Al convegno M5S erano invitati Di Matteo, l’ex presidente della Consulta Ugo De Siervo, il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone, e Piercamillo Davigo.
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Di Maio corteggia le toghe. Di Matteo pronto a candidarsi.
FRANCESCO GRIGNETTI - ROMA
Se mai esisterà un «partito dei magistrati», questo sarà il M5S. E non per finta. Luigi Di Maio, con postura da aspirante presidente del Consiglio, aprendo un megaconvegno sulla giustizia, ha annunciato un cambio di paradigma della politica italiana, ove mai i grillini vincessero le elezioni: «Negli ultimi 25 anni - spiega - il rapporto tra magistratura e politica è stato sempre più problematico: quando un giudice indagava un esponente politico, la risposta immediata di quest’ultimo era gridare al complotto, screditando l’intera magistratura agli occhi di una fetta purtroppo consistente dell’opinione pubblica», con l’effetto collaterale del crescente «scollamento tra Stato e cittadini». E se con Berlusconi ci sono state le leggi ad personam, con Renzi è arrivato lo scaricabarile. «La classe politica ha avuto gioco facile a scaricare sulla magistratura tutte le responsabilità di un sistema che le statistiche effettivamente non descrivono in buona salute»...
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