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martedì 22 agosto 2017

Maurizio Blondet - “L’Eclisse è razzista”. L’America è entrata nel suo ricorrente delirio.

Come saprete, un’eclisse di sole  ha attraversato il vasto territorio statunitense. Ebbene: è stata una eclisse razzista, razzista come  i suprematisti bianchi,  razzista come  The Donald e il KKK.  L’ha smascherata nella sua  natura proibita  e politicamente scorretta Alice Ristroph, una laureata in legge ad Harvard  (quindi probabile Snowflake) e insegnante di diritto a Brooklyn ;   che ha pubblicato la sua scoperta sulla rivista The Atlantic Magazine.  “L’eclisse totale sarà visibile da Lincoln capitale del Nebraska, dove la popolazione nera è solo del 3,8 per cento”,  scrive  la signora fremente per questa palese discriminazione razziale, “spostandosi ad est, l’eclisse passerà su parte di St. Louis, dove  la popolazione è quasi al 50% nera. Ma i residenti afro sono concentrati nella metà Nord dell’area metropolitana, e  l’eclisse totale passerà sopra la metà meridionale”:  l’eclisse  dunque lo fa apposta, ha voluto privare    la minoranza negra, tanto deprivata, anche del suo spettacolo astronomico...

Che una Ristroph si metta a delirare, farebbe di questo un caso pietoso di turba mentale, forse curabile con  antipsicotici. Ma quando  è una rivista relativamente seria come Atlantic Magazine a pubblicare una simile paranoia, il segnale è inequivocabile:  l’America è entrata in una delle sue ricorrenti allucinazioni  giustizialiste di massa.
Fin dai tempi del processo alle streghe di Salem (1692), dove delle  144 persone accusate di stregoneria 19 furono impiccate (fra cui un parroco e un poliziotto che si  rifiutavano di accusare le streghe), con una  vera epidemia psichica che  dilagò in tutto il New England,  è appurato che l’isteria collettiva e ricorrente è un fenomeno più americano della torta di mele.  Ha a che fare con lo specifico moralismo e conformismo  nazionale, e ovviamente con la “civic religion”.  Se gli Stati Uniti sono la “nazione più benedetta”  (da Dio),   il  popolo eletto biblico,  ed hanno da essere “la città luminosa sulla collina”,  è naturale che sentano il periodico  bisogno di punire e purgare i peccati (e i peccatori) che vivono tra loro,  onde tornare, purificati, a diffondere il Bene e la democrazia nel mondo.  E’  quella condizione cui Churchill alludeva   quando disse che “gli americani provano di tanto il tanto il bisogno di fare il bidet all’anima”, e poi “vogliono far bere a noi l’acqua”.
E’ un grande rituale collettivo,  a cui  le vittime partecipano  non meno dei persecutori, e celebrano i loro sintomi  patriottici comuni:  da cui escono rinvigoriti – tutti i sintomi intendo  –   e pronti a far  danni maggiori.
La Guerra di  Secessione è  stata,  se vogliamo, la più grandiosamente tragica di queste   purghe collettive:  viene intesa non come l’imperialismo del Nord industriale contro il Sud agricolo, ma, per convenzione liturgico-delirante, come   “l’abolizione della schiavitù” e la “liberazione  degli schiavi”.  Un massacro e devastazioni inenarrabili   per la Virtù.

