L’importante è non farsi cogliere di sorpresa dagli eventi. Se ci sarà guerra, siamo sicuri che i più grandi giornali italiani ce la racconteranno col giusto tono....
...non a caso sono ai posti di comando dei giornali italiani fra i più importanti: a sinistra, Maurizio Molinari, nuovo direttore de La Stampa, e a destra Mario Calabresi, nuovo direttore di Repubblica. Sono tutt’e due tipici americani, come si vede dalla kippà.
Nell’anno 2000, un pensatoio chiamato PNAC (Project for a New American Century) pubblicò un piano chiamato “Rebuilding American Defense” (Ricostruire la Difesa Americana). Era, rivolto al futuro presidente Usa che ancora non si sapeva chi sarebbe stato (fu Bush jr.) l’immenso progetto di riarmo e bellicismo americano cui dobbiamo la condizione in cui è il globo: “L’America” vi si leggeva, “deve preservare ed estendere la sua posizione di leadership globale mantenendo la superiorità delle forze armate USA”. E’ il documento in cui si auspicava “un evento catalizzatore, come una nuova Pearl Harbor” per convincere i cittadini ai sacrifici economici e sociali di questo nuovo riarmo....
Qualche giorno fa, un pensatoio chiamato Center for a New American Security (CNAS) ha pubblicato un progetto, titolato “Expanding American Power” (Espandere la Potenza Americana), rivolto al prossimo presidente Usa, come se sapessero già chi gli elettori voteranno: Hillary Clinton.
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Come solo qualcuno dotato di particolare intuizione poteva sospettare, i membri del CNAS sono più o meno gli stessi del PNAC, e i firmatari diExpanding American Power sono i medesimi che 17 anni fa esortarono il presidente prossimo venturo a “Rebuilding American Defense”. Difatti, la prefazione del nuovo piano è scritta da Robert Kagan (j), co-fondatore del PNAC nonchè marito della Nuland o Nudelman (j), che l’ha firmata insieme a un altro cervello, James Rubin (j), già tra i vertici del Dipartimento di Stato sotto Clinton. Gli altri contributori sono quelli che firmarono la lettera del PNAC che esigeva l’abbattimento di Saddam Hussein, vissuto allora come un pericolo mortale per Sion: Elliot Abrams (j), Robert Zoellick (j), Martin Indyk (j: è stato dirigente dell’ American-Israel Public Affairs Committee (AIPAC), ambasciatore Usa in Israele, plenipotenziario per Obama per i colloqui fra Sion e l’Autorità Palestinese – è stato anche il primo diplomatico ‘americano’ ad essere privato dell’autorizzazione a maneggiare informazioni sensibili, perché ne aveva fatto uso improprio: leggi, spia per Israele), Dennis Ross (j, diplomatico, fondatore di United Against Nuclear Iran) e l’ex sottosegretaria alla Difesa Michéle Flournoy (marito j: W. Scott Gould), che se Killary entra alla Casa Bianca sarà sicuramente sulla poltrona più alta del Pentagono. La Flournoy (chi l’avrebbe mai detto?) ha firmato una lettera del PNAC che nel 2005 esortava il presidente a mandare più truppe in Irak.
Il nuovo documento non è esattamene una fotocopia del vecchio. E’ molto migliorato. Esordisce con un excursus sulla politica estera americana dalla seconda guerra mondiale, che celebra il disinteressato altruismo con cui la Superpotenza è intervenuta con i suoi ragazzi , dal Vietnam all’America Latina al Medio Oriente, rovesciando eventualmente governi eletti, destabilizzando e seminando ‘stati falliti’, invariabilmente per i più nobili motivi. Dopodiché il piano si concentra sul bilancio della difesa in rapporto all’economia, e gli interessi della sicurezza americana in Europa, Asia e Medio Oriente. Assegnano la più alta priorità alla conclusione rapida del Trans-pacific Partnership (TPP) e del Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) con la UE, che unirà ancor più “i motori principali delll’ordine liberale globale.
