancano.
Hillary finanzia le proteste di piazza
Hillary Clinton ha “donato” 800 mila dollari ad “Onward Together”, descritto come “un nuovo gruppo politico che lei stessa ha creato a maggio, e che finanzierà gruppi di resistenza che contrastano il presidente Trump con azioni dirette e proteste”. Inoltre: “Hillary ha finanziato altri gruppi di resistenza, quali Swing Left, Run for Something, Emerge America, e Indivisible”. Si sa con certezza che George Soros e le sue organizzazioni sono dietro alla mobilitazione “di massa” della sinistra, per creare una “primavera colorata” in Usa. Insomma, il finanziamento della rivoluzione “di sinistra” ha le casse piene.
Putin, in una riunione al Cremlino, l’ha detto apertamente: Soros usa le sue reti di agitatori per provocare disordini negli Stati Uniti. “Il suo scopo finale è la rivoluzione e poi la guerra civile. La stessa tattica che usa sempre e ovunque”.
L’FBI crea neonazi (da malati mentali)
L’Fbi ha intanto attenzionato un giovane di 23 anni, tale Jerry Drak Varnell, per farne un terrorista di estrema destra, seguace dell’ideologia “Three Percenter” , un gruppo di destra estrema prono ad azioni violente. Il giovane avrebbe accettato di guidare un furgone che credeva carico di nitrato d’ammonio per far esplodere una banca in Oklahoma City. I genitori del ragazzo hanno coraggiosamente sventato il delitto, e denunciato la verità: il loro Jerry è uno schizofrenico, un malato mentale clinico, e gli agenti federali lo sapevano benissimo,anzi sono stati loro a mettergli in testa i progetti terroristici.
Frattanto un ufficiale di polizia di Charlottesville, dove i disordini fra “Nazi” e “Antifa” hanno fatto un morto, ha pubblicamente denunciato: quel giorno “Ci è stato ordinato di far giungere a contatto quei due gruppi rivali, e poi di ritirarci (stand down)” per far scoppiare gli incidenti razziali. “E’ stato vergognoso. Non ci è stato permesso di arrestare nessuno, senza prima chiedere al sindaco. Non ci è stato permesso nemmeno di fermare il guidatore [dell’auto assassina] mentre accelerava. L’evento era stato organizzato già da maggio, almeno”. Il sindaco, Michael Signer, è un intimo di John Podesta e Hillary, per il quale ha lavorato al “Center of American Progress”, ed è stato coadiutore di Podesta nel transition team di Obama.
Gilad Atzom fornisce un altro particolare interessante suifatti di Charlottesville. Cita “Yair Rosenberg, giornalista senior di Tablet, che in un articolo del Washington Post ha sottolineato che i nazionalisti bianchi radunati a Charlottesville ce l’avevano con gli ebrei. Cantavano slogan antisemiti, tra cui “gli ebrei non ci sostituiranno”, “gli ebrei sono figli di Satana”.
Atzmon: Chi tiene al buio gli americani?
“Questa osservazione di Rosenberg è importante”, commenta Gilad Atzmon: “i nazionalisti bianchi sono pienamente coscienti di essere in lotta contro “gli ebrei” e gli ebrei riconoscono che sono in lotta contro i nazionalisti bianchi, ampia categoria in cui mettono anche il presidente americano, che secondo la stampa ebraica ha preso le difese dei “nazisti” [a Charlottesville].
“Allora perché agli americani i loro media raccontano che questa è una guerra razziale, bianchi contro neri, i favorevoli allo schiavismo contro i liberali che amano la pace, White Lives Matter contro Black Lives Mattereccetera? Se,come dice Rosenberg, questa è una lotta tra “ebrei” e “nazionalisti bianchi”, perché i media americani si sforzano di nasconderlo? Sembra che il popolo americano sia il solo ad esser tenuto all’oscuro. Sconcertato da questo spettacolo di odio che minaccia di aggravarsi a guerra civile”. E conclude: “Chi conosce la storia ebraica non stupisce di questi esiti. Essi stanno ribollendo da parecchio tempo”.
Se sarà Trump rovesciato dalla rivoluzione (più precisamente dal putsch del Deep State mascherato da rivolta delle “minoranze razziali”), potremo archiviarlo in quel triste scaffale della storia degli insipienti che non seppero veder arrivare le rivoluzioni, e finirono per questo molto male, da Luigi XVI allo sfortunato Nicola II di Russia. Molto più in basso però nello scaffale, si capisce . Vicino a Berlusconi, forse più sotto ancora. Forse altri populisti potranno almeno apprendere questa lezione: che quando si sfidano davvero i poteri forti, il dilettantismo uccide.---
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