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giovedì 6 agosto 2015

Ustica -Ucraina: un anno dopo restano solo le sanzioni alla Russia

Le presunte prove documentali enunciate dalle massime autorità USA e occidentali non sono state mostrate. Prove satellitari solo da Mosca. Indagini ferme.

«L'evidenza indica che l'aereo è stato abbattuto da un missile terra-aria che è stato lanciato dall'area controllata dai separatisti sostenuti dalla Russia. I separatisti non potevano agire da soli, hanno avuto il sostegno della Russia».

Queste furono le parole pronunciate dal presidente degli USA Barack Obama il 18 luglio 2014, all'indomani del disastro aereo del volo MH17 della Malaysia Airlines, precipitato nella regione di Donetsk.
Le sue accuse sono fedelmente registrate sul sito della Casa Bianca.

Poche ore dopo il Segretario di Stato americano John Kerry, parlando delle complicità della Russia, rincarò la dose:
«C'è un concentrato straordinario di prove. Abbiamo le foto di quel lancio, ne conosciamo la traiettoria, sappiamo da dove è partito e anche il momento esatto».

A un anno di distanza, la realtà è ben diversa. Le presunte prove documentali enunciate dalle massime autorità statunitensi non sono state mostrate. E le indagini sono in un vicolo cieco.......

Al momento l'inchiesta condotta dall'Olanda insieme a Ucraina, Belgio, Australia e, da ultimo, anche Malesia non è ancora conclusa. L'unico documento ufficiale resta il rapporto preliminare pubblicato dal Dutch Safety Board, l'ente olandese per la sicurezza del volo. Il rapporto finale potrebbe essere pronto solo per la metà di ottobre, come comunicato dallo stesso ente ad ICAO (l'organizzazione internazionale dell'aviazione civile:

Eppure nella prima settimana successiva al disastro gli organi di informazione avevano data ormai per certa e definita la dinamica dell'incidente, che sarebbe stato causato da un missile BUK lanciato dai "ribelli" del Donbass con il supporto militare della Russia. E proprio per questo motivo venne lanciata immediatamente una forte campagna di pressione su scala internazionale, che portò dopo pochi giorni a imporre alla Russia pesanti sanzioni economiche. Per esemplificare alcune prese di posizione di quei giorni della seconda metà di luglio 2014:

- secondo John Baird,MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI del governo canadese, il Cremlino ha caricato l'arma e l'ha messa nelle mani degli assassini. Occorrono quindi dure sanzioni contro la Russia

- i ministri degli esteri di Gran BretagnaFrancia e Germania affermano che l'Unione Europea deve essere pronta a nuove sanzioni contro la Russia

- secondo Hillary Clinton l'Unione Europea deve inasprire le sanzioni, trovare alternative a Gazprom e sostenere gli ucraini
Federica Mogherini, a quel tempo ministro degli esteri del governo Renzi: «L'Italia, presidente di turno dell'Unione europea, ha proposto un pacchetto aggiuntivo contro la Russia. L'Italia insiste perché le sanzioni vengano estese, per avere un pacchetto che includa misure aggiuntive contro cittadini e aziende russi».
Frans Timmermans, ministroDEGLI AFFARI ESTERI dei Paesi Bassi: «L'Unione europea allargherà le sanzioni».

Ed è stata proprio l'Olanda (il Paese che ha subito il maggior numero di vittime) ad essere chiamata a condurre le indagini, su delega dell'Ucraina. Ben presto, però, sono emerse in modo evidente le falle nella trasparenza dell'attività investigativa, come già evidenziato prontamente da Megachip:
- l'8 agosto 2014 i quattro Stati (Paesi Bassi, Ucraina, Australia e Belgio) che svolgono le indagini si accordano segretamente per un diritto di veto sulla divulgazione delle notizie e dei risultati delle indagini, come confermato poi dai Paesi Bassi e dall'Australia.

