da Russia, Iran e Turchia un memorandum sulla creazione di quattro zone di de-escalation. Il Cremlino: "Non significa la cessazione della lotta contro i terroristi Daesh e del Fronte al-Nusra"
di PIERA MATTEUCCIROMA - Entra in vigore da mezzanotte del 6 maggio l'intesa per la creazione di quattro zone di de-escalation in Siria. Lo fa sapere il ministero della Difesa russo. Arriva dopo sei anni di guerra l'accordo tra gli alleati di Damasco, Russia e Iran, e i sostenitori dei ribelli, Turchia, per creare nel Paese delle aree di sicurezza, sulle quali, ha specificato l'inviato speciale del Cremlino, Aleksandr Lavrentyev, sarà proibito il volo anche degli aerei militari della coalizione a guida americana.
I tre Paesi garanti notificheranno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il memorandum, ma Mosca sottolinea che per la sua attuazione non è necessario il via libera del Palazzo di Vetro. Un eventuale monitoraggio delle zone di de-escalation in Siria da parte degli Usa deve essere discusso a livello militare e da esperti, ha poi sottolineato il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov.....
"La messa in atto del memorandum permetterà di fermare le operazioni di guerra delle parti belligeranti e praticamente metterà fine alla guerra civile in Siria", sostiene il vice ministro della Difesa russo, generale Aleksandr Fomin, secondo cui è per questo che "il documento è di grande importanza". Fomin ha quindi sottolineato che il documento "è sostenuto da tutti i principali attori interessati, le Nazioni Unite, l'amministrazione Usa, la leadership saudita e altre autorità, e questa - afferma il vice ministro russo - è una garanzia certa che verrà messo in atto".
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Stop a bombardamenti russi dal 1 maggio. Nonostante l'accordo entri in vigore da domani, Mosca ha già smesso i bombardamenti sulle aree che verranno designate come zone di de-escalation. "Dalle 0 ore del 1 maggio l'uso dell'aeronautica russa nelle aree corrispondenti alle zone di de-escalation è stato interrotto" ha detto l'alto comandante russo Sergei Rudskoi in un briefing con la stampa.
Ancora 42.000 miliziani in zone-cuscinetto. Sono circa 42.000 i miliziani che rimangono nelle quattro zone di de-escalation della Siria: la maggior parte - circa 15.000 - si trovano nel Sud del Paese, ha dichiarato Rudskoy. Secondo l'alto ufficiale, circa 14.500 miliziani sono nella prima zona, fino a 3.000 nella seconda e fino a 9.000 nella quarta. "La quarta è nella Siria meridionale nelle regioni delle province di Daraa e Quneitra sul confine giordano - ha spiegato -. Questa zona è prevalentemente controllata dalle unità del cosiddetto Fronte meridionale con un totale di fino a 15.000 persone".
Prosegue la lotta all'Isis. Resta invariato, nonostante il cessate il fuoco, l'impegno contro il terrorismo: la firma del memorandum "sulla creazione di zone di de-escalation nella Repubblica araba siriana - ha tenuto a precisare Rudskoy - non significa la cessazione della lotta contro i terroristi Daesh e del Fronte al-Nusra".
Usa soddisfatti, ma proccupa ruolo Iran. Apprezzamento per la firma dell'accordo hanno espresso gli Usa, che però restano prudenti e "continuano ad avere alcune preoccupazioni, compreso il coinvolgimento dell'Iran come cosiddetto 'garante'". "Le attività dell'Iran in Siria hanno solo contribuito alla violenza, non a fermarla, e l'indiscutibile sostegno dell'Iran per il regime di Assad ha perpetuato la miseria dei siriani", sostiene il Dipartimento di Stato in una nota. In ogni caso gli Usa "sperano che questo accordo possa contribuire alla de-escalation della violenza, alla fine delle sofferenze del popolo siriano e a gettare le basi per una soluzione politica del conflitto". "Non vediamo l'ora di continuare il nostro dialogo con la Russia sugli sforzi che possono responsabilmente mettere fine al conflitto in Siria", conclude la nota, esprimendo "forte supporto" al processo guidato dall'Onu a Ginevra sotto la guida di Staffan de Mistura.
