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mercoledì 20 gennaio 2016

Ue-Bruxelles a RenziPd: << Dimezzare le richieste di flessibilità e 300 milioni per Erdogan>>.



La guerra di nervi tra l’Unione Europea e Matteo Renzi può avere una via d’uscita. Almeno per come la vedono a Bruxelles, non certo a Roma. Stando a fonti Ue, il minimo sindacale per riportare il sereno nei rapporti tra Palazzo Chigi e istituzioni europee si regge su due richieste. Primo: Roma accetti di erogare i circa 300 milioni di euro che le spettano dei 3 miliardi promessi alla Turchia per gestire il flusso di immigrazione dai Balcani (ieri Juncker si è impegnato con Gianni Pittella a scomputarli dal patto di stabilità, ma ancora non c'è nulla di deciso). Secondo: il governo Renzi deve ridurre da quattro a due le clausole di flessibilitàcontenute nella legge di stabilità all’esame della commissione europea. Sono richieste irricevibili per Roma, che si sente messa alle strette, i renziani temono complotti europei in collaborazione con burocrazie italiane filo europee. Ma per ora Renzi non molla e combatte la sua battaglia più importante contro il rischio di una manovra correttiva in primavera: rischio che a Palazzo Chigi non vogliono nemmeno immaginare....