Il documento non manca di allarmarsi per il sorgere di sentimenti “nazionalisti” in Europa, specie dell’Est, e in Gran Bretagna, fenomeno di cui non esita a trovare il colpevole: è Putin, che finanzia i movimenti nazionalisti per rompere la bella concordia fra i paesi europei (così Boris Johnson è smascherato come un agente pagato di Mosca). Quanto all’Asia, “la leadership Usa è stata indispensabile per assicurare uno stabile bilanciamento di potere da 70 anni”. Sbrigata così la questione del mondo, il piano si dedica al Medio Oriente, che comprensibilmente sta specialmente nel cuore di questi ‘americani’. Riconosciuti i “recenti errori di giudizio e fallimenti di cui tutte le amministrazioni, compresa l’attuale, condividono qualche responsabilità” (delicata allusione alla devastazione di Irak, Afghanistan, Libia, Siria, Yemen Tunisia, prodotti su indicazione del PNAC), “gli Usa non hanno altra scelta che impegnarsi in pieno ad uno sforzo determinato e pluriennale per trovare una soluzione accettabile delle numerose crisi che [chissà come mai, dr.] lacerano la regione”.
Ed ecco le soluzioni offerte da questi pensatori alla Clinton futura presidente: “La dipartita di Bashar al-Assad, che con la sua brutale repressione della maggioranza sunnita in Siria ha creato sia il massiccio esodo sia la crescita di gruppi jihadisti come l’ISIS” (sic) e lotta senza quartiere al regime di Teheran: “noi rigettiamo il tentativo dell’Iran di incolpare altri per le tensioni regionali” [s’è sparsa la leggenda urbana che ISIS e Al Qaeda siano creazioni della Cia, finanziate dai Sauditi e aiutate da Erdogan, ndr.] e la sua pubblica campagna di demonizzare il governo dell’Arabia Saudita”. Sicché “gli Stati Uniti devono adottare come linea politica permanente la disfatta dello sforzo dell’Iran di dominare il Grande Medio Oriente”.
Insomma torna il ritornello “bomb bomb bomb Iran”, la cui esecuzione ora i disinteressati neocon affidano a Killary, visto che i precedenti Bush e Obama hanno deluso le loro attese. Più guerre, ancora più guerre per Sion; e altri regime changes nell’area. Ma in tutto il documento spira la preoccupazione che il popolo americano diventi meno sensibile a questa altruistica politica estera, e (data la crisi economica) chieda tagli alla difesa e recalcitri a nuove gran imprese militari all’estero. Come fare? I suggeritori si astengono, per fortuna, dal consigliare-prevedere “una nuova Pearl Harbor”, come quando facevano parte del PNAC (e fu distrutto il World Trade Center). Auspicano un miglioramento dell’economia. Perché, piaccia o non piaccia ai contribuenti americani, scrivono, “il compito di preservare l’ordine mondiale è allo stesso tempo difficile e interminabile”. Il che non dispiacerà certo ai grossi donatori del CNAS, che più ancora del PNAC, sono le maggiori industrie belliche.
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Del resto la appena rivelata lista dei contributori alla campagna presidenziale di Killary elenca tali nomi (Spielberg, Katzenberg, Abraham, Soros…) da far dire a Zero Hedge che sembra la lista di nozze di un matrimonio ebraico.
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Fra le novità degne di nota c‘è questa: il PNAC, in cui erano riuniti i neocon, era allora un think tank repubblicano, e vinse Bush jr. Adesso il CNAS, con gli stessi identici neocon dentro, è una formazione democratica, e infatti vincerà Killary Clinton. Almeno loro ne sembrano sicuri. E infatti i media hanno cominciato a dire che Donald Trump non è più tanto favorito nei sondaggi. Sono coincidenze misteriose che avvengono nel mondo libero, dove il libero mercato coincide con la democrazia. Per esempio, l’omicidio della povera parlamentare inglese Jo Cox ha fatto salire di gioia (di 20 punti) il mercato azionario in Sa, nella speranza che il referendum sul Brexit venga annullato o almeno rimandato.-----
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