Arrivo di migranti afghani dalla Turchia in Grecia
La crisi dei profughi che ha colpito l'Unione
europea durante il secondo semestre 2015 è stata orchestrata
artificialmente. Ecco come.
Arrivo di migranti afghani dalla Turchia in Grecia
«Sotto i nostri occhi» - Cronaca di politica
internazionale n°182
di Thierry Meyssan.
La
crisi dei profughi che ha colpito l'Unione europea durante il secondo semestre
2015 è stata orchestrata artificialmente. Tuttavia, parecchi gruppi hanno
tentato di strumentalizzarla, sia per distruggere le culture nazionali, sia per
reclutare lavoratori a basso prezzo o ancora per giustificare il finanziamento
della guerra contro la Siria. In definitiva, una volta passata la tempesta e i
danni da essa causati, il problema resta soprattutto africano.
DAMASCO (Siria) - Sin dalla pubblicazione coordinata della
fotografia di un piccolo bambino curdo, Aylan Kurdi, annegato su una spiaggia
turca, il 3 settembre 2015, l'opinione pubblica europea si mobilitò attraverso
diverse manifestazioni in favore dei profughi. Immediatamente, il presidente
francese François Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel si
pronunciarono per un "meccanismo europeo di accoglienza permanente e
obbligatoria", mentre una folla immensa, spuntata da non si sa dove,
cominciava a piedi la sua progressione attraverso i Balcani. Solo il Primo
ministro ungherese, Viktor Orbán, si oppose contro questa improvvisa migrazione
di massa.
La proposta dell'ESI (European Stability
Initiative)...
Fino ad allora, la questione delle
migrazioni era un problema economico, principalmente dall'Africa verso
l'Italia. A ciò bisognava aggiungere una questione interna all'Unione: la richiesta
dell'industria pesante tedesca, espressa dal suo presidente Ulrich Grillo, di
potere reclutare in Germania 800.000 lavoratori est-europei che non appartenessero
allo spazio Schengen. Da un giorno all'atro, si aggiunse dunque a questi due
fattori economici, quello dei profughi umanitari in fuga da una zona di guerra.
La prima proposta concreta per
rispondere alla nuova situazione fu formulata il 17 settembre 2015 dall'ESI, un
think tank creato a Berlino, più
precisamente il 4 ottobre. Si trattava di concludere un accordo tra l'Unione
europea e la Turchia in modo da fermare il flusso dei migranti, organizzando
allo stesso tempo il trasferimento di 500.000 profughi siriani nell'Unione nel
corso dei dodici mesi seguenti. Inoltre, la Turchia si impegnava a riprendere
gli altri migrati che continuavano a entrare illegalmente nell'Unione, e in
cambio avrebbe beneficiato di una dispensa sul visto per tutti i suoi cittadini
residenti all'estero.
«Bisogna
riconoscere che la crisi siriana è effettivamente unica e ha creato una crisi
umanitaria di un livello tale che l'Europa non ha più conosciuto dalla Seconda
Guerra mondiale» [1],
indica l'ESI, e precisa che l'iniziativa deve venire dalla Germania come
risposta all'intervento russo in Siria.
Ora:
- l'ESI dà per
scontato che i profughi siriani fuggano la «repressione del regime di Assad», sostenuta
dalla Russia.
- l'ESI prende in
considerazione soltanto i profughi siriani e non i profughi iracheni, che pure sono
ugualmente perseguitati da Daesh.
- L'ESI precisa
che il suo piano ha anche per obiettivo:
- prevenire
l'affermazione dell'estrema-destra in Austria (il direttore di questo think tank è austriaco)
- preparare
un'operazione similare per 1,1 milioni di profughi siriani attualmente
rifugiati in Libano e che saranno mandati in Nord America e in Australia. Si
tratta qui dell'applicazione delle teorie di Kelly Greenhill sulla «gestione
strategica delle migrazioni come arma di guerra» [2], come gli stessi ricercatori dell'ESI avevano
osservato all'epoca dello scoppio della guerra del Kosovo [3].
