Israeliani lo negano. Damasco lo conferma: nella notte del 17, i suoi S-200 hanno abbattuto un caccia che aveva colpito “armamenti destinati a Hezbollah”.
Certo è che le sirene d’allarme, come per un attacco aereo imminente, hanno suonato alle 2 del mattino in Israele, o per meglio dire nella colonia giudaica Aqwar presso il Giordano, mentre le esplosioni di missili lanciati dalla anti-aerea siriana facevano tremare i cieli di Sion. Il ministro giudaico della Difesa, la bestia Avigror Lieberman, a caldo ha ringhiato: “La prossima volta che i siriani useranno il loro sistema a/a contro i nostri aerei, glielo distruggiamo senza la minima esitazione”. Poi, Mosca “ha chiesto spiegazioni” all’ambasciatore di Israele, convocandolo (‘s’era appena insediato) e da allora la stampa ebraica ha cominciato a scrivere che lo Stato ebraico “non desidera altre tensioni”. Gli israeliani hanno dovuto lanciare missili Arrow, del sistema antimissile che è concepito per parare missili balistici; gli strateghi militari israeliani ammettono a mezza bocca che “i missili siriani sono efficienti”: e sono S-200. Figuratevi gli S-400....
Anche il discorso di Hassan Nasrallah, il 18 marzo, pronunciato in ricordo della nascita di Fatima, ha avuto un certo tono particolare: “L’Asse della Resistenza trionfa in Siria, Israele è presa dal panico”.....
L’ambasciatore siriano all’ONU Bashar Jaafari ha dichiarato che all’ambasciatore sionista convocato, “è stato detto che quel gioco è categoricamente finito”. Effettivamente è difficile credere che Damasco abbia potuto prendere una tale decisione – rispondere all’incursione israeliana – senza l’accordo preventivo degli alleati russi e iraniani. Se Netanyahu credeva di aver quasi convinto Putin ad abbandonare siriani e iraniani, o ad averlo minacciato a sufficiente ventilando una escalation della tensione che Mosca non avrebbe potuto altro che subire, arretrando e cedendo, deve riconsiderare le cose. Naturalmente ciò è l’inizio di un aggravamento improvviso della crisi nell’area, dove russi e Marines si sfiorano praticamente coi gomiti nella Siria del Nord.
Ed Erdogan? “Condanna l’annessione russa della Crimea”.
L’altra novità del giorno è l’ennesimo voltafaccia di Erdogan. Sabato, ha fatto comunicare al suo ministero degli Esteri che “la Turchia non riconosce l’adesione della Crimea alla Russia”, in “flagrante violazione del diritto internazionale”, e “continua a sostenere l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina”.
Ecco che Erdogan è tornato ad avere qualcosa in comune con Angela Merkel.
Il motivo di questo ritorno dell’ostilità di Erdogan con Putin pare essere l’accordo recentemente stretto fra le truppe di Damasco e i curdi siriani combattenti a Manbij, attraverso la mediazione russa – che ha assicurato i crudi di essere pronta ad aiutarli di fronte alla Turchia. A quella condizione i curdi hanno accettato di cedere il controllo di Manbij all’armata siriana regolare; cosa che ha bloccato le mire di Erdogan su quella zona.
E pensare che solo due giorni prima il ministro turco della Difesa, Fikri Isik, aveva dichiarato che Ankara stava cercando di comprare da Mosca il sistema anti-aereo S-400, promettendo al venditore che non li avrebbe integrati nel sistema NATO. Mosca non ha detto subito no, forse in attesa del prossimo cambiamento di idee dell’ottomano.
Il quale frattanto non solo ha insultato Berlino e gli olandesi chiamandoli nazisti, ha incitato gli immigrati turchi in Europa a fare 5 figli per affogare demograficamente gli europei, ma ha interrotto la collaborazione NATO tra lui egli altri paesi UE. Per lui, adesso, la NATO consiste nella Turchia e i paesi non-UE.
Inutile sottolineare il contributo che una tale scheggia impazzita può dare alla trasformazione del già pericoloso conflitto medio-Orientale in una terza guerra mondiale.
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