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lunedì 16 marzo 2015

Firme false per il "chiampa".“Gariglio-Pd avocò a sé la raccolta firme (false).”


PS: <<...e senza offesa per Rabellino e la Mussolini, non vorrei che si offendessero! Guarda che falsificare la FIRMA DEGLI AUTENTICATORI (e non parlo solo di Pasquale Valente) non ha osato NESSUNO nella Storia della Repubblica. Nessuno!!! Quindi piantala di mentire sapendo di mentire: la gravità di quanto avete fatto VOI del PD a questo giro è i-n-a-u-d-i-t-a e senza precedenti!!! E pensare che di precedenti di falsificatori nel PD ne avete eccome: Erika Elena FAIENZA, Caterina ROMEO, Marco Di Silvestro (c'è notizia del processo d'appello? mistero). Altro che dire che sono stati maldestri..>>...il nuovo "tormentone" del Pd...firme false, falsificati gli autenticatori-falsi!

umberto marabese
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L’ex capogruppo Pd in Provincia riferisce la versione dei fatti come l’avrebbe sentita dal segretario torinese Morri: “Venni sollevato da ogni responsabilità”, la macchina organizzativa era nelle mani del regionale. Imbarazzo in Direzione. Perizia calligrafica di parte.
Davide Gariglio avocò a sé la raccolta delle firme per le Regionali dello scorso anno, quindi se c’è un responsabile di eventuali procedimenti irregolari è proprio lui. Piomba come una saetta sulla direzione del Pd torinese Pino Sammartano, ex capogruppo democratico in Provincia, che nel suo intervento ha riferito il contenuto di un colloquio, non smentito dai vari interlocutori. “C’è stata una riunione nei giorni scorsi – ha esordito – chiesi a Fabrizio Morri cosa stesse succedendo, il perché delle indagini della Procura. Lui mi disse: il segretario del partito regionale mi sollevò da ogni incarico operativo, fu la sua struttura a gestire le operazioni”......
Parole che il numero uno della federazione torinese non conferma e non smentisce, ma che troverebbero conferme nelle cronache di quei giorni, che raccontavano con insistenza di un Morri parecchio seccato per essere stato messo in un angolo, impegnato a gestire la “grana Nichelino” e a leccarsi le ferite per la mancata candidatura nel listino di Sergio Chiamparino. All’incontro rivelato da Sammartano sarebbero stati presenti anche altri due membri della segreteria provinciale: “c’erano Mimmo Carretta e il tesoriere Gioacchino Cuntrò”.

Una “confessione” che stride rispetto all’ultima versione offerta proprio da Gariglio, secondo il quale furono le federazioni delle varie province a gestire, dal punto di vista operativo, la raccolta delle firme, naturalmente su mandato del partito piemontese. E dunque - è la tesi sottesa - è in quelle strutture che vanno ricercati i responsabili di eventuali irregolarità. Una differenza non certo marginale, due versioni diametralmente opposte. Ulteriore lavoro per per chi deve ricostruire i fatti, di certo materia per l’audit interno istituito proprio dal numero uno di via Masserano per ripercorrere quei giorni tumultuosi (con nomi di candidati che entravano e uscivano dalle liste).

In una successiva telefonata con lo Spiffero Sammartano conferma ogni parola e fa propria la ricostruzione che affibbia a Morri: “La segreteria provinciale non ha seguito nulla, è il manico che ha sbagliato non la scopa”, una tesi che lo porta a chiedere, fin d’ora, le “dimissioni del segretario Gariglio qualora venissero appurate delle responsabilità nella raccolta firme”. D’altra parte, tra gli indagati, figura non a caso Davide Fazzone, il segretario organizzativo del partito regionale, braccio destro di Gariglio, il cui difensore, Luigi Chiappero, avrebbe conferito in gran segreto un incarico per una perizia calligrafica di parte allo scopo di raccogliere elementi in grado di confutare le contestazioni degli inquirenti.

E dire che nelle intenzioni di Morri la direzione di ieri nasceva sotto tutt’altri auspici e lui nei suoi due interventi ha delineato i tratti di una svolta del partito. «Serve un rilancio dell’iniziativa politica del Pd ed è evidente che dovremo metterlo in atto tutti insieme». Mano tesa, dunque, alle opposizioni dopo due anni di barricate perché in un partito al 40 per cento «non si può pensare che chi vince i congressi vince tutto» come ha fatto notare un altro fassiniano, Giusi La Ganga. Secondo l’ex ras socialista il Pd formato Partito della nazione deve mutuare la sua organizzazione interna dall’unico altro partito che in 60 anni di storia repubblicana abbia raggiunto percentuali simili, ovvero la Dc, in cui tutte le minoranze avevano piena cittadinanza perché insieme contribuivano al risultato elettorale. Secondo le linee guida illustrate da Morri questa nuova fase si articolerà attraverso una conferenza programmatica, che trarrà linfa vitale dal lavoro dei forum, e una conferenza organizzativa che ragioni sulla forma-partito e sulla necessità di una gestione il più possibile collegiale. Via libera, seppur con riserva, da parte delle minoranze, rappresentate da Aldo Corgiat e dal presidente del partito Alessandro Altamura, con il primo a chiedere che le nuove regole siano approvate prima del tesseramento, per evitare grane future, e il secondo a ribadire la disponibilità al dialogo pur senza l’intenzione “di far da stampella a questa maggioranza”.

A mente fredda, dopo l'inevitabile vespaio che hanno scatenato le affermazioni di Sammartano, il segretario torinese del Pd Fabrizio Morri sottolinea che “la Federazione di Torino, una volta presa la decisione politica di raccogliere le firme, ha fatto la sua parte”. Vedremo quale.

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