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sabato 29 aprile 2017

MAURIZIO BLONDET - MOGHERINI E ISIS UNITI NELLA LOTTA. CONTRO LA RUSSIA.

Il 23 aprile scorso, l’alto rappresentante ecc ecc  Federica Mogherini s’è recata in visita a Mosca e ha parlato con il ministro degli esteri Lavrov. Prima visita in due anni.
Entrambi hanno insistito  sul carattere obbligatorio degli accordi di Minsk (sul cessate il fuoco nel Donbass). Tali accordi sono platealmente infranti dalla giunta di Kiev, che ammassa armi ed armati nella striscia demilitarizzata; per Mogherini a nome della UE,  invece  è la Russia ad essere responsabile  del loro insuccesso;  è Mosca che deve applicare gli accordi;  e  continua a far passare Mosca come parte del conflitto, anziché garante (come la UE, o Merkel),  dell’armistizio, ossia parte terza.
Mogherini  inoltre  “ ha ribadito con fermezza che non si può transigere sulla Crimea”, che la UE continua a chiamare una annessione e  un cambiamento violento delle frontiere dell’Ucraina; tutte le frontiere devono restare inviolate secondo  il diritto internazionale;  ciò nel momento stesso in cui l’Europa tiene bordone allo smembramento della Siria operato con inaudita violenza dai mercenari wahabiti armati dal Pentagono e sostenuti da Francia e Regno Unito. Ogni reale cooperazione fra UE e Mosca per la pacificazione in Siria è resa impossibile dalla divergenza  su Assad  (per la Mogherini “must go”), e perché, come ha fatto notare Lavrov, l’Europa non vuole riconoscere alla Russia un  membro internazionale alla pari....

Certo, “nonostante le divergenze, contro il terrorismo bisogna combattere uniti”, ha detto la europea –  unità alquanto problematica, visto che la UE  sta tenendo bordone a ISIS e Al Qaeda in Siria,  fingendo  che i terroristi siano “opposizione” democratica, mentre la Russia cerca di sconfiggerli.
“Mosca riconosca i diritti dei gay in Cecenia”,  ha anche intimato la Mogherini.  Anzi, come ha titolato Repubblica, quello della Alta Rappresentecc ecc. è stato “un monito a Lavrov”.


Un monito della superiore  oligarchia –  risposta alla cortese proposta di Lavrov di instaurare un dialogo alla pari, senza che una parte dia lezioni all’altra.
Lavrov ha riconosciuto che le relazione con l’Occidente sono peggiorate persino rispetto all’epoca sovietica” : All’epoca, i due imperi e i loro clan non superavano i limiti stabiliti. Anche la retorica era più leggera. Oggi,  non c’è più alcuna regola”.
Lavrov ha fatto sapere che Mosca è aperta alla possibilità di sviluppare con la UE relazioni strategiche più profonde. Risposta della Mogherini,   in conferenza-stampa: “Sarebbe surreale considerarci  partner strategici avendo adottato sanzioni reciproche”.
Insomma, è mancata  solo, da parte dell’Alta Rappresentante,  la consegna  della dichiarazione   formale di guerra.

