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lunedì 4 maggio 2015

di Thierry Meyssan - Linea diretta con Vladimir Putin.


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Linea diretta con Vladimir Putin

Le autorità russe pubblicano alcuni documenti sulla loro visione del mondo. Anche la trasmissione "Linea Diretta" con Putin offre una rara opportunità di valutare l’evoluzione della percezione delle cose da parte di Mosca. Al di là della performance del presidente, che nel corso delle quattro ore ha risposto alle domande del suo popolo, si nota che la Russia sembra rinunciare a regolarizzare le sue relazioni con gli Stati Uniti e a prepararsi a un lungo isolamento dall’Occidente.

 | DAMASCO (SIRIA)  
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Mentre il Presidente Obama evita di 

rispondere alle domande dei suoi 

concittadini e interviene in pubblico solo 

leggendo i suggeritori elettronici, il 

Presidente Putin ha improvvisato una 

lunga sessione di botta e risposta con il 

suo popolo.
Il 16 aprile scorso, Vladimir Putin si è impegnato in un esercizio incredibile: rispondere per quattro ore di fila alle domande dei suoi compatrioti, in diretta su tre canali televisivi e tre stazioni radio. Gli organizzatori hanno ricevuto durante la trasmissione oltre 3 milioni di telefonate e hanno posto 74 domande al presidente [1].
Mentre alcune domande erano chiaramente preparate, altre erano improvvisate. Le reazioni di Vladimir Putin espongono nettamente il suo pensiero.

Come governare

In primo luogo, il presidente ha spiegato la sua visione delle istituzioni, senza fare riferimento alle categorie occidentali di "Repubblica" (servizio dell’interesse generale) o di "democrazia" (governo del popolo da parte del popolo), né al concetto del suo consigliere Vladislav Surkov di "democrazia sovrana" (vale a dire di una gestione popolare senza interferenze straniere)....

A suo parere, il ruolo dello Stato è quello di aiutare i suoi amministrati, laddove quello dei dirigenti politici è di mantenere l’unità del popolo e la stabilità. Così spiega che ha respinto una qualche decisione -che sarebbe ragionevolmente desiderabile- perché avrebbe spezzato l’unità del popolo. Allo stesso modo si oppone a cambiamenti legislativi frequenti, affermando che la gente non può fidarsi di leader che costantemente cambiano le regole del gioco. Manifesta una totale mancanza di interesse per la gestione occidentale con le sue esenzioni fiscali categoriali e i suoi stanziamenti proporzionali al reddito. Concepisce al contrario il suo ruolo come quello di regolatore di grandi progetti e di artefice di regole che siano le più semplici possibili.

Politica economica

Come in tutti i paesi, le domande dei cittadini vertevano all’inizio sui problemi economici. La Russia ha appena attraversato una grave crisi a seguito dell’embargo occidentale (le cosiddette "sanzioni") e del calo del prezzo mondiale del petrolio. Il potere d’acquisto dei pensionati è stato mantenuto, ma - tenuto conto dell’inflazione - quello degli attivi è diminuito di circa il 10%.
Per Vladimir Putin, il problema principale deriva dal calo del prezzo del petrolio e delle cadute dei ricavi che ha causato. Ritiene che il suo paese debba adattarsi a questa nuova situazione che rischia di durare. Per contro, le forme di embargo non diminuiscono per nulla la ricchezza del paese, ma lo costringono a riorganizzarsi. Permettono anche una pausa dopo il periodo di feroce concorrenza che ha seguito l’adesione all’OMC. La Russia deve cogliere l’occasione per salvare la propria agricoltura, in parte minacciata. Deve farlo per i suoi agricoltori, ma anche per necessità strategica. L’embargo ha dimostrato che il paese non era autosufficiente e che la sua sicurezza alimentare poteva essere minacciata.
Putin non pensa che gli atteggiamenti occidentali - tra cui la manipolazione dei debiti privati per renderne debitore il Governo – minaccino il sistema bancario russo. Si attende di riuscire a stabilizzare il rublo prima della fine del 2016.

