Ehud Barak (nella foto), generale, già capo dell’intelligence militare israeliana (Sayeret Matkal), è stato primo ministro di Israele per il partito laburista (sarebbe ‘la sinistra’) dal luglio 1999 a marzo 2001. Tenete presente la data: sei mesi dopo, avverrà il gigantesco attentato di Al Qaeda in Usa.
E dove va ad abitare Barak, una volta perso il posto in Israele e ceduto il governo al generale Ariel Sharon (che sarebbe ‘la destra’)? Negli Stati Uniti, dove diventa consulente d’alto livello per Electronic Data System – che fornisce servizi tecnologici in outsourcing – e per SCP Partners, finanziaria che investe in aziende americane che fanno innovazione tecnologie informatiche e telecomunicazioni, biologia, difesa e sicurezza: con ciò accedendo a brevetti importanti. Sicchè il giornalista investigativo Chrys Bollyn (Solving 9/11, pag.278-280) la chiama addirittura una “ditta di facciata del Mossad”. Tanto più che ha scelto di investire, e dunque di farsi partner, di Metallurgic Holding e Advanced Metallurgical, due aziende che producono nano-termite: ossia la miscela (comunemente di polvere d’alluminio ed ossido di ferro) che produce altissime temperature e quindi viene usata nella armi anticarro, per liquefare le corazze. In forma nanometrica (polverizzata in particelle di meno di 100 nanometri) aumenta la sua reattività ed efficacia di molte volte; è per uso esclusivamente militare.....
Secondo molti indagatori sull’11 Settembre, i due grattacieli sono stati fatti cadere in verticale da una demolizione controllata che usava nano-termite invece degli esplosivi convenzionali. Del resto, SCP Partners disponeva di un magazzino a meno di dieci chilometri dalla Urban Moving Systems, la compagnia di traslochi posseduta dall’israeliano Dominik O. Suter, i cui facchini furono visti esultare alla vista delle Twin Towers in fiamme, e arrestati per breve tempo dalla polizia di New York – la quale scoprì che erano tuti israeliani appena dimessi dal servizio militare in patria. Secondo i soliti complottisti, era stata la Urban Moving Systems a portare i quintali di nano-termite all’interno dei due grattacieli (che erano uffici a noleggio, per lo più vuoti) fingendo di traslocarvi mobili. Impossibile chiedere al proprietario: appena saputo dell’arresto dei suoi dipendenti, Suter se l’è filata in Israele, con tanta fratta da lasciare accesi i computers e sotto carica i telefonini in ufficio.
In compenso, il generale ex primo ministro Ehud Barak era lì in Usa, a disposizione dei media; un’ora dopo l’attacco alle Twin Towers, Barak era già alla BBC World a indicare come principale sospetto – indovinato? Osama Bin Laden.
Vecchie storie. Sono passati gli anni, e il generale Ehud Barak è stato ministro della Difesa nel 2010, dunque responsabile dell’assalto in acque internazionali della Mavi Marmara, che cercava di portare aiuti umanitari a Gaza, per opera di commandos israeliani che hanno trucidato una dozzina di passeggeri, in base ad una lista; dentro o fuori dai governi di Sion, Barak non ha mai cessato di chiedere, anzi di esigere da Washington che fornisse ad Israele la capacità militare di bombardare l’Iran. Questo è l’esponente della “sinistra” in Israele.
Quindi, è divertente che Ehud Barak sia oggi tra i più fieri critici di Bibi Netanyahu, per il fatto che costui – per rafforzare il suo governo, sempre pericolante in parlamento – ha dato il ministero della difesa ad Avigdor Liberman, che in cambio gli apporta i voti del suo partito di estrema destra Ysrael Beitenu: “E’ un fascista! Ci porterà alla guerra!”. Anzi un nazista, ha precisato il generale Yair Golan, che ha visto nella nomina di Liberman qualcosa che assimila l’attuale Israele alle “nauseanti tendenze della Germania 19430”: insomma con Liberman al comando, il glorioso Tsahal diventa un esercito nazista. Cosa che prima non era. Prima, quando il ministero della Difesa non era mai stato assegnato a un civile, fino all’ultimo, il generale Yaalon.
Ora, Liberman è notoriamente un bruto, un razzista biologico, un promotore della pulizia etnica, il cui esercizio della violenza si limita però alla sua passata professione: è stato un picchiatore e un buttafuori in qualche discoteca in Moldavia. Il suo difetto è “di non avere esperienza militare”. E’ un civile. Per quanto incivile.
