Giulietto Chiesa: 'Quello di Gentiloni (e
Renzi) sulla Libia è un messaggio al Pentagono'. Scontro fra forze
realistiche e forze dementi. Renzi si schiera con le prime, per ora
Intervista di Lucia Bigozzi a Giulietto Chiesa.
Sulla Libia c'è uno
schieramento di forze realistiche e di forze dementi. Renzi si schiera
con le forze realistiche, se non cambia idea.". E' la fotografia che Giulietto Chiesa scatta
posizionando lo zoom sulla Libia: dal ritardo nel rientro delle salme
dei due tecnici italiani uccisi, ai messaggi incrociati tra Roma e
Washington. Nella conversazione con Intelligonews, il
giornalista e scrittore, esperto di scenari geopolitici, analizza la
linea del governo italiano e gli effetti - per nulla collaterali - del
pressing americano sul vecchio continente.
Da
un lato il ritardo nel rientro delle salme dei due italiani uccisi in
Libia, dall'altro il ministro degli Esteri Gentiloni che dice "non ci
faremo trascinare in avventure inutili e pericolose". Sono messaggi
incrociati? Si stanno parlando attraverso la vicenda delle due vittime?
«No.
Io la leggo come una ripetizione di quello che ha detto Matteo Renzi.
Il messaggio del premier è stato chiarissimo: a Venezia ha detto noi non
vogliamo andare a fare un videogame. La cosa è troppo seria e noi non
andiamo con cinquemila uomini e non andiamo fino a quando non c'è un
governo insediato e stabile. Il che significa che il governo italiano
non vuole andare a combattere in Libia. Vedremo come si svilupperanno le
cose».
«Sì
è ragionevole, abbiamo già subito due o tre colpi gravi, figuriamoci
cosa succederebbe se andassimo in Libia. A Renzi che è persona molto
attenta non sfugge né la vicenda Regeni in Egitto né l'uccisione dei due
tecnici italiani in Libia perché in entrambi i casi si tratta di
segnali importanti. In questo caso, Gentiloni ripete quello che ha già
detto il suo superiore diretto».
Quello di Renzi e dunque di Gentiloni è un messaggio anche a Obama?
«Più
che a Obama è un messaggio al Pentagono, perché credo che la linea del
presidente degli Usa non sia propriamente in sintonia con quella del
Pentagono, considerato anche il caso Siria. Diciamo così: in questo
momento c'è uno schieramento di forze realistiche e di forze dementi;
qui Renzi si schiera con le forze realistiche».
Cosa si può leggere dietro il ritardo del rientro in Italia delle salme dei due tecnici uccisi?
«Non
sono in grado di dire niente perché in Libia c'è una situazione
disastrosa, ci sono bande che si stanno combattendo e vai a capire quali
bande hanno agito in un senso e quali nell'altro. Siamo di fronte a un
Paese che non esiste più e se questo è, non si può rimettere in piedi un
Paese in quindici giorni. E certamente non lo si fa andando a
bombardare non si sa bene cosa e dove. Quindi, l'intervento italiano non
dovrebbe esserci se Renzi non cambia idea e non si schiera con la
coalizione dei dementi».
Filippo Calcagno rientrato dalla Libia ha detto che "un po' si vergogna di essere rientrato". Che effetto le fa?
«Non saprei. Io non uso la parola vergogna perché non conosco la vergogna».
Da esperto di scenari geopolitici, come andrà a finire in Libia?
«Temo
che le pressioni dello schieramento dei dementi, ovvero gli americani,
siano molto forti e possano esercitare ricatti molto forti. Diciamo che
in questa fase c'è una sovrapposizione e contrapposizione di ricatti.
Purtroppo la politica sta diventando una questione semi-criminale e
dunque è difficile dire oggi quale arma prevarrà. Ci troviamo di fronte a
una situazione semi-criminale in cui persone decidono di uccidere altre
persone facendo finta di avere la legge dalla loro parte».
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