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domenica 1 novembre 2015

Eugenio Scalfari - Dalle miserie politiche alle alte visioni di Francesco

Per un sindaco essere un alieno è assolutamente impossibile e finalmente la vicenda di Marino si è chiusa. Ora il problema è quello delle candidature. E non solo a Roma. Il Pd è ormai partito della nazione ma sul territorio vale ben poco. Volando più in alto, si arriva ai risultati del Sinodo: ancora una volta Francesco afferma verità rivoluzionarie ma con la diplomazia necessaria per trasformare le diversità nell'armonia d'un lavoro comune.



Fu questa la motivazione del mio voto. Del resto la precedente gestione del Comune di Roma guidata per cinque anni da un ex picchiatore fascista, come fu Alemanno da giovane, aveva lasciato guasti immensi finanziari, sociali, edilizi, servizi pubblici d'ogni genere e tipo, mentre Marino sembrava persona onesta, capace, volitiva. Dopo poco tuttavia ci si accorse che c'era un aspetto del suo carattere alquanto strano: il suo ego era soverchiante su ogni altro requisito caratteriale. Voleva emergere, voleva distinguersi, voleva comandare, voleva stupire. Tutto il resto non contava niente. Di positivo fece solo la chiusura della discarica di immondizie di Roma. Era qualcosa, ma non fece nient'altro. Non si accorse neppure che nell'amministrazione della città si era infiltrata un'organizzazione criminale. Non se ne accorse anche perché gliene importava assai poco.

Mafia Capitale da un lato e il sindaco dall'altro procedevano su strade parallele che non si incontrarono mai con la conseguenza che il Comune di Roma divenne il più inquinato di Italia, allo stesso livello di quello di Napoli e di Reggio Calabria, superiore perfino a Palermo e a Catania.

Questo è stato Marino. C'è da aggiungere che il Partito democratico romano era ed è uno dei peggiori d'Italia come dimostrano i documenti delle indagini affidate dalla direzione del Pd a Fabrizio Barca. Ventiquattro circoli del Pd romano sono stati messi sotto accusa a seguito di quell'indagine, ma anche nel Consiglio comunale la qualità è piuttosto bassa e in alcuni casi (rari) la collusione è stata silente su quanto accadeva.

Il presidente del Pd, Matteo Orfini, nominato da Renzi commissario del Pd romano, tentò per quasi un anno di sostenere Marino della cui onestà e sincerità non dubitava. Poi si rese conto della sua totale inefficienza e, stimolato da Renzi, capì che bisognava arrivare alle dimissioni del sindaco. Tentò di convincerlo ad affrontare il dibattito in aula, ma l'altro si oppose. Poi Marino si dimise ma pochi giorni dopo ritirò le dimissioni. Alla fine il Consiglio comunale si è autosciolto e Marino, turbato e rabbioso, fece le valigie. Un valido prefetto di Milano,Francesco Paolo Tronca, è stato nominato commissario a Roma. La vicenda è terminata. Ma Marino era ed è un alieno come l'ha definito il nostro Ceccarelli. Un alieno che ritiene importantissime le cose che riguardano lui e basta. Parla un altro linguaggio, ha altri comportamenti. A volte questa diversità è un bene, talaltra un male. Ma per un sindaco essere alieno è assolutamente impossibile e finalmente questa vicenda si è chiusa. Il problema sarà quello del futuro sindaco che si potrebbe votare insieme a Napoli e a Milano.

Ora si apre la questione delle candidature. Sarà piuttosto controversa, ma c'è il tempo necessario per parlarne. Il nuovo commissario Francesco Paolo Tronca farà bene il suo compito. Quanto al presidente del Consiglio è stato molto saggio a manifestare la sua insoddisfazione senza tuttavia intervenire direttamente. Il problema dei sindaci tuttavia esiste in molte città d'Italia e proprio le più importanti (con l'esclusione di Torino). Proviene dalla natura territoriale del Pd. È ormai il partito della Nazione, ma sul territorio vale ben poco oscillando tra clientele, emirati o totale assenza di classe dirigente. In questo somiglia alla struttura (pressoché immutata sia pure dopo più di vent'anni) di Forza Italia. Del resto non è il solo aspetto che rende simile Renzi (il figlio buono) a Berlusconi. Soprattutto su un punto che spesso ripeto ma penso sia utile ricordarlo: l'aspetto che più d'ogni altro li avvicina è che tutti e due vendono a meraviglia il proprio prodotto e tutti e due vogliono comandare da soli. Nessuno dei due vuole, pur comandando da soli, rafforzare i poteri di controllo sul loro solitario operato. Questo è il punto. Purtroppo interessa assai poco gli italiani i quali, specie i giovani, sono del tutto indifferenti alla politica.

Debbo ancora una volta ricordare che fu l'Espresso di sessant'anni fa, allora diretto da Arrigo Benedetti e con un articolo di Manlio Cancogni (entrambi purtroppo non ci sono più e mi piace qui ricordarli) a lanciare lo slogan " Capitale corrotta, nazione infetta". Sessant'anni sono passati ed è ancora così.

