PS: <<Ma se non abbiamo una linea che tuteli i nostri "INTERESSI" in Libia e ci salvaguardi dall'invasione dei migranti, come possiamo avere solamente un'opinione da proporre sull'Ucraina? >>
umberto marabese
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Lunedì a Berlino l'incontro tra Poroshenko e i leader di Germania e Francia. Renzi lasciato ai margini su una questione cruciale per la nostra economia.
I buoni propositi Renzi-Merkel dell'Expo sono stati archiviati già da un po'. L'Italia continua a pesare poco ai tavoli internazionali, fatta eccezione per quelli imbanditi dell'esposizione milanese dedicata all'alimentare.
Oltre ai tentativi di ottenere margini di flessibilità sui conti pubblici, uno sconto da parte dalla Commissione europea che, con tutta probabilità, è destinato a non avere successo, ci va malissimo anche sulle questioni di politica estera. L'ennesima prova della nostra marginalità è il vertice sulla crisi dell'Ucraina fissato per lunedì a Berlino. Parteciperanno, oltre al presidente Petro Poroshenko, solo Angela Merkel e François Hollande. Si dirà, non è una novità. Il Belpaese è sempre stato fuori dalle trattative di pace per la crisi del Donbass. Ma l'incontro di lunedì poteva essere l'occasione. Non è un vertice di quel «gruppo Normandia», che comprende anche la Russia e al quale sono state affidate le trattative per portare la pace in Crimea. Manca Vladimir Putin.....
Lo hanno fatto notare le autorità di Mosca. «È un incontro trilaterale tra i leader di Germania, Francia e Ucraina», ha sottolineato il ministro degli esteri Serghiei Lavrov. Una cosa tra europei e ucraini, insomma. Dove il Vecchio continente è rappresentato solo da Francia e Germania. Italia non pervenuta.
Assente anche la Commissione europea, cosa ancora più grave. Anche perché ci avrebbe rappresentato in due modi. Intanto come membri dell'Unione europea poi, indirettamente, per la presenza di Federica Mogherini, Alto rappresentante per gli Affari esteri.
Lavrov ha auspicato che l'Europa convinca il governo ucraino di Poroshenko a fare concessioni. Kiev ha risposto auspicando proposte europee «volte a prevenire uno scenario negativo». In entrambi i casi si dà per scontato che la linea europea sia dettata da Berlino e da Parigi. La vulgata vuole che la nostra esclusione sia frutto della cattiva eredita del passato. Il debito pubblico pesantissimo che scredita la nostra classe politica. Ma la Francia ultimamente non è messa molto meglio di noi e nessuno ne mette in discussione la posizione di Parigi. «Quando funziona l'asse Germania-Francia funziona tutta l'Europa», si commenta nella Commissione Ue. Ma è anche vero - continua la fonte Ue - che «per partecipare ai tavoli bisogna fare proposte che in qualche modo interessino». Come dire, da Roma nessuno si mette in gioco.
Unico fronte Ue che continua a impegnare Roma è quello che riguarda la prossima legge di Stabilità. Senza concessioni di Bruxelles il governo non riuscirà a finanziare i progetti annunciati da Renzi. E, forse, nemmeno a coprire le clausole di salvaguardia, cioè gli aumenti di accise e imposte messe a bilancio dalle passate finanziarie.
È talmente urgente trovare risorse, che il governo sta pensando di accettare (o meglio, di proporre a Bruxelles che non è detto che accetti) il programma riservato ai Paesi in default. Cioè un piano dettagliato di riforme con tanto di agenda per l'attuazione. Unico modo per ottenere qualche euro in più rispetto ai sei miliardi già concessi per gli investimenti.
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