«La procura di Milano ha un elevato livello di specializzazione ma anche la guardia di finanza ha nuclei specializzati che però non vedo a Vicenza – continua l’ex magistrato -. Dietro il crack della banca ci sono state per anni operazioni finanziarie complesse, collegate anche a società private ed estere, un quadro che richiederebbe un impegno investigativo di notevole livello tecnico. Mi sorprende infine lo scollamento delle indagini di Vicenza con Banca Nuova presente in Sicilia e Calabria, una realtà che poteva aprire scenari nuovi».
Riprendiamo alcuni stralci del libro della Carreri pubblicati dal Corriere del Veneto: «Quando nel 1997 arrivò Antonio Fojadelli come nuovo procuratore di Vicenza iniziò subito a prendermi di mira. S’intrometteva di continuo nell’organizzazione dell’Ufficio indagini preliminari»; «Nel 2001 la procura di Vicenza aprì un fascicolo a carico di Zonin e altri, scaturito da alcune segnalazioni e da un’ispezione di Bankitalia. Le accuse andavano dal falso in bilancio alla truffa. (…) Balzava evidente l’assoluta mancanza di controlli istituzionali su quella gestione: un collegio sindacale completamente asservito, un Cda che non faceva che recepire le decisioni di quell’imprenditore, padrone incontrastato della banca. Nessuno si opponeva a Zonin, nessuno osava avanzare critiche, contestazioni»;
«Si capiva perfettamente, leggendo gli atti, che il procuratore (di Vicenza, ndr) non aveva voluto approfondire. Avrebbe dovuto procedere con intercettazioni, sequestri, verifiche bancarie, rogatorie, ordini di cattura. Il materiale poteva consentire indagini di alto livello. I reati balzavano agli occhi»;
«La procura (…) chiese l’archiviazione. Nelle scorse settimane, Fojadelli ha difeso il suo operato: “La magistratura fece il suo dovere. Semplicemente, all’epoca non furono evidenziati comportamenti illegali”»;
«La procura (…) chiese l’archiviazione. Nelle scorse settimane, Fojadelli ha difeso il suo operato: “La magistratura fece il suo dovere. Semplicemente, all’epoca non furono evidenziati comportamenti illegali”»;
«Il gup che alla fine aveva celebrato l’udienza, Stefano Furlani, anziché limitarsi a valutare se disporre il rinvio a giudizio, aveva subito prosciolto Gianni Zonin e il consigliere delegato Glauco Zaniolo. Decisione impugnata dalla procura generale, secondo la quale “il gup Furlani ha palesemente travalicato i limiti delle sue funzioni appropriandosi in modo non consentito del ruolo e dei compiti del giudice del dibattimento”. Ma non cambiò nulla e Zonin alla fine ne uscì “pulito”. Nel 2005 un nuovo rivolo dell’indagine finì in Corte d’appello “dove all’epoca vi erano diverse conoscenze, come il famoso pg Ennio Fortuna, Gian Nico Rodighiero, quello che mi aveva giurato vendetta e che si diceva andasse a caccia con Gianni Zonin, e Manuela Romei Pasetti, diventata presidente della Corte e che nel 2012 sarebbe stata cooptata nel Cda della siciliana Banca Nuova del Gruppo Popolare di Vicenza»;
«I fatti erano chiari: in un modo o nell’altro ero fuori dalla magistratura. Se volevano eliminarmi, ci erano riusciti facendo in modo che fossi io, disperata, a dare le dimissioni. Il linciaggio mediatico mi aveva dato il colpo di grazia e poteva aver avuto una regia occulta».
Ma in compenso la Sinistra ci ha dato le nozze gay.”Finlmente siamo civili”, come ha detto Cirinnà. Ci ha fatto entrare nella Modernità.
BpVi, ma Monorchio che ci stava a fare?
Le indagini procedono placide, tutto sembra immobile. Mentre ci sono inconfutabilmente responsabilità oggettive
Indagini sugli ex vertici della Banca Popolare di Vicenza: si sta procedendo lentamente? No, siamo fermi. La bonaccia che si respira è fastidiosa, vorrei ricordare la quiete dopo la tempesta, ma non mi sembra corretto. La tempesta c’è stata , ma la quiete proprio non c’è. Gli animi , tantissimi, sono esasperati, alcuni lacerati dalla situazione in cui si trovano immersi. C’era una banca, fino a non molto tempo fa gabbata per solida, che ora non c’è più. Oppure, c’è ma solo come logo.
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