Cosa sono le zone di de-escalation? Si tratta di quattro zone, situate in otto delle 14 province della Siria. La prima comprende Idlib, nel Nord-Ovest, controllata da una coalizione di islamisti e jihadisti, tra cui l'ex affiliata di al Qaeda, e le vicine Latakia, Hama e Aleppo, ognuna delle quali conta zone controllate dai ribelli; la seconda si trova a Nord della provincia centrale di Homs, dove i ribelli controllano una fascia di territorio; la terza comprende la zona del Ghouta orientale, roccaforte ribelle nei pressi di Damasco; infine la quarta si situa nel Sud del Paese, in particolare nelle province di Daraa e Quneitra, dove ci sono vaste zone controllate dai ribelli, così come da una fazione jihadista vicina allo Stato islamico (Isis).
Le zone di de-escalation non comprendono le tre aree del Paese pienamente controllate dal governo - la città di Damasco, Tartus e al-Suwayda - né zone nel Nord-Est in mano all'Isis o all'Alleanza arabo-curda impegnata contro i jihadisti.
Lungo i confini delle zone di de-escalation ci saranno 'zone di sicurezza' con posti di controllo e punti di osservazione per monitorare e garantire l'accesso.
Il calendario. Firmato durante i colloqui di Astana, l'accordo non indica una data di inizio per l'applicazione delle zone, ma invita i firmatari a dare vita a un gruppo di lavoro congiunto entro due settimane. Il gruppo avrà il compito di "adottare le misure per completare entro il 4 giugno 2017 la definizione delle mappe delle zone di de-escalation e di quelle di sicurezza e di separare i gruppi armati dell'opposizione dai gruppi terroristici". Nel documento sono bollati come organizzazioni terroristiche l'Isis, l'ex affiliata di al Qaeda nota in precedenza come fronte al Nusra, così come gruppi o individui alleati con loro. Una volta create, le zone rimarranno in vigore per un periodo iniziale di sei mesi, con possibilità di proroga.
Come funziona. Le forze governative e i ribelli che hanno firmato l'accordo accettano di cessare le ostilità. Secondo quanto precisato da Mosca, questo prevede anche la cessazione delle operazioni aeree, comprese quelle della coalizione internazionale a guida americana. L'accordo chiede di garantire 'un accesso rapido, sicuro e senza ostacoli' alle zone in questione, così come misure per ripristinare le infrastrutture di base e di consentire il 'ritorno volontario in condizioni di sicurezza' a sfollati e profughi. L'accesso alle zone sarà controllato attraverso le aree di sicurezza, dotate di checkpoint e punti di osservazione. L'intesa prevede che la sicurezza venga 'assicurata dalle forze dei garanti', ma "potrebbero essere dispiegate parti terze".
Le possibilità di successo. L'accordo si basa sul cessate il fuoco concordato da Russia e Turchia lo scorso dicembre, che ha ridotto le violenze, ma è poi fallito. La nuova proposta è molto più ambiziosa, prevedendo il dispiegamento di forze dei Paesi garanti e la fine delle operazioni aeree. Nel documento si sollecita comunque di continuare a lottare contro l'Isis e l'ex affiliata di Qaeda, il fronte Fateh al-Sham. Nella provincia di Idlib, in particolare, il fronte Fateh al-Sham è la componente più forte delle forze di opposizione che controllano la regione
e un alleato chiave di altri gruppi ribelli. Un analista dell'International crisis group, Noah Bonsey, ha detto che l'accordo "sembra più serio delle precedenti iniziative di Astana", ma probabilmente 'fallirà' nella lotta contro il fronte Fateh al-Sham.----
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