- il report preliminare pubblicato il 9 settembre 2014 vienesbianchettato il giorno successivo con lo scopo di togliere le evidenze della responsabilità dell'Ucraina per non aver salvaguardato la sicurezza dei voli in transito sopra il suo spazio aereo

Il giornalista statunitense che a suo tempo contribuì alla rivelazione del caso Ira-Contras, Robert Parry, ha chiesto informazioni aggiornate alla CIA, nel presupposto che dovesse avere una grande quantità di dati di intelligence sul caso del volo MH17. Non solo immagini satellitari, ma anche intercettazioni. La CIA per tutta risposta si limitava a un rapporto risalente a quattro giorni dopo l'abbattimento delll'aereo. Per Parry il sospetto è che si nascondessero le prove per non ammettere l'estraneità dei russi ai fatti.

Dopo un anno dal tragico evento, le cause del disastro restano ancora da chiarire e i responsabili restano ignoti.
Il report preliminare del Dutch Safety Board aveva accennato ad oggetti ad alta velocità provenienti dall'esterno che avrebbero colpito l'aereo.
Però il 21 luglio, cioè 4 giorni dopo il disastro, il ministero della Difesa aveva affermato che al momento dell'incidente era stata rilevata dai tracciati radar di Rostov la presenza di un aereo da combattimento, presumibilmente un SU-25, vicino al Boeing; inoltre, era stata registrata un'intensa attività dei radar 9S18 Kupol-M1 dei sistemi missilistici Buk-M1 ucraini nell'area del disastro aereo.
Importante poi la testimonianza, vagliata e verificata dagli investigatori russi, di Evgeny Agapov, che svolgeva il servizio militare come meccanico nella prima brigata di squadroni dell'aviazione tattica dell'Aeronautica Militare dell'Ucraina. Agapov riferisce che il 17 luglio 2014 un caccia "Su-25" dell'Aviazione ucraina, pilotato dal capitano Voloshin, era decollato per una missione. L'aereo sarebbe poi tornato alla base senza munizioni e Voloshin atterrò sconvolto.

Più recentemente, la società statale russa Almaz-Antei, che produce i missili Buk, ha pubblicato le prove che dimostrerebbero l'abbattimento dell'aereo della Malaysia Airlines per mezzo di unmissile 9M38M1 Buk-M1, di cui dispongono solo le forze armate di Kiev. E, sulla base della ricostruzione della traiettoria in base ai segni e ai danni lasciati dai proiettili sulla carlinga, il missile sarebbe stato lanciato dalla zona di Zaroshenskoie, che allora era controllata dall'esercito ucraino.

Alla vigilia dell'anniversario, per contro, la CNN fa da grancassa ad alcune presunte indiscrezioni sulla bozza di rapporto provenienti dal Dutch Safety Board, non confermate, secondo cui il volo MH17 sarebbe stato abbattuto da un sistema BUK in mano ai ribelli russofoni. Nessun dato è richiamato nel breve servizio dell'organo statunitense.


Quasi a rispondere a tamburo battente, il vice capo dell'Agenzia federale russa del Trasporto Aereo, Oleg Storchevoy, fa notare che se il missile, come sostenuto dall'Occidente, fosse stato sparato dai ribelli nel distrettodi Snezhnoye, in base al parere di tutti gli esperti sarebbe stato inevitabilmente immortalato più volte dai radar civili di Rostov, città russa molto vicina.



Nonostante che dopo un anno l'inchiesta ufficiale condotta dal Dutch Safety Board non abbia prodotto risultati, gli stessi Paesi che stanno portando avanti le indagini stanno facendo pressione in questi giorni a livello internazionale affinché venga approvata presso l'ONU una proposta di risoluzione per l'istituzione di un tribunale internazionale per perseguire i responsabili del disastro aereo, peraltro al momento non noti. Con tanto di minaccia alla Russia di non usare il diritto di veto.

Si tratterebbe di un'ulteriore dilazione dei tempi. Anche se alcuni Paesi un obiettivo l'hanno comunque raggiunto già un anno fa: accusare i ribelli del Donbass per fermare la loro avanzata militare nei confronti dell'esercito di Kiev e accusare la Russia di complicità e corresponsabilità per imporre nuove sanzioni economiche. La verità, invece, come sempre, può attendere.

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