Ad ogni modo sono queste le due richieste pressanti che arrivano da Bruxelles. Sono ben note negli uffici Pd della capitale belga e anche a Roma. Dove sono preoccupati da entrambe le questioni. Ma soprattutto da quella che riguarda la legge di stabilità per via degli strascichi che reca con sé. Le clausole di flessibilità richieste dall’Italia sono quattro per un totale di quasi 19 miliardi di euro. Ci sono le due su riforme investimenti, chieste fin dall’inizio e più o meno accordate dall’Unione, almeno in via informale e secondo le interpretazioni più bonarie a Roma. Valgono oltre 13 miliardi di euro (8,5 mld per le riforme, 5,1 mld per gli investimenti). E poi però sono arrivate altre due clausole: migranti e sicurezza.
Roma tiene il punto sulla flessibilità per far fronte alle spese sostenute dal nostro paese sui migranti, da sempre o almeno fino a quando l’immigrazione arrivava soprattutto dal Mediterrano. Al Mef stimano 3 miliardi di euro di spesa all’anno. Su questa clausola, che vale lo 0,2 per cento del pil per un totale di 3,4 miliardi di euro, la Commissione europea ha sempre manifestato delle perplessità, comunicate in via informale a Palazzo Chigi tanto che lo stesso Renzi le confessò ad alcuni parlamentari incontrati in aula alla Camera in autunno. Ma dopo gli attentati di Parigi e provocato dalla decisione di Merkel a fine novembre di promettere i fondi a Erdogan sui migranti, Renzi ha deciso di non arrendersi anche sulle spese di accoglienza profughi. L’Italia vuole che l’Ue le scorpori dal patto di stabilità. Infine dopo gli attacchi dell’Isis in Francia, è arrivata la clausola che riguarda le spese sulla sicurezza. Due miliardi, “1 per la cultura, 1 per la sicurezza”, è il mantra di Renzi dal 13 novembre scorso. Il premier si è agganciato alla richiesta di Francois Hollande all’Ue: scorporare le spese per la sicurezza dal patto di stabilità.
Il punto è che l’Ue non ha detto di no a Hollande. E ha promesso che i 3 miliardi per Erdogan saranno legati al riconoscimento della clausola di flessibilità sui migranti. Ma la commissione europea analizzerà singolarmente i bilanci degli Stati: a ognuno verranno riconosciute alcune clausole di flessibilità, a seconda della situazione specifica. L’Italia ne ha chieste troppe: da quattro, le clausole devono diventare due. E’ questo il messaggio che da Bruxelles continuano a inviare a Roma. Il commissario Ue per gli Affari economici Pierre Moscovici lo ha ripetuto oggi a Davos, pur nel tentativo di mitigare lo scontro tra Renzi e la Commissione Ue. "Non si può dire la Commissione non tenga conto delle specificità dell'Italia – sono le parole di Moscovici a margine del ‘World Economic Forum’ - Se si considera, ad esempio, il mio settore, quale altro Paese gode e può beneficiare di tutta la flessibilità prevista nel Patto di Stabilità e Crescita? La clausola sugli investimenti? Nessun altro Paese. La clausola sulle riforme strutturali? Nessun altro Paese. E dobbiamo anche prendere in considerazione che l'Italia sta accogliendo molti rifugiati. No, non si può dire assolutamente che questa commissione sia ostile all'Italia. Capiamo la situazione e vogliamo discuterla". E aggiunge: "Apprezziamo le riforme di Renzi, ma Roma deve ridurre il debito...".
Anche dalla Bce oggi sono arrivati segnali di pace. Daniele Nouy, capo del supervisory board Bce, è stata ascoltata in audizione dalla Commissione economica dell'Europarlamento, presieduta dal Dem Roberto Gualtieri. "Non è prevista alcuna azione da parte della Bce nel prossimo futuro. Le indiscrezioni sono totalmente infondate. La reazione dei mercati è del tutto ingiustificata perchè basata su un non evento. Bce ha fatto quello che doveva fare un anno fa, e non ha alcuna intenzione di forzare i tempi in nessun modo", dice Gualtieri in riferimento alla bufera sulle banche italiane in borsa.
La trattativa tra Roma e Bruxelles è in corso a suon di botta e risposta, attacchi e contrattacchi ormai quotidiani. Ancora non c’è una quantificazione esatta della flessibilità alla quale il governo Renzi dovrebbe rinunciare. Si parte comunque da un minimo di oltre 5 miliardi di euro, tra spese per migranti e sicurezza. Sono soldi già previsti in legge di stabilità. Se l’Ue respingerà la richiesta di scorporarli dal patto di stabilità, per il governo Renzi si aprirebbe la strada buia di una manovra correttiva in primavera, per giunta alla vigilia delle amministrative di giugno. Roba che ingestibile a livello elettorale, per un premier che ha fondato la sua popolarità sugli 80 euro in busta paga decisi alla vigilia delle europee 2014 che fruttarono al Pd oltre il 40 per cento dei consensi.
C’è di più: la trattativa europea sui conti getta ombre anche sulla legge di stabilità del 2016, ammesso che vada bene ad aprile. Renzi ha promesso il taglio dell’Ires per l’anno prossimo. E non vuole ritrovarsi a battagliare ancora con l’Ue. Ecco perché vorrebbe che i criteri della flessibilità vengano riconosciuti come principio nelle logiche europee e non come gentile concessione. Cosa succederà infatti se il rigore europeo non gli permetterà di ridurre le tasse? Tra i suoi, c’è chi vede il rischio elezioni anticipate al 2017. Del resto è da tempo che il premier non ripete che “la legislatura finisce nel 2018”, come era solito fare anche solo un anno fa, quando i rapporti con l’Ue erano rose e fiori.
I rapporti si sono deteriorati sull’onda della crisi migranti, la scorsa primavera. E qui veniamo all’altra richiesta europea, quella sulla quale il Popolare tedesco Manfred Weber, vicinissimo alla Merkel, batte ogni giorno che può: i soldi per Erdogan. A Palazzo Chigi non sopportano che il livello di attenzione europeo sui migranti si sia alzato solo quando le rotte sono cambiate. Più che dal Mediterraneo ora arrivano dai Balcani, più che all’Italia puntano alla Germania passando per la Turchia. E’ per questo che la Cancelliera, bersagliata in patria dai falchi della Cdu, tiene molto ai 3 miliardi di euro promessi a Erdogan, ratificati da un accordo in consiglio europeo a novembre. Il no del governo di Roma, che chiede che i soldi vengano presi dal bilancio Ue e non dai fondi di ogni Stato e chiede anche chiarimenti sull’uso di queste risorse, blocca tutto l’accordo. Non è una gran figura per Merkel in patria, in Ue e nei rapporti con la Turchia.
E’ questo il menu che probabilmente Renzi si ritroverà davanti al vertice con la Cancelliera a Berlino il 29 gennaio. Mentre comincia a incassare qualche piccola vittoria, anzi: promessa di vittoria. Oggi Juncker ha voluto ricucire con Roma (“All’Italia scriverei una lettera d’amore”). Del resto, a quanto si apprende, ieri ha avuto da dire con lui anche l’Alto Commissario Ue per la politica estera Federica Mogherini, che ha contestato al presidente della Commissione Ue la lamentela sulla mancanza di un interlocutore a Roma. Insomma un modo per la Mogherini di sciogliere il gelo con Renzi. Ad ogni modo, Juncker ha chiesto che il vertice Ue di fine marzo si allunghi di una giornata in via straordinaria per discutere dell’emergenza migranti. E’ il vertice nel quale la Commissione dovrebbe avanzare la sua proposta per superare il Trattato di Dublino, in modo che gli Stati di primo approdo (tipo l’Italia o la Grecia o la Turchia) non siano obbligati a riconoscere l’asilo ai profughi, che invece verrebbero distribuiti nell’Ue. Renzi se ne compiace ma la strada per un’intesa è ancora lunga.-----------


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