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sabato 4 luglio 2015

James Galbraith: "Matteo Renzi ci ha deluso. Ha sposato una minaccia vergognosa".

VAROUFAKIS GALLBR
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PS: Se vuoi sapere chi è James Galbraith: 
https://www.google.it/search?rlz=1C1BLWB_enIT514IT514&espv=2&biw=1366&bih=653&q=James+Galbraith&spell=1&sa=X&ei
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ATENE - E' stato l'ombra e il fedele consigliere di uno dei protagonisti della crisi greca, il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis. Lo ha seguito dappertutto in questi quattro mesi. E a poche ore dal referendum che può segnare il destino dell'Eurozona, è ancora ad Atene, al ministero delle Finanze, in compagnia del ministro greco. James Galbraith, docente all'università di Austin ha tutte le doti tipiche di un consigliere, tranne una: la diplomazia. E a meno di 24 ore dal voto usa parole durissime nei confronti dei nemici di Atene. Uno schieramento in cui Galbraith arruola anche il nostro presidente del Consiglio. "Ci ha delusi, è stata una follia la sua presa di posizione di lunedì", dice Galbraith riferendosi al tweet in cui il premier spiegava che un no avrebbe voluto dire scegliere di uscire dall'euro, come avevano suggerito anche altre Istituzioni europee: "Una minaccia vergognosa", accusa Galbraith, "che Renzi ha deciso di sposare".....
Professore, torniamo indietro un attimo, osservando da fuori è sembrato che in questi questo mesi di trattative il negoziato abbia cominciato a muoversi veramente soltanto all’inizio di giugno. Come se nelle settimane precedenti le proposte di Atene non fossero mai state prese sul serio. E’ così?

