Marco Travaglio
Direttore de Il Fatto Quotidiano e scrittor
Da ieri, grazie al nostro Antonio Massari, sappiamo che la sentenza della Corte d’assise d’appello di Chieti che mandò in parte assolti (per avvelenamento delle acque) e in parte prescritti (per disastro ambientale) 19 ex dirigenti e tecnici della Montedison, imputati per il mortifero inquinamento causato dalle discariche di Bussi sul Tirino (Pescara), è altamente sospetta di pressioni indebite di un giudice togato su alcune giurate. Le quali le hanno raccontate al nostro inviato, sostenendo di non essere state ammesse alla lettura degli atti e soprattutto di essersi sentite dire dal presidente che “se avessimo condannato per dolo, e se poi gli imputati si fossero appellati e avessero vinto la causa, avrebbero potuto citarci personalmente, chiedendoci i danni, e avremmo rischiato di perdere tutto quello che abbiamo”.
La simpatica conversazione – raccontano sempre le due giurate, due cittadine come noi estratte a sorte per giudicare un caso più grande di loro – avvenne in un ristorante-pizzeria di Pescara il 16 dicembre scorso, tre giorni prima della sentenza. A quella cena, presenti il presidente della Corte e il giudice a latere, si parlò del cuore del processo: il “dolo” contestato dai pm Bellelli e Mantini ai 19 responsabili della Montedison, accusati di essere ben consapevoli dell’inquinamento che gli stabilimenti causavano da anni al territorio e di non aver fatto nulla per scongiurarlo e per mettere sull’avviso la popolazione, e dunque imputati di disastro doloso (intenzionale)...
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/14/discarica-di-bussi-camera-di-coniglio/1684630/
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