- Inoltre,
proponendo di rinviare dei migrati in Turchia, l'ESI sembra ignorare che questo
paese non è un Stato sicuro per i profughi e che la Turchia si è rifiutata di
firmare la Convenzione del 1951.
Il Piano Merkel
Il 23 settembre, il Consiglio europeo
pubblica un comunicato che mette sullo stesso piano la questione dei migranti e
quella del guerra in/contro la Siria [4].
I principi del piano dell'ESI sono
ripresi il 7 ottobre dalla cancelliera Angela Merkel, nel corso di un colloquio
col giornalista Anne Will sulla televisione ARD.
Per presentare il suo progetto,
denominato oramai "Piano Merkel", l'ESI organizza delle conferenze a
Berlino, Ankara, Istanbul, Stoccolma, Bruxelles e L'Aia.
Indipendentemente dall'emergenza
provocata dalla folla che si ammassa nei Balcani, l'Unione organizza il 12
novembre a La Valletta, un summit per regolare la questione strutturale delle
migrazioni economiche venute dall'Africa. Si conviene di creare un Fondo
speciale di 1,8 miliardi di euro per i progetti di sviluppo a lungo termine che
offriranno una prospettiva economica locale agli africani e li aiuterà a non
spostarsi.
L'Unione organizza il 29 novembre un altro
summit del Consiglio europeo, questa volta con la Turchia. Il "Piano
Merkel" viene adottato dalle due parti. Tuttavia, un ulteriore aiuto economico
alla Turchia si aggiunge al primo per un importo di 3 miliardi di euro.
Il Consiglio giustifica questa
improvvisa generosità come una cooperazione per l'alloggiamento dei profughi
siriani che sarebbe già costato 8 miliardi di dollari alla Turchia, ma non ha
intenzione di versare una somma equivalente al Libano e alla Giordania, che
ospitano il doppio di profughi siriani che ospita la Turchia. Inoltre, il
Consiglio finge di ignorare che le spese turche sono state già rimborsate
dall'Onu, dal Qatar e dall'Arabia saudita e che la Turchia ha saccheggiato
sistematicamente il Nord della Siria. Infine, la maggioranza dei 2,7 milioni di
profughi siriani in Turchia si è integrata nell'economia locale, così che meno
di 240 000 sono stati posti sotto la protezione del Programma alimentare
mondiale.
In realtà, la Germania e la Francia,
che hanno spinto per la creazione di questa sovvenzione, intendono finanziare
indirettamente, in questo modo, la prosecuzione della guerra contro la Siria, fatto
che - secondo loro - metterà fine al calvario dei profughi e porterà al
rovesciamento della Repubblica araba siriana.
Il 21 gennaio 2016, il direttore
dell'ESI, Gerald Knaus [5],
pubblica una lettera aperta nel Süddeutsche
Zeitung, dove difende il principio di una cooperazione più stretta e diretta
tra la Germania e le Turchia, senza passare dall'Unione europea. E conclude
affermando che un insuccesso del "Piano Merkel" condurrebbe «al
rafforzamento di quelli che vogliono abolire il diritto di asilo, che sono
contro i profughi, contro l'Unione, contro la Turchia, contro i musulmani e che
sostengono Putin.» [6]
Gerald Knaus non spiega però in che
modo il fatto di trattare direttamente tra Berlino e Ankara, senza passare da
Bruxelles, permetterà di lottare contro l'euroscetticismo. Così come non spiega
perché mai la Russia vorrebbe vedere morire annegati i profughi siriani nel
mare Egeo.
Nessuno reagisce a queste stupidità
soltanto perché da molto tempo ormai la questione dei profughi non è più
trattata in modo razionale.
Il Piano Merkel-Samsom
Il 28 gennaio, mentre la presidenza di
turno del Consiglio europeo tocca per sei mesi ai Paesi Bassi, il Primo
ministro olandese Mak Rutte ed il suo alleato, il presidente del Partito del
lavoro Diederik Samsom [7],
annunciano al De Volkskrant di avere preparato le modalità concrete per
la messa in opera del "Piano Merkel" [8]. Si
parlerà dunque oramai di "Piano Merkel-Samsom", per designare il
progetto presentato dall'ESI [9].