La politica estera

Nel definire la sua politica estera, Putin afferma di non avere ambizioni imperiali. Critica anche il modo in cui l’URSS aveva imposto ai suoi partner il proprio modello economico e ammette che la Russia paga oggi quell’errore.
Ma afferma tuttavia la sua responsabilità di proteggere tutti coloro che, abbiano o meno un passaporto russo, si definiscano di cultura russa.
Alla richiesta di chiarire chi sono i nemici della Russia, cita il terrorismo, la xenofobia e la criminalità organizzata. Afferma che il suo paese non definisce nessuno Stato come un nemico e richiede agli altri Stati un trattamento reciproco.
Detto ciò, considera gli Stati Uniti come un impero, benché non si autodefiniscano formalmente così, e li accusa di non avere alleati, solo vassalli. Osserva che adulavano Boris Eltsin fino a che non tenne loro testa in Jugoslavia, dopodiché lo coprirono d’insulti. Nel complesso, li rimprovera di ciò che criticava dell’Unione Sovietica, ossia di cercare d’imporre agli altri il proprio modello economico. Ne conclude che falliranno parimenti e dovranno pagarne il prezzo.
A proposito dell’Ucraina, ritiene che Washington abbia manipolato le frustrazioni delle persone parlando loro di nazionalismo. Tanto che prendono la Russia, che ha investito 32 miliardi dollari presso di loro, come un nemico, mentre prendono gli Stati Uniti come un alleato benché abbiano investito appena 5 miliardi di dollari. Afferma che la Russia ha perso per ragioni di politica interna locale, senza specificare quali ex alleati ucraini del suo paese metta in causa. Per lui, è importante salvare le popolazioni di cultura russa del Donbass e di Lugansk, motivo per cui intende applicare gli accordi di Minsk.
Per definire le alleanze russe, Vladimir Putin cita tre organizzazioni:
- I paesi BRICS;
- L’Organizzazione del Trattato di Shanghai;
- L’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, che è un’alleanza militare.
Ma non l’Unione economica eurasiatica, che sembra ancora embrionale.

La politica di difesa

Il presidente Putin cita lo zar Alessandro III, per il quale la Russia aveva come soli veri alleati il suo Esercito di Terra e le sa sua Marina. Conferma che il suo paese detiene all’incirca le stesse capacità nucleari degli Stati Uniti e conclude che ci si possa ragionevolmente fissare in mente questo punto di vista da entrambe le parti. Infine, ha annunciato che entro il 2020 il 70% del materiale militare dovrà essere rinnovato. Le forze armate avranno quindi riacquistato la loro antica potenza.
A proposito delle navi Mistral ordinate alla Francia, nota che si trattava a suo tempo più di venire in aiuto dei cantieri navali francesi che di soddisfare un bisogno russo; un modo elegante per non evocare le bustarelle condivise in anticipo tra Nicolas Sarkozy e Dmitri Medvedev (che aspirava in quel tempo a ripresentarsi contro di lui alle elezioni presidenziali). Annuncia che chiederà solo il rimborso delle somme impegnate, se le navi non saranno consegnate. Occorre ammettere che la sovranità e l’affidabilità della Francia non sono quel che erano prima del suo ritorno all’interno dello stato maggiore integrato della Nato, ha proseguito.
Interpellato in merito all’Emirato Islamico, osserva che questa organizzazione è sorta in Iraq e si è alimentata di molti soldati iracheni che erano stati emarginati dall’occupante statunitense e i poteri di cui dispone sul luogo. Mette in guardia contro il pericolo rappresentato da da quegli espatriati russi e dei paesi ex sovietici che hanno aderito a Daesh e che possono rimpatriare per commettere attentati.

La vittoria fondatrice contro il nazismo

Vladimir Putin moltiplica le allusioni alla "Grande Guerra Patriottica", vale a dire la seconda guerra mondiale e la lotta contro il nazismo. È in effetti ai suoi occhi l’atto fondativo della Russia moderna, quello per cui dei popoli molto diversi si sono uniti per la loro libertà comune. In tal modo, ammette che la rivoluzione del 1917, così come la creazione della Federazione nel 1991, non sono degli eventi federatori.
Questo riferimento ha costretto a denunciare senza alcuna possibilità di negoziazione la presenza dei nazisti al potere a Kiev, laddove l’Unione europea ci si accomoda molto bene. Il riferimento gli permette ugualmente di suggerire che gli Stati Uniti siano i successori del Terzo Reich, cosa che aveva esplicitato in passato sollevando violente polemiche.
Traduzione
Matzu Yagi

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