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domenica 4 settembre 2016

MZ Il giornale del ribelle - Salvo Ardizzone - Suicidio del Brasile...

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Da Rassegna di Arianna del 2-9-2016 (N.d.d.)

Con 61 voti su 81 il Senato brasiliano ha votato Si all’impeachment della “Presidenta” Dilma Rousseff, 
che decade così dalla carica presidenziale; al suo posto subentra nella pienezza dei poteri il suo ex vice, 
Michel Temer, da maggio già impegnato a dare una svolta liberista al Brasile. Malgrado la strenua difesa 
della Rousseff l’esito era ampiamente scontato, secondo un copione che ha avuto un’unica sorpresa: i 
senatori non sono voluti andare fino in fondo e, con una seconda votazione, hanno impedito che Dilma 
fosse interdetta dai pubblici uffici, lasciandola teoricamente rieleggibile. Incomprensibile in un normale 
processo, vista la formale accettazione dell’accusa, ma non in questo che è stato in realtà un 
procedimento politico, che poco o nulla aveva a che fare con l’accertamento dei fatti e le 
conseguenti sanzioni. Una classe politica plurindagata e totalmente scollegata dal Paese, ha 
consumato un suicidio politico nel grottesco quanto inutile tentativo di ridarsi una verginità sacrificando 
la Rousseff all’ondata di inchieste che la sta travolgendo. Tutta. Senza che ci sia una forza politica che 
se ne possa dire in qualche modo estranea. Lo stesso presidente Temer e il presidente della 
Camera Cunha, i registi dell’impeachment, sono indagati come lo sono molti di coloro che 
hanno partecipato al voto.....
 Quella che è andata in scena è stata una farsa pietosa: Rousseff è stata 
incastrata per aver abbellito i bilanci nascondendo il livello della crisi economica che non aveva saputo 
contrastare, pratica usata in Brasile senza ritegno da tutti gli amministratori pubblici, ma non di 
corruzione o appropriazione indebita a differenza di molti suoi accusatori.

Dilma paga i suoi tanti errori, paga l’inadeguatezza per la carica e paga la sete di potere di una 
vecchia classe politica che ha ritenuto di sacrificarla per sostituirsi a lei, facendosi strumento delle 
forze che hanno pilotato il profondo malcontento che scuote il Brasile. Con lei finiscono 13 anni di 
Governo delle sinistre che, soprattutto con Lula, ha strappato decine di milioni di brasiliani dalla 
povertà; adesso, con la motivazione della crisi che ha paralizzato la seconda economia delle 
Americhe, stanno già partendo le “riforme” che distruggeranno lo Stato sociale, venderanno alle 
multinazionali risorse e infrastrutture del Paese, e riposizioneranno radicalmente la politica estera del 
Brasile, riportandola fra Wall Street e la Casa Bianca. Adesso, il blocco di potere che ha usato la 
recessione economica e l’indignazione per un ceto politico indegno quanto corrotto, manovrerà come 
burattini i vari Temer, Cunha e così via, facendogli fare il “lavoro sporco” per trasformare il Brasile in 
un paradiso liberista per multinazionali e super ricchi, salvo abbandonarli quando le proteste popolari e 
le inchieste che già li assediano li travolgeranno. Allora una classe politica nuova di zecca, incensata da 
media pilotati, indenne dalla magistratura e sostenuta dalle élites conservatrici del Paese, prenderà in 
mano il Brasile in nome del cambiamento per gestirlo nell’interesse di Washington e della finanza 
internazionale.

Niente di nuovo, certo, ma fa specie vedere un Paese (e che Paese) votarsi al suicidio, scegliendo 
la sudditanza all’Imperialismo.

Salvo Ardizzone

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