Pagine

martedì 8 marzo 2016

Talal Khrais - Damasco guadagna terreno e cambia le prospettive della guerra siriana

I terroristi in Siria lasciano sul terreno migliaia di morti in pochi giorni. La Turchia tra continuo sostegno al terrorismo e voglia di uscire dall'isolamento .














di Talal Khrais (Damasco)
con l'assistenza di Amer Abou Ferraj (Aleppo), Mohamad Ballout (Teheran)

"Il Presidente Bashar al Assad rimarrà al potere a portare il suo popolo alla sponda della salvezza, solo le prossime elezioni legislative e poi presidenziali posso determinare il futuro della Siria." Sono le parole di Talal Salman direttore del quotidiano libanese As Safir.

A febbraio sono andato in Siria partendo da Beirut sette volte e con me c'erano spesso colleghi italiani e francesi. Nel giro di pochi giorni ho assistito a un autentico cambiamento. Le strade delle grandi città sono piene di gente, locali e ristoranti sono aperti dopo le due del mattino, l'85% della popolazione residente in Siria vive sotto l'ombra dello Stato che, malgrado tutte le difficoltà da cinque anni a questa parte, riesce a fornire assistenza e sostegno. La popolazione che vive nelle aree controllate dalle bande armate dello Stato dell'Iraq e del Levante (ISIS-Daesh) o del Fronte al-Nusra vede calpestati tutti i diritti. Oggi quella porzione della popolazione si ribella e chiede alle autorità di combattere i terroristi, a costo di morire con loro.
Il collega Domenico Quirico, rapito per cinque mesi nel 2013 poi liberato lo ricorda: "quando ero prigioniero nel Qusseir liberato da Hezbollah, pregavo perché arrivassero e uccidessero questi mostri, a costo di morire con loro".....
L'Esercito Arabo Siriano, alleato con i russi e gli Hezbollah libanesi e con il sostegno della Repubblica Islamica dell'Iran, infligge alle milizie terroriste un colpo dietro l'altro, mentre queste lasciano sul terreno migliaia di mercenari arrivati in Siria grazie al sostegno della Turchia e la copertura e il sostegno dell'Occidente.
I progressi palmo dopo palmo hanno portato le truppe siriane a recuperare in due mesi territori occupati durante 4 anni di conflitto.
Oggi c'è il cessate il fuoco, ma i terroristi continuano ad arrivare dalla Turchia, governata da quell'incredibile classe dirigente che chiede altri tre miliardi di euro all'Unione europea per gestire «l'emergenza rifugiati» da essa stessa causata. I combattenti stranieri cercano di interrompere la tregua: è successo in questi giorni quando Il Fronte al Nusra cercava di tagliare dalla parte di Israya la strada che collega Aleppo a Damasco, un tentativo finito con un duro colpo ai terroristi, ritornati indietro con una scia di centinaia di cadaveri.

Le truppe governative e i loro alleati provano a recuperare più territorio possibile dai terroristi dal nord al sud, e in alcuni punti sia il Fronte al-Nusra che l'ISIS cercano di dare segnali locali di ripresa, come a Khanasser, sulla via dei rifornimenti per Aleppo, prima riconquistata dall'ISIS ma poi liberata assieme ad altre cinque località.
Il mese scorso è stato coronato da grandi successi per Damasco, con la liberazione della provincia di Latakia, in particolare del settore nord est al confine con la provincia di Idlib, a cavallo fra i monti che guardano alla Turchia e la valle del fiume Oronte.
Così si tagliano i rifornimenti provenienti dalla Turchia verso la provincia di Idlib. Con la liberazione di Latakia le Forze Governative si avvicinano a Jisr al-Shughour, vasta area occupata l'anno scorso da Jaìsh Al-Fatah, formata a metà 2015.
Nei media occidentali se ne parla poco, eppure molti casi vengono risolti senza guerre: basti ricordare che in Siria sta funzionando bene il Centro di coordinamento per la riconciliazione dopo che le autorità del paese hanno accettato i termini della tregua. Il Centro di coordinamento ha già iniziato a lavorare a pieno ritmo, e in due settimane ha realizzato accordi di pace in 42 località siriane, i combattenti hanno sanato la loro situazione e l'Esercito ha esteso la sua autorità.
Il ministero della Difesa della Russia ha intrapreso un'iniziativa analoga: molti rappresentanti delle città occupate e rappresentanti del governo siriano si sono incontrati nella base russa di Latakia per portare avanti il processo di pace.
D'altronde il Centro di coordinamento per la riconciliazione delle parti in conflitto è stato creato in Siria nella base aerea russa di Hmeymim,e ha finora ottenuto molti successi sotto la guida del generale Igor Konashenkov. Il Centro di coordinamento ha il compito di facilitare il processo di riconciliazione tra le autorità siriane e l'opposizione, ad eccezione di Daesh, di al-Nusra e delle altre organizzazioni terroristiche riconosciute come tali dal Consiglio di sicurezza dell'ONU. Oltre che della conclusione degli accordi di cessate il fuoco, si occupa della consegna degli aiuti umanitari.
Malgrado i progressi di Damasco e nonostante le sconfitte che hanno subito i terroristi nel nord, colonne di camion carichi di armi ogni giorno partono dalla Turchia verso la Siria, raggiungendo le aree controllate dai terroristi di Al-Nusra e Ahrar al-Sham. Non lo dicono solo i russi, ma lo conformano anche nostri colleghi sul fronte. Ieri il collega Amer Abou Ferraj ci ha scritto: «Praticamente tutto il giorno dal territorio della Turchia attraversano il confine colonne di mezzi pesanti con equipaggiamenti ed armi, diretti esclusivamente verso aree sotto il controllo dei gruppi terroristici di Al-Nusra e Ahrar al-Sham».

La Turchia, oramai esclusa da un ruolo centrale dopo l'intesa russa-americana cerca di avvicinarsi alla Repubblica Islamica dell'Iran. Nel via vai dell'attivissima diplomazia iraniana si registra ora la visita del primo ministro turco Ahmet Davutoğlu, accolto dal vice-presidente iraniano Eshagh Jahangiri.
"È estremamente importante per la Turchia e per l'Iran fissare posizioni comuni per porre fine ai combattimenti fra fratelli nella nostra regione, per fermare i conflitti etnici e settari", ha affermato Davutoğlu. Gli Iraniani parlano chiaro e chiedono alla Turchia di lasciare in pace la Siria e il resto andrà bene.
Il collega Mohamad Ballout mi scrive da Teheran:
"L'incontro avviene poco prima del nuovo round di negoziati sulla Siria di questa settimana a Ginevra. Sul piano commerciale i due Paesi puntano a triplicare gli scambi portandoli a circa 27 miliardi di euro l'anno. La Repubblica islamica esporta in particolare gas verso la Turchia, quest'ultima macchinari e prodotti siderurgici."
Riusciranno le prospettive di affari a soffocare la guerra? Mentre si coltiva questa speranza, in Siria il presidente Assad continua a voler riprendere il controllo sul campo. La novità di queste ore è che perfino all'interno della sedicente "capitale" dell'ISIS, Raqqa, in cinque quartieri la popolazione si ribella, ammaina le bandiere nere di Daesh e issa di nuovo le bandiere della Repubblica Araba Siriana e guarda ad Assad come a un'attesa di salvezza, intanto che milizie curde e dell'esercito siriano sono a meno di 40 km dalla città. Il tracollo dell'ISIS è ormai un obiettivo raggiungibile.-----

Nessun commento:

Posta un commento