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martedì 14 febbraio 2017

Maurizio Blondet - “DONALD” STA PER FINIRE COME VIRGINIA RAGGI?

  

    

Il generale Flynn, consigliere di sicurezza nazionale, s’è dovuto dimettere: per una telefonata che ha fatto all’ambasciatore russo a Washington,  troppo amichevole.  Scoperta dai media, la telefonata ,  Flynn ha cercato dapprima di negarla, per poi cedere, e dare le dimissioni. Ma già da giorni il Dipartimento della Giustizia aveva avvertito Trump che Flynn era esposto a “potenziali ricatti di Mosca”. E la Cia  aveva negato ai collaboratori del generale la “clearance”, l’accesso ai segreti di Stato. Ora la Cia ha avuto una vittoria  contro  una presidenza a cui ha giurato guerra aperta e occulta con tutti i mezzi.
Non ci voglio  spendere troppe energie  (l’amico Copertino ha in canna un articolo sui  limiti culturali di Steve Bannon, chief strategist ossia  braccio destro strategico   di Trump) , magari solo  rilevare  l’ingenuità e poca intelligenza di un generale Flynn che è stato per  anni capo dell’intelligence militare, DIA.  Con lui, Trump perde  uno dei pochi, nella sua Amministrazione,  che conoscevano almeno la “macchina”  burocratico militare. Una grave perdita in uno “staff” presidenziale ancora incompleto , in cui   sono influenti i presuntuosi familiari ignari di tutto, come il genero Jared....

Non dico niente di originale  – certo ci avete   pensato  anche voi –  se mostro  le  analogia con il caso Raggi, la sindaca di Roma   con cui il 5 Stelle è stato chiamato a rivoluzionare una gestione incrostata di puri e semplici delinquenti. Anzitutto, la valorosa magistratura (su suggerimento PD)  ha aperto un fascicolo su Paola Muraro, che la Raggi aveva nominato assessore all’Ambiente.  La Muraro era la conoscitrice della “macchina” e, da quel che si capisce, l’asso nella manica per i progetti di cambiamento radicale che la  neo-sindaca aveva promesso. Come Flynn, la Muraro ha dapprima cercato di negare, poi ha dovuto dimettersi – su furiosa reazione della “rete”, la presunta democrazia  della pancia giustizialista e  idiota di cui vive (e muore) la Casaleggio Associati.
Sobrie immagini dei media
Subito vista la capacità di spaccare il movimento,  tutt’altro che solido, sono seguite le inchieste su Raffaele  Marra e il fratello, interrogatori di 9 ore (che manco Totò Riina), carcerazioni preventive a Regina Caeli  per 50 giorni,  media che spifferavano “ “è  l’amante di Virginia”,  la “patata bollente”  eccetera.  Infine, l’assessore all’urbanistica  Berdini –    un altro tecnico competente – che spiffera a La Stampa.  Lo staff, incompleto, decimato ogni giorno.   Non  un solo giorno  Virginia Raggi ha potuto governare, né bene né male.
Da giorni vediamo come Trump si sia incartato in un conflitto non necessario contro la  potente magistratura, per un bando  d’entrata da sette paesi islamici da cui verrebbero “terroristi”,  e che sono per caso i paesi islamici che gli Usa hanno destabilizzato – mentre il terrorismo viene nutrito dall’Arabia Saudita, con cui Trump mantiene buonissimi rapporti; anzi, a cui beneficio promette di aggravare le sanzioni all’Iran, bollato come “centrale del terrorismo islamico”  dallo stesso Flynn.  Ma c’è di peggio:  quando Trump ha telefonato a Putin   e si è messo a discutere il piano Start,   quello che gestisce la riduzione reciproca e controllata delle testate nucleari, Vladimir Vladimirovic s’è reso conto che   degli accordi Start, Donald non conosceva praticamente nulla. Aveva orecchiato qualcosa e faceva la voce grossa su una pretesa a-simmetria del disarmo, che invece non c’è.
Trump, si dice, si stufa a leggere i briefing,  vuole che siano in una pagina sola, e così via. Non è abbastanza intelligente, informato,  colto? Ma anche George Bush jr. ,  alcolizzato,  quasi un subnormale, era “dislessico”, s’è detto misericordiosamente.  Insomma semi-analfabeta.  Ma   era circondato da neocon espertissimi (spesso con doppio passaporto) che lo preparavano –   il direttore della Cia gli faceva il briefing quotidiano a voce, sapendolo “dislessico”; negli incontri e nei discorsi politici  gli veniva  applicato un microfono all’orecchio da cui lo staff gli suggeriva le risposte e le battute … Era  facile. E’ sempre facile fare la politica come la vuole il Sistema, perché il Sistema, con tutti i suoi apparati, ti sostiene, ti assiste,   nasconde le tue falle ed errori,  ti mantiene  “popolare”  e “simpatico”  grazie ai media. Come è già stato notato, Obama bandì l’entrata in Usa di iracheni per mesi, senza che un solo giornalista, anzi un  solo magistrato, si indignasse.  Obama ha lanciato tre bombe al giorno  sui bersagli indicati dagli interessi sionisti e sauditi, ed  è famoso come Nobel della Pace.  Il Sistema ti fa’  gli auto-attentati tipo 11 Settembre, e ti salva dalla corte marziale diffondendo le verità ufficiali. E’ bello e  grato governare con e per l’Establishment.
Sobria copertina de L’Espresso
Ma se  l’elettorato ti manda al potere per rivoluzionare il Sistema, e se proclami di volerlo fare sul serio,  hai contro il Sistema con tutti i suoi apparati tecnici e burocratici, ossia le leve che ti servono per governare;  il Sistema che ti nasconde quelle leve, e quando riesci ad afferrarne una, te la strappa di mano,  magari con una denuncia ad un magistrato zelante.
Insomma: se  ti limiti a sopravvivere, puoi anche essere un Rutelli, un Alemanno, un criminale patentato come Hillary  e il maritino,  un deficiente come Bush jr., un culattone patologico come Obongo. Se ti opponi,  non puoi permetterti dilettantismi, superficialità,  distrazioni dallo scopo principale.  Lo so, è una saggezza di La Palisse, ma è  incredibile come  venga trascurata da chi è al potere.
Molte speranze  di rinnovamento  sono ora in bilico, e stanno per  essere deluse. Con Trump, cadono le speranze  anche di un mutamento della dittatura oligarchica chiamata UE, di un  ridimensionamento della NATO, di  una  integrazione della Russia in una nuova Europa pacificata.  Con il tramonto della Raggi, crollano vaste speranze di rinnovamento e rovesciamento del potere dei parassiti pubblici.  E’ tristissimo vedere come  in  momenti storici “grandi”,  il compito di attuarli cada su nani insufficienti  di statura, in ogni senso.


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