Con la disfatta del 5 Stelle, si aggiunge un’altra maceria ai mozziconi, ruderi e rifiuti solidi di cui è ingombra la politica italiana. Ci avrete fatto caso: il parlamento è intasato di questi mozziconi, di questi avanzi mal consumati. Sono scorie di progetti politici falliti, vestigia in rovina di proposte generali di governo dismesse e rifiutate, relitti di proposte di vasto respiro, che suscitarono un tempo grandi speranze nel pubblico, naufragate: quasi sempre per stupidità e imperizia o disonestà dei suoi leader, talora per i siluri di franchi tiratori e fuoco amico invidioso...
Quello di Grillo e dei grillini era un progetto politico: mattoide, fanatico, dogmatico e confuso, ma aveva attratto il 30 per cento degli elettori – perché lo volevano attuato. Ora si aggiunge alle scorie e agli scarti e alle macerie degli altri. Sono così tanti che è impossibile elencarli, senza dimenticarne qualcuno: Berlusconi rincretinito e animalista, quel che resta del Popolo delle Libertà che lui ha tradito; Alfano, Casini sopravvivono come maceria affaristico-democristiana; da qualche parte dev’esserci un mozzicone di Mariotto Segni, che vinse i referendum (il totocalcio) e poi perse la schedina. Si vedono le vistose macerie di Renzi e del renzismo, molto ingombranti. Resta inamovibile a intralciare Mario Monti, sopravvissuto pietrificato al compito che gli affidarono dall’estero, golpista di lusso pietrificato dalla sua nomina a senatore a vita. Il visitatore riconosce nella la Meloni, il residuo storico e spezzone inutilizzabile e romanesco del neofascismo; si riconoscono relitti della Margherita, scarti di D’Alema, scorie bersaniane bruciacchiate e annerite, spezzoni stroncati di Ulivo, monconi archeologici di Prodi; la Boldrini è in sé stessa il rudere del Niki Vendolismo. Salvini cerca di ricostruire un progetto politico che fu devastato e ridotto in macerie dal suo stesso fondatore, esempio preclaro di ottusità.
La politica italiana somiglia alla Milano bombardata del 1944. Meglio, somiglia a una zona archeologica riutilizzata come discarica di rifiuti tossici.
Il guaio è che queste macerie di falliti, relitti, spezzoni sopravvissuti ai rispettivi progetti, ingombrano. Sono pesanti, inamovibili, e restano lì a intralciare il panorama politico, a renderlo illeggibile. Ogni nuovo relitto che vi si aggiunge, rende sempre più improbabile il sorgere di un nuovo progetto, di una nuova proposta d’interesse generale che l’elettorato (o quel che ne resta) possa riconoscere ed approvare – o rifiutare.
Mozziconi, resti e sopravvissuti zombificati, hanno questo carattere (non rivelo nulla di nuovo): rinunciato al grande progetto politico da proporre al Paese, sopravvivono coltivando le loro minuscole clientele parassitarie. Berlusconi è inguardabile, ma avendo abbracciato agnellini strapperà qualche voto. La “dc” residuale di Alfano campa con i finanziamenti pubblici per gli immigrati in Sicilia. Renzi e i renziani non hanno più altro progetto che restare attaccati alla mammella di miliardi nelle pieghe della Presidenza del Consiglio. La Meloni ha i voti sicuri della tifoseria e dei teppisti der Testaccio, che so.
A nessuno di costoro importa più nulla, in realtà, della politica intesa nel vero senso della parola, la proposta al popolo di un progetto complessivo, su cui cercare e trovare le più vaste convergenze. No, anzi: a loro basta avere quel 6 per cento che gli assicuri quattro seggi in Parlamento e le mani in pasta nei clientelismi meridionali, in qualche comune o municipalizzata. La legge elettorale che voteranno è quella per loro ideale, il proporzionale puro con sbarramento al 4, a 3 per cento: quella che garantisce loro la sopravvivenza, il business degli immigrati nel proprio collegio e comunque qualche ditata di denaro pubblico locale, e l’ingombro continuo e perenne del terreno politico.
Sono quasi sicuro che anche Beppe Grillo, a parte la rabbia del momento, sia contento di aver perso voti: la prospettiva di governare davvero, con quell’elettorato di fanatici e idioti che s’era procurato sul web, e la coscienza oscura della sua propria stupidità, lo ha sempre terrorizzato. Troppa responsabilità, troppa necessità di competenze che non possiede nemmeno lontanamente (e lo sa); la pratica di “selezionare” personale politico dai mattoidi che si propongono sulla rete, e che lui non conosce, è evidentemente un incubo. Ma quale 33 per cento! Un confortevole 12 va benissimo, permette di gestire la ditta Casaleggio e Associati confortevolmente, senza assumersi pesi, oneri e rischi di governo, e al riparo dalle critiche e dagli attacchi dei media. Ora che i grillini non sono più un pericolo, li lasceranno campare.
Occorrerebbe ripulire questo parlamento con getti potenti di acqua e schiuma disinfettante, come le stalle di Augia; non basta però , macerie impietrite, scorie e rifiuti solidificati richiederebbero lanciafiamme e dinamite. Non è il caso di sognare. Ma è solo per farvi notare che questo popolo è smarrito, istupidito oggi più di ieri, non per caso.
LA FRANCIA HA IL PARTITO UNICO
Proviamo a consolarci: in Francia, i francesi hanno votato, ed hanno dato a Macron il Partito Unico: avrà 440 seggi sui 572 dell’Assemblea, i partiti storici sono stati svuotati dagli elettori accorsi a sostenere il giovinotto in massa, il Front National nemmeno riuscirà a costituire un gruppo parlamentare. Sconfitto il populismo! Macron trionfa!, strillano i media. I francesi hanno votato le riforme lacrime e sangue di Macron-Attali, addirittura con entusiasmo.
Come il “socialismo” serve il “mercato”. Hanno votato questo?
Ah sì? Guardate meglio: 51,2 francesi su cento non hanno votato. Oltre la metà. Il partito artificiale di Macron, tenuto conto degli astenuti, non ha ottenuto il trionfale 32,9 per cento dichiarato, ma il 12,7. Però l’astensione non conta. Quindi, col 32% dei voti, il partito di Macron avrà il 75% dei seggi. Mai si è visto un tale scollamento tra popolo e politica, una simile mancanza di rappresentatività e falsificazione del suffragio. E’ il germe della Révolution? Forse solo di una enorme Jacquerie.
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