"Non penso. Ci sono state discussioni intense fin dall’inizio. Il problema è che le posizioni dei creditori sono rimaste immutate fino alla fine di giugno, quando il programma era in scadenza. Un programma che di fatto era stato rigettato dal popolo greco con le elezioni di gennaio. Per il nuovo governo, proseguire lungo quella linea era inaccettabile, ma le Istituzioni hanno deciso di mantenerla comunque fino alla fine. L’esecutivo di Tsipras è arrivato a questo punto perché ha capito che da parte dei creditori non era stata fatta nessuna sostanziale concessione alla Grecia. L’obiettivo era respingere in toto la politica del suo governo".
Eppure questo scenario sembra una sconfitta per tutti. Crede che ci siano stati errori nel negoziato da entrambe le parti?
"L’errore principale è stato commesso nel 2010, quando invece di ristrutturare e cancellare un debito chiaramente insostenibile è stato coinvolto il Fondo Monetario con l’obiettivo i salvare i creditori privati, specialmente le banche francesi e tedesche. Il secondo catastrofico errore è stata la previsione che la ricetta messa a punto per la Grecia avrebbe portato a una ripresa, quando invece ha causato un calo del 25% del Pil negli anni della crisi. Anche il programma di acquisto di titoli SMP da parte della Bce è stato uno sbaglio e la lista potrebbe ancora continuare".....
Qui si parla però degli anni passati. Rispetto a questi quattro mesi Grecia e creditori hanno qualcosa da rimproverarsi?
"Direi che il governo greco ha negoziato in buona fede e con dignità. Forse è stato difficile capire per tempo quanto sarebbero stati intransigenti i creditori, ma non mi sento di biasimare Tsipras per questo, perché serve tempo per capire su cosa si può veramente trattare".
E i creditori?
"Hanno semplicemente immaginato che il governo greco alla fine avrebbe ceduto su tutta la linea. Sono abituati a dare per scontato che ogni nuovo governo che va al potere alzi la voce in Europa ma poi alla fine finisca per allinearsi, come ha fatto il governo francese di François Hollande. Hanno scoperto che il governo era diverso e non era disposto a cedere e per questo si sono spazientiti ed esasperati".
Crede che il governo greco si aspettasse un maggiore supporto da parte dei Paesi socialisti in Europa, compreso il nostro?
"Come si ricorda, all’inizio del suo mandato Yanis Varoufakis ha fatto un tour in Europa per incontrare i ministri dei governi di Centrosinistra. Ma da quei momenti e dai primi incontri con i ministri dell’Eurozona è parso subito chiaro che non ci potevano essere illusioni da parte del governo greco. C’era un fronte all’interno dell’Eurogruppo, con la Spagna il Portpgallo e l’Irlanda in testa, che ha fatto fin da subito capire che per loro Syriza era un pericolo, perché avrebbe spinto i partiti di sinistra in vista delle prossime elezioni.
E rigurdo all’Italia?
Tutti i partiti socialisti europei, incluso il Pd, hanno guardato con sospetto a Tsipras fin dall’inizio. Il motivo è semplice, sono affiliati con una forza, il Pasok, che è stato praticamente cancellato proprio da Syriza.
Insomma non esiste un alleato in Europa per Syriza
"Se vincerà in Spagna, Podemos. E se ciò accadesse penso che questo possa portare a un cambio di atteggiamento anche da parte del governo italiano".
In che senso?
Devo dire che una delle cose che ha maggiormente deluso me e molte persone qui in Grecia è stata la presa di posizione di Matteo Renzi lunedì. Ha sposato quella vergognosa minaccia lanciata dall’Europa, per cui se i greci avessero votato no avrebbero scelto l’addio all’euro. Non avrebbe dovuto farlo. Una posizione del genere, così dura, poteva prenderla la Germania, ma non un Paese come l’Italia che sta ancora affrontando una crisi. E non è finita, secondo Bloomberg, i ministri delle Finanze europei sarebbero d’accordo su un sostegno alla Grecia anche in caso di no. Hanno capito che i costi di un’uscita dei Atene dall’ euro sarebbero enormi e maggiori di quelli da sostenere per mantenerla dentro. In altre parole hanno sgonfiato la minaccia fatta da Renzi lunedì e ha reso il suo posizione veramente assurda, folle".
Pensa che Tsipras si aspettasse una tale radicalizzazione delle posizioni europee?
"Non sono cosa Tsipras avesse in testa all’inizio, ma so che Varoufakis non ha mai avuto grandi illusioni. Anche nei vertici europei, i colleghi si sono dimostrati gentili, anche Schaeubele nelle conversazioni private, ma fin da subito si sono dimostrati molto chiari sul fatto che non sarebbero stati in grado di offrire qualcosa di sostanzialmente diverso da quanto previsto dal memorandum".
Poniamo per ipotesi che vinca il sì. Pensa che Tsipras si dimetterà? E’ possibile che, una volta che questo fosse il mandato del popolo greco, il premier decida di sottoscrivere un accordo contro cui si è deliberatamente schierato?
"Lo scopriremo la domenica sera, ma penso che sia molto difficile che Alexis accetti questa resa, cioè accetti di portare avanti questo programma. Peraltro lo stesso Varoufakis ha detto pubblicamente che si dimetterà in caso di sì".
Lei è un amico stretto di Yanis Varoufakis. In questi mesi è stato spesso al centro di molte polemiche per la sua sovraesposizione mediatica. E’ sempre stato rappresentato come un uomo molto sicuro di sé. Ora la Grecia è al bivio, come sta vivendo questa responsabilità così forte?
"Yanis è un uomo molto riflessivo. Sarebbe ingiusto fare una valutazione su di lui solo basandosi sulle apparizioni Tv, perché quelle rappresentano solo una parte del personaggio".
Ma sono stati mesi molto duri. All’Eurogruppo di Riga ad esempio, alla fine di aprile, quando secondo alcune indiscrezioni venne definito un”dilettante”. Crede abbia mai pensato di dimettersi?
"Sì, credo ci siano stati dei momenti. Ma so per certo che non al vertice di Riga. Yanis ha registrato quell’incontro e quelle cose non sono mai state dette, le dichiarazioni circolate dopo sono assolutamente false. Il punto è che Yanis rappresentava una minaccia politica, siccome non c’erano riposte politiche da contrapporgli, hanno provato a screditarlo, spostando la questione sul piano personale".---------

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