  Terroristi  islamici  a Sakhalin! Con Exxon e Shell…

I commenti   russi, almeno nell’edizione italiana di Sputnik News, sono improntati a un tono conciliante, quasi di compassione. Lavrov sa bene che la Mogherini non è una ministra degli esteri  vera alla pari di  Lavrov, non può decidere niente  fino a quando non ci saranno le elezioni in Germania (e allora sarà Berlino a dare le direttive), non  ha alcuna legittimità nemmeno nel suo paese, essendo stata  insediata  dal capo di un governo, Renzi,    che  l’elettorato italiano ha cacciato  con uno stentoreo “NO!”  appena ha avuto l’occasione di votare.
Il punto è:   cacciato Renzi, Mogherini resta lì. E dovendo la sua legittimazione alla UE e non al popolo italiano, proprio perché è una nullità e non un vero ministro degli Esteri, adotta le posizioni più estremisticamente anti-russe, dettate dai Baltici, Merkel e i generali insediati alla Casa Bianca.  Voglio dire: persino Angelino Alfano, due settimane prima,   è riuscito a silurare il progetto   di aggravare nuove  sanzioni contro Mosca (“colpevole” dei gas che avrebbe lanciato Assad)   portato dal britannico Boris Johnson a Lucca,  asserendo che quella sede (il G-7) “non era deliberante”.  La Mogherini, proprio perché  non è nessuno  e nessuno rappresenta davvero, non può permettersi che di seguire le direttive più dure ed ostili, interpretando nel senso più fanatico il cangiante  comando che viene da  Washington.
Ora, probabilmente è da Washington che viene la seguente nuova narrativa:anche se la Russia in  Siria ha sconfitto Daesh,  non si creda che il pericolo islamista sia diminuito. Anzi, è aumentato: perché Washington “sa” che i  terroristi wahabiti, proprio perché sconfitti in Siria, riempiranno di attentati le capitali europee.   E soprattutto la Russia.
E’ una narrativa che può   sembrare poco verosimile? Ma Washington lo sa. Quindi sicuramente bombe scoppieranno a Mosca a San Pietroburgo, insomma tutto quel che serve a Daesh (e a Washington) per far pagare un prezzo ai russi peri loro successi in Siria.
I servizi russi (FB) ne sono così coscienti, che hanno accelerato indagini,  e intensificato la sorveglianza alle frontiere.    Il capo FSB, Aleksandr  Bortnikov  ha addirittura reso noto pubblicamente che “un gran volume  di informazioni d’intelligence ci dice che capi di gruppi terroristi operanti in Medio Oriente nello Stato Islamico stanno progettano attentati nelle diverse regioni del mondo, compresa la Russia” .
I servizi russi hanno perfino già catturato due  membri dell’IS che progettavano un attentato esplosivo  a Sakhalin.
Sakhalin! Avete presente dov’è? Un’isola nel Pacifico artico, abitata dagli Ainu (una specie di esquimesi,  ma bianchi), un tempo contesa dal Giappone. Un posto lontanissimo, gelido e fuori  mano, difficile da raggiungere: da qui potete vedere   la potenza mondiale del terrorismo dell’IS, che riesce a mandare i suoi emissari attentatori  perfino a Sakhalin.
Ma perché proprio a Sakhalin?   Ha senso fare  attentati lassù? Eh sì, perché  si tratta di una primaria zona di sfruttamento petrolifero, dove sorge l’unico impianto di liquefazione del gas esistente in Russia, e dove all’estrazione partecipano, in joint-venture con Gazprom, anche Exxon e Shell.  Due potenze multinazionali  mondiali, non meno di Daesh  capaci di proiettare i  loro tecnici in qualunque parte del mondo.  Viene  quasi da sospettare che i due terroristi islamici sano giunti là, chissà, su indicazione di Exxon, e magari su un aereo noleggiato da Shell.   Ma naturalmente dovete  resistere a questi  sospetti  malsani.
Vero è che già altro volte in passato  ci era capitato di notare questa coincidenza: Al Qaeda  appariva in qualunque parte del mondo in cui c’erano anche forze americane, interessi  americani  o truppe americane.

Ricomparso Al Zawahiri (grazie al SITE)

Adesso  si è perfino rifatto vivo il supposto capo di Al Qaeda, succeduto (secondo la narrativa Usa) a Bin Laden: Ayman al Zawahiri,in un messaggio solo audio, ha esortato i suoi fedeli   in Siria e altrove a “una guerriglia di lunga durata”. E’ quasi una rinascita: Zawahiri non aveva più  diramato  messaggi dal 2011.
Adesso è tornato in piena attività: a credere alla BBC  e a Stratfor (fondato da George Friedman, j) , è stato personalmente Al Zawahiri ad  ordinare l’attentato nella metropolitana di  San Pietroburgo del 25 aprile,   attivando le sue cellule  del Caucaso.  Di fatto, anche l’ultimissimo audio messaggio del giorni scorsi dopo 6 anni di silenzio, è  stato – come al solito – scoperto e diffuso dal SITE di Rita Katz.

Ayman Al Zawahiri. Come ai vecchi tempi.

Verrebbe quasi da credere che l’imprendibile e  ricercatissimo Al Zawahiri sia rintanato negli uffici del SITE a Bethesda.  Anche  per via di quei cinque missili che Israele ha lanciato su un deposito dell’aeroporto di Damasco all’alba del 27 aprile,  dando così una mano ai jihadisti che sono in rotta nella zona.  Nel sud della Siria,  Al Qaeda (che ogni tanto si chiama Al Nusra, ogni tanto Fronte Al Sham) tiene in caldo ad Israele quella fetta di territorio che Sion si vuole incamerare  quando lo smembramento della Siria sarà cosa fatta (Mogherini, niente da obiettare).
Persino i giornalisti israeliani dicono ormai che, in Siria, Israeele e Daesh sono alleati.  Apparentemente, Mogherini non ha avuto notizie.