Soltanto per caso, si apprende che
Diederik Samsom conduce delle consultazioni con diversi governi socialisti
europei da novembre e che si è già recato in Turchia.
Il 18 marzo, il Consiglio europeo,
presieduto dai Paesi Bassi, conferma la messa in opera dell'accordo del 29
novembre [10]. Tranne
che, per una strana magia, i 3 miliardi di euro che dovevano essere versati
alla Turchia sono diventati 3 miliardi annui.
Tuttavia, nel tempo intercorso tra i
due summit europei, il numero di profughi entrati illegalmente nell'Unione,
dalla Turchia passando per la Grecia, è stato valutato in circa 200.000.
Osservazioni su una deriva
In sei mesi e mezzo, si è passati da
una crisi concernente i profughi che provengono principalmente dall'Africa e
che annegano in Mediterraneo prima di avvicinare le coste italiane, a una
fortuna per l'industria pesante tedesca pronta a impiegare 800.000 lavoratori a
basso salario, poi a un'operazione di finanziamento della guerra contro la
Siria e di dislocamento della sua popolazione.
È attestato difatti che:
- Il
rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu incaricato delle
migrazioni internazionali, Peter Sutherland [11], ha costretto il Programma alimentare mondiale a
diminuire i sussidi destinati ai profughi siriani, al 1 luglio 2015, rendendo
difficile la sopravvivenza di circa 240 000 di essi in Turchia. D'altra parte,
il gruppo di pressione anglosassone che egli rappresenta intendeva organizzare una
crisi che minasse dall'interno le identità nazionali europee. Questa decisione,
malgrado le dichiarazioni di ospitalità del presidente francese e della
cancelliera tedesca all'indomani della pubblicazione della foto del cadavere
del giovane Aylan, hanno spinto molti profughi siriani a tentare la loro
avventura in Europa. In seguito, Peter Sutherland si è opposto al "Piano
Merkel-Samsom" perché stabilizza le popolazioni (e strumentalizza la crisi
solo contro la Siria).
- Il Poligrafico
nazionale francese, che forniva fino al 2011 i passaporti siriani, ne ha fabbricato
un grande numero che sono stati distribuiti all'inizio della crisi ai migranti «economici»
non siriani - principalmente libanesi - in modo da aumentare la pressione dei
«rifugiati» in Europa.
- Le filiere delle
migrazioni sono state organizzate, non per portare i profughi siriani della
Turchia verso l'Europa, ma per andare a cercare dei siriani a casa loro, in
Siria, e condurli in Europa. Alcune voci sono state lanciate facendo intendere
condizioni di accoglienza lussuose per i profughi siriani in Europa, una linea
aerea speciale è stata aperta da Beirut e una linea marittima da Tripoli per
istradare ad Izmir dei siriani che non erano dei profughi. In alcune settimane,
abbiamo visto dei borghesi di Damasco e di Latakia - che avevano sempre
sostenuto la Repubblica araba siriana - vendere i loro commerci e prendere la
strada dell'esilio.
In definitiva, contrariamente a certe
dichiarazioni ufficiali:
- Il legame tra le pressioni migratorie
in Europa e la guerra in/contro la Siria è artificiale. È stato creato
deliberatamente in modo da provocare al tempo stesso l'accettazione delle
migrazioni e il finanziamento indiretto della guerra da parte dell'Unione. Se
alcune centinaia di migliaia di siriani sono stati spinti ad attraversare il
Mediterraneo, è poco probabile che i milioni di altri vorranno seguirli.
- La mescolanza di popolazioni che si è
organizzata per formare la folla che ha attraversato i Balcani è
particolarmente esplosiva. Comprende tanto dei siriani e degli iracheni, quanto
degli afgani, degli albanesi e dei kosovari. Il fatto che tutte queste persone
siano per la maggior parte musulmane non cela che esse abbiano delle culture e
un'interpretazione della loro religione molto differenti; nonché origini
sociologiche e motivazioni senza legame le une con le altre.