E’ bello vedere tutti i generali israeliani uniti come un sol uomo ad opporsi al “pericolo nazista in Israele”, adesso che hanno perso il lucroso ministero, pieno di opportunità. Magari i palestinesi non noteranno poi una grande differenza fra i vecchi (tutti col loro corredo di crimini contro l’umanità) e il nuovo bruto; ma diversi media occidentali hanno già cominciato a dipingere il generale Yaalon, il generale Golan, il generale Ehud Barak come “moderati” che si stanno opponendo alla “estrema destra”, e dicono che Netanyahu ha impresso al suo governo una configurazione “decisamente” neofascista. Mentre prima, no.
Vero che Avigdor Libeman ha trovato l’accordo con Netanyahu su un nuovo decreto, in base al quale un tribunale speciale fatto di due giudici può comminare l’esecuzione capitale ad un palestinese colpevole di aver aggredito un ebreo; condanna che sarà eseguita all’istante, senza possibilità di appello. Ma questo non è in fondo molto diverso dalle esecuzioni extralegali cui i civili palestinesi assistono, opera dei teneri soldatini del glorioso Tsahal, e in cui si distinguono quelli più “religiosi”.
Guarda ed ascolta il Video:
per spiegare questo video, si deve constatare questo: l’uomo in carozzella stava cercando di soccorrere una tredicenne palestinese, Yasmina, colpita e lasciata agonizzare per strada dai soldati.
La sorella cattolica di Bernard Henry Lévy
Sono quei misteri dell’anima ebraica su cui ci dà la possibilità di chinarci ancora una volta Veronique Lévy, la sorella minore (di vent’anni) di Bernard-Henry Lévy, che s’è convertita al cattolicesimo dopo un travagliato ed infelice percorso di vita. “Quando gli ho annunciato che stavo per farmi battezzare”, ha raccontato Véronique, mi ha dato della pazza. “Ma tu discendi da una delle famiglie ebraiche più antiche!”, le ha ritorto il nouveau philosophe (che come personaggio pubblico esibisce una perfetta secolarizzazione illuminista). Poi, BHL ha cominciato a dire ad altri che la sorella aveva “una mattana” (une toquade) ma sarebbe sicuramente “tornata all’ebraismo” appena rinsavita. Nel 1969, un loro fratello, Philippe, ha avuto un terribile incidente stradale a Londra; è stato in coma per mesi e ne è uscito cerebralmente colpito. “Una tragedia, specie per i miei genitori”, ha raccontato in un talk show il ‘liberatore’ della Libia: “ma io avevo vent’anni, la mia vita cominciava allora…”.
Altra tragedia nel 2013. Il fratello cerebroleso, cade dal sesto piano. In quei giorni, racconta Véronique, BHL mi sorprese mentre, a fianco del letto di Philippe all’ospedale, gli leggevo il Vangelo di Giovanni: ad alta voce, per me e per lui, pregavo e speravo si svegliasse a quelle parole. Il nouveau philosophe mi disse: ”Ma stai diventando pazza!”, poi, a bassa voce: “Prega, ma in silenzio!”…Tanto, dice, Philippe è sul letto di morte. “No, è sul letto di vita”, risponde lei. Suo fratello infatti si riprende e Véronique attribuisce la sua salvezza alla preghiera.
Véronique è una di quelle persone che in “questo” tempo, con “questa” Chiesa, è stata convertita da Cristo: per chiamata diretta. Dopo anni che “passavo di uomo in uomo”, di droga in droga, “alla ricerca dell’estremo, dell’assoluto” nelle bettole malfamate coté Bastille. Poi c’è stato un sogno: “Sono coperta di un velo nero, circondata da uomini che mi lanciano l’uno all’altro finché arriviamo a una cattedrale. Le porte si aprono. Dentro, è il battito di un cuore, un battito che scuote la cattedrale intera. E vedo Cristo in croce, immenso. E una voce: ‘Il tuo cuore di pietra, diventi un cuore di carne!’ – Ero terrorizzata e insieme piena di amore”. Non è stato un ritorno immediato; ci sono state ricadute, nell’ebraismo e nella carne. Oggi Véronique è collegata ad una comunità monastica in piena Parigi. Il suo battesimo, nell’aprile del 2012: “L’ho vissuto come un matrimonio e una rinascita. Sono sposata al Signore, adesso”. Il pellegrinaggio in Terrasanta, “il mio viaggio di nozze”.
Della famiglia, dice: “I miei fratelli non facevano che parlare dell’Olocausto, e ciò mi urtava….”.
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