Il  Proibizionismo, vittoria dei Temperanti

Gli Stati Uniti sono il solo paese ad aver vietato gli alcoolici, addirittura  per emendamento costituzionale:  un’isteria  dei Temperanti (fra  cui Rockefeller  e Charles H. Sabin,  presidente della J.P. Morgan Guaranty) che imposero la Virtù con le migliori intenzioni, come elegiacamente cantò  il senatore Andrew Volstead, promotore della legge di Proibizione: “I quartieri umili presto apparterranno al passato. Le prigioni e i riformatori resteranno vuoti. Tutti gli uomini cammineranno di nuovo eretti, tutte le donne sorrideranno e tutti i bambini rideranno. Le porte dell’inferno si sono chiuse per sempre“.
Un manifesto proibizionista. “Aiutatemi a mantenerlo [il bambino] puro”.
“I liquori sono responsabili del 25% della miseria, del 37% del depauperamento, del 45,8% della nascita di bambini deformi, del 25% delle malattie mentali, del 19,5% dei divorzi e del 50% dei crimini commessi nel nostro Paese“: così il Congresso, ben lieto di attribuire al  whiskey le piaghe dovute all’iniquità sociale  – perché c’è del metodo in questa follia.
Il divieto  fu  varato nel 1919 e se lo tennero per 14 anni, fino al 33, anzi aggravandolo nel 1929 (quando   furono  varate “pene detentive anche per  il semplice consumo di   alcool, mentre fino a quel momento erano vietate solo la produzione, l’importazione e la vendita”), nonostante gli effetti fossero sotto l’occhio di tutti:    il regno oltraggioso dei gangsters, da Al Capone e Meyer Lansky,   le sparatorie fra bande per gli enormi illeciti guadagni,  i  banditi che pagavano sindaci e senatori, l’FBI che faceva irruzioni nei bar clandestini frequentati da gente normalissima, e combatteva  le gang con gli stessi metodi, ossia raffiche di mitra  Thompson (fu allora che l’ebreo moldavo Samuel Bronfman  divenne canadese e rilevò la Seagram Whisky,che contrabbandava il liquore in Usa, divenendo miliardario).
Manifesto ai tempi del maccartismo.
Il maccartismo, la caccia   di Stato ai sospetti di comunismo,  dove attori e registii furono chiamati a difendersi dall’accusa di essere spie sovietiche,    fu ovviamente un altro di questi ricorrenti   deliri  di purificazione.
Ci sarebbe da registrare   anche il caso McMartin Pre-School, scuola materna di Manhattan Beach (California)  i cui maestri e direttori furono accusati di abusi sessuali sui bambini loro  affidati,  naturalmente senza  il minimo indizio:   è stato il processo più lungo della storia americana, durato dal 1983 al 1989, ha rovinato le vite di una decina di persone e di 400 bambini:  ma rimando alla voce su Wikipedia per non farla troppo lunga. (https://it.wikipedia.org/wiki/Caso_McMartin).
Preme  segnalare che un numero crescente di personalità americane, da Pat Buchanan a Craig Roberts, segnalano con allarme  l’entrata dell’America – o di  quella parte di americani soggetta a tali contagi  psichiatrici – nell’ultima mass hysteria: lo Stress  Post-Trump.
Lei:  “Questo te lo sei inventato”. Dilbert: “Ciò non lo rende sbagliato”.

Scott Adams, l’inventore delle vignette di Dilbert,  ha offerto ai lettori una specie di test per vedere se sono contagiati dalla bolla anti-Trump.   Spiega che quella  parte della  popolazione   convinta di conoscere gli americani e che mai avrebbero votato per un tipo simile,  adesso si è creata una serie di motivi che spiegano (nel delirio) questo fatto inaudito:  il primo, che  gli hacker russi hanno lavorato per Donald. Adesso, dopo gli incidenti fra “nazi” e “Antifa” a Charlottesville, la nuova spiegazione che danno (senza  abbandonare la prima) è: il popolo americano è composto in maggioranza di neonazisti, membri del Ku Klux Klan e suprematisti,  i quali hanno votato uno di loro  portandolo alla Casa Bianca.  Ragion per cui va iniziata  una rivoluzione per purgare la Nazione Eletta da questa sporcizia morale intollerabile.
Parole al vento.  A Baltimora, rivoluzionari hanno vandalizzato la statua di Cristoforo Colombo, “perché  è la radice del nazionalismo bianco”.   The Atlantic denuncia che l’eclisse ha  trascurato gli stati e le città a maggioranza nera. Trump  ha ceduto ai  generali e  mandato altre migliaia di uomini in Afghanistan,  dopo 16 anni di guerra.   La US Navy ha aperto una base operativa a Otchakov  in Ucraina, e  la riempirà di incrociatori.  L’ambasciata Usa a Mosca ha annunciato che non concederà più alcun visto a nessun cittadino russo, ormai essendo la Russia un Enemy State. “Ormai Trump è un  altro neocon”, ha twittato Ron Paul. E’ l’epidemia psichica  ricorrente che infuria.--------

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