Ma  è bene sapere che l’Alta Rappres ecc. ecc.    sta allineando  anche il nostro paese in questa strana alleanza Occidente-Islamisti, con escalation e provocazioni in serie, dietro alle quali si vede una volontà di guerra – atomica.

Macron: “Votatemi,  e attaccherò la Siria”.


Non più tardi del 25  aprile, il ministro britannico della Difesa Michael Fallon  ha dichiarato apertamente che il suo paese è pronto a scatenare un attacco nucleare preventivo (un primo colpo) anche se non aggredito  ( “In the most extreme circumstances we have made it very clear that you can’t rule out the use of nuclear weapons as a first strike.”  Michael Fallon, BBC Today, 4-25-17).
Emmanuel Macron, alla Camera di Commercio di Amiens, ha dichiarato: “Se sarò eletto, attaccherò la Siria, anche senza mandato Onu, per neutralizzare le capacità chimiche di Bashar el Assad”.
Mercoledì 26  il Pentagono ha deciso di  lanciare per prova uno dei suoi 450 missili intercontinentali  Minuteman III,  il vettore tipico dell’Armageddon atomico. “Il sistema di difesa antimissile americano” ha dichiarato lo stesso giorno Viktor Poznikhir, generale dello Stato Maggiore russo, “crea la possibilità di assestare un attacco nucleare senza preavviso contro la Russia”. L’enorme quantità di scudi antimissile piazzati tutto attorno alla Russia rompe l’equilibrio degli armamenti nucleari  e  “minaccia seriamente il potenziale di dissuasione  russo”, tanto più che gli Stati Uniti “sviluppano  diversi sistemi di attacco di precisione in orbita, che mirano a  distruggere i nostri posti di controllo. Le capacità totali del sistema permetteranno di intercettare tutti i missili balistici russi e cinesi che si dirigessero verso gli Usa”: insomma precisamente i preparativi per sferrare il primo colpo nucleare e  azzerare la possibilità di risposta di Mosca.

Tornato anche Wolfowitz  ( Mattis era un suo dipendente).

Il partito della guerra (atomica) a Washington è tanto ringalluzzito,  che ad applaudire Trump è ricomparso Paul Wolfowitz.
I più giovani possono non saperlo: Wolfowitz, ebreo,  il neocon per eccellenza,  allievo del filosofo nietzsche-talmudista Leo Strauss,  era il numero 2 del Pentagono nel 2001, uno  dei fabbricatori del  criminale false flag che fu l’11 Settembre,  e autore  della “Dottrina Wolfowitz”, che  consiste in questo: gli Usa devono approfittare del fatto di essere rimasti l’unica superpotenza globale, senza avversari, per devastare i paesi musulmani e i loro governi “dittatoriali” (“Attaccare 7 paesi in cinque anni”).  Wolfowitz è il promotore dell’invasione dell’Irak,   dell’impiccagione di Saddam e della destabilizzazione  permanente e  sanguinosa del paese.  Oggi, 73 anni, tornato nel vecchio think tank neocon di allora, American Enterprise,  in una intervista al blog di Washington “Politico”, si dice piacevolmente  sorpreso  e ottimista su Trump, sicuro che  compirà l’opera di  “portare la stabilità nella regione”, compito in cui gli Usa “sono essenziali”.
(Qui sotto una scena, indimenticabile per ripugnanza, di  Wolfowitz che si pettina nel 2001-  nel documentario di Michael Moore)

Racconta di aver fatto campagna contro Trump, ma di non aver nemmeno votato Hillary “perché non era certo  che lei fosse abbastanza ‘falco’ contro la  Russia”.  Questo per far capire la sadica crudeltà del personaggio.
Ma oggi è sicuro che Trump farà la guerra necessaria perché  l’America prevalga contro  “qualunque attore ostile”,  perché lo sa ben guidato da suoi due vecchi amici:  il generale McMaster , oggi capo del consiglio di sicurezza nazionale, e il generale Mattis, al Pentagono. Mattis infatti era  l’assistente miliare di Wolfowitz quando costui era   viceministro al Pentagono nel 2001. Anche McMaster è una conoscenza di lunga data, risalente a quegli anni. Wolfowitz rivela di essere in contatto con i due generali, con un fitto scambio di mail, e li incita a “perseguire la strategia di un  impegno intensificato  in Medio Oriente”,  naturalmente (ma questo non lo dice) per liberare Israele dei suoi ultimi “Amalek”, Siria e Iran.
Dunque i neocon hanno i loro tentacoli anche nella “nuova” Casa Bianca, esattamente come   al tempo di Bush jr.

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