***
Cercherò adesso, ammesso che mi sia possibile, volare più in alto di quelle misere cose e parlerò ancora di papa Francesco e del Sinodo ormai conclusosul tema della famiglia, cui seguirà tra poche settimane il Giubileo dedicato alla misericordia. Il Sinodo e la famiglia si inquadrano nella misericordia e nel perdono. C'è una frase che il Papa ha pronunciato ed ha sottolineato scrivendola nel testo del suo discorso conclusivo e nella sua Udienza generale del 28 scorso. Proprio quel giorno papa Francesco ha avuto la bontà di telefonarmi alle 18 del pomeriggio ed abbiamo conversato per circa un quarto d'ora. Lascio a voi immaginare la mia felicità di non credente privilegiato dall'amicizia di Francesco. La frase è questa: "Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati".

Il Papa ha anche ricordato in queste due ultime uscite alcune indicazioni essenziali del Concilio che qui cito: "La crescente interdipendenza dei popoli; la ricerca umana di un senso della vita, della sofferenza, della morte, interrogativi che sempre accompagnano il nostro cammino; la comune origine e il comune destino dell'umanità: l'unicità della famiglia umana; lo sguardo benevolo e attento della Chiesa sulle altre religioni: la Chiesa non rigetta niente di ciò che in esse vi è di bello e di vero; la Chiesa guarda o stima i credenti di tutte le altre religioni, apprezzando il loro impegno spirituale e morale".

Non c'è bisogno di tormentarsi molto per comprendere il senso di queste citazioni: è la riaffermazione del Dio unico che nessuna religione possiede per intero e al quale ciascuna arriva attraverso le diverse vie, le diverse liturgie e le diverse Scritture che costellano la storia di ciascuna di esse. Perfino delle varie Confessioni della religione cristiana e perfino all'interno della Chiesa cattolica.

Di questo Francesco parla nella conclusione del Sinodo dei vescovi di tutto il mondo: "Il primo dovere della Chiesa non è quello di distribuire condanne e anatemi ma quello di esaltare la misericordia. In questo Sinodo abbiamo visto che quanto sembra normale per un vescovo di un continente può risultare strano quasi come uno scandalo per il vescovo d'un altro continente; ciò che per alcuni è libertà di coscienza, per altri può essere confusione. Infine l'intima trasformazione degli autentici valori culturali avviene mediante l'integrazione nel cristianesimo e il radicamento del cristianesimo nelle varie culture umane".

Mi chiedo se c'è stato un Papa che abbia parlato in modo così esplicito e al tempo stesso profetico della vita vera, con la molteplicità delle etnie, dei luoghi, dei tempi dove l'umanità nasce, vive, muore, in una società continuamente mutevole e tuttavia unica specie nella moltitudine delle cose create. Alcuni pontefici sono arrivati a queste intuizioni; Francesco in quel discorso di chiusura del Sinodo ne ha ricordato i più recenti che l'hanno preceduto, cogliendo i punti di continuità della Chiesa che ha impostato e concluso il Vaticano II: Giovanni XXIII che ne fu il promotore e poi Paolo VI, Wojtyla e Ratzinger. Francesco ha un senso politico molto vigile; afferma verità rivoluzionarie ma con la diplomazia necessaria per trasformare le diversità nell'armonia d'un lavoro comune. Fermo restando che è la fede il cemento di tutti e insieme alla fede lo Spirto Santo che la diffonde. Secondo Francesco anche nei non credenti che fanno parte comunque della famiglia umana.

Nella stessa conversazione telefonica di mercoledì scorso lui si è detto molto interessato all'articolo a lui dedicato che avevo scritto due domeniche prima. Mi ha chiesto che cosa pensavo delle conclusioni del Sinodo sulla famiglia. Ho risposto - come avevo già scritto - che il compromesso che il Sinodo aveva raggiunto non mi pareva tenesse conto dei mutamenti avuti dalla famiglia negli ultimi cinquant'anni, sicché puntare verso un recupero della famiglia tradizionale era un obiettivo del tutto impensabile. Ho aggiunto che la Chiesa aperta da lui voluta si trova di fronte ad una famiglia altrettanto aperta nel suo bene e nel suo male ed è questa che la Chiesa si trova di fronte.

"È vero - ha risposto papa Francesco - è una verità e del resto la famiglia che è la base di qualsiasi società cambia continuamente come tutto cambia intorno a noi. Noi non dobbiamo pensare che la famiglia non esista più, esisterà sempre perché la nostra è una specie socievole e la famiglia è il puntello della socievolezza, ma non ci sfugge che la famiglia attuale, aperta come lei dice, contiene alcuni aspetti positivi ed altri negativi. E come si manifestano queste diversità? Gli aspetti negativi sono l'antipatia o addirittura l'odio tra i nuovi coniugi e quelli di prima, se un divorzio c'è stato; lo scarso sentimento di fratellanza specie tra figli di genitori parzialmente o totalmente diversi; un diverso contenuto della paternità che oscilla tra l'indifferenza reciproca o la reciproca amicizia. La Chiesa deve operare in modo che gli elementi positivi prevalgano sui negativi. Questo è possibile e questo faremo. Il diverso parere dei vescovi fa parte della modernità della Chiesa e delle diverse società nelle quali opera, ma l'intento è comune e per quanto riguarda l'ammissione dei divorziati ai Sacramenti conferma che quel principio è stato accettato dal Sinodo. Questo è il risultato di fondo, le valutazioni di fatto sono affidate ai confessori ma alla fine di percorsi più veloci o più lenti tutti i divorziati che lo chiedono saranno ammessi".


http://www.repubblica.it/politica/2015/11/01/news/dalle_miserie_politiche_alle_alte_visioni_di_francesco-126366372/

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