Al di là dell'episodio del secondo
semestre 2015, la pressione migratoria sull'Europa resta essenzialmente
africana. Tuttavia, nei prossimi anni, potrebbe diventare turca. Se infatti
Ankara priverà, come ha annunciato, 6 milioni dei suoi cittadini residenti
all'estero della loro nazionalità, queste persone tenteranno con tutti i mezzi
di fuggire il loro paese di origine, se possibile prima di diventare apolidi.
Un trasferimento che potrebbe essere facilitato dall'abrogazione dei visti
necessari ai cittadini residenti all'estero turchi per entrare nello spazio
Schengen.
Da ricordare:
Tre gruppi
differenti hanno manipolato la crisi dei profughi del secondo semestre 2015:
--- i sostenitori della distruzione delle culture
nazionali, intorno all'ex presidente dell'OMC Peter Sutherland che pensava
così di favorire il libero scambio globale;
--- l'industria pesante tedesca, intorno al suo presidente
Ulrich Grillo, che sperava così di disporre di 800.000 nuovi lavoratori a
basso salario;
--- la Francia e la Germania, rappresentati da François
Hollande e Angela Merkel, che hanno visto un modo per legittimare il
finanziamento indiretto della loro guerra contro la Siria.
Questi tre gruppi hanno in comune il
fatto di sostenere la NATO, di frequentarsi, particolarmente durante gli
incontri del Gruppo Bilderberg, e di condividere lo stesso cinismo nei
confronti delle popolazioni. Ma i loro interessi restano divergenti, così che
in definitiva gli Stati hanno prevalso sui sostenitori del libero scambio
globale.
Come spesso accade in questo tipo di
crisi, le popolazioni volontariamente messe in movimento non hanno superato
alcune centinaia di migliaia persone. Si sono aggiunte ad altri flussi, più
vecchi e costanti. È la falsa interpretazione mediatica che ha dato
l'impressione di un trasferimento imminente di milioni di persone.
|
NOTE
[1] "It is a recognition that the Syrian crisis is
genuinely unique, creating a humanitarian crisis on a scale not seen in Europe
since the Second World War."
[2] "Strategic Engineered Migration as a Weapon of War", Kelly M. Greenhill, Civil War
Journal, Volume 10, Issue 1, July 2008.
[3] Nel 1999, la CIA organizzò lo spostamento, in
tre giorni, di più di 70 000 kosovari di Serbia verso la Macedonia, davanti
alle cineprese delle agenzie di stampa occidentale. Si trattava di fare credere
a una repressione etnica voluta dal governo di Slobodan Milo?ević, in modo da
giustificare la guerra a venire.
[4] «Déclaration du Conseil
européen sur la vague de migration», Réseau Voltaire, 23 septembre 2015.
[5] Si veda la sua biografia in: «Quelli che tirano i fili della crisi migratoria», di
Thierry Meyssan, Megachip, Rete Voltaire, 1° maggio 2016.
[6] «Ein Plan B für Merkel», Gerald Knaus, Süddeutsche Zeitung,
21. Januar 2016.
[7] Si veda la sua biografia in: «Quelli che tirano i fili della crisi migratoria», di
Thierry Meyssan, Megachip, Rete Voltaire, 1° maggio 2016.
[8] «Nederland wil vluchtelingen 'per kerende veerboot'
terugsturen naar Turkije. Samsom en Rutte willen met kopgroep EU doorbraak in
asielcrisis forceren», Marc Peeperkorn, De Volkskrant, 28 januari 2016.
[9] "Rights groups criticise Europe refugee resettlement plan", Patrick Kingsley, The Guardian,
January 28th, 2016.
[10] "Next operational steps in EU-Turkey cooperation in the field of migration", Voltaire Network, 16 March
2016.
[11] Si veda la sua biografia in: «Quelli che tirano i fili della crisi migratoria», di
Thierry Meyssan, Megachip, Rete Voltaire, 1° maggio 2016.
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=125797&typeb=0&come-l-unione-europea-manipola-i-profughi-siriani
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