Comunicazione dal Presidente Nazionale ANPI Carlo Smuraglia
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA
COMITATO NAZIONALE
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Le riforme, le esigenze della rappresentanza, il rispetto della coerenza costituzionale:
una “questione democratica”....
Il Comitato nazionale dell’ANPI rileva che:
- l’indirizzo che si sta assumendo nella politica governativa in tema di riforme e di
politica istituzionale non appare corrispondente a quella che dovrebbe essere la
normalità democratica;
- si sta privilegiando il tema della governabilità (pur rilevante) rispetto a quello della
rappresentanza (che è di fondamentale e imprescindibile importanza)
- si continua nel cammino - anomalo - già intrapreso da tempo, per cui è il Governo
che assume l’iniziativa in tema di riforme costituzionali e pretende di dettare
indirizzi e tempi al Parlamento;
- un rinnovamento della politica e delle istituzioni è essenziale per il nostro Paese,
come già rilevato nel documento dell’ANPI del 12 marzo 2014;
- sono certamente necessari aggiustamenti anche del sistema parlamentare, così come
definito dalla Costituzione, rispettando peraltro non solo la linea fondamentale
perseguita dal legislatore costituente, ma anche le esigenze di centralità del
Parlamento, della rappresentanza dei cittadini, del controllo sull’attività
dell’Esecutivo, delle aziende e degli enti pubblici, in ogni loro forma e
manifestazione;
- in questo contesto, è giusto superare innanzitutto il cosiddetto bicameralismo
“perfetto”, fondato su un identico lavoro delle due Camere e quindi, alla lunga,
foriero anche di lungaggini e difficoltà del procedimento legislativo; ma occorre
farlo mantenendo appieno la sovranità popolare, così come espressa fin dall’art. 1
della Costituzione e garantendo una rappresentanza vera ed effettiva dei cittadini,
nelle forme più dirette;
- il Senato, dunque, non va “abolito”, così come non va eliminata l’elezione da parte
dei cittadini della parte maggiore dei suoi componenti; possono essere individuate
anche forme di rappresentanza di altri interessi, nel Senato, come quelli delle
autonomie locali, della cultura, dei saperi, della scienza; ma in forme tali da non
alterare il delicato equilibrio delle funzioni e della rappresentanza;
- la maggior parte dell’attività legislativa può ben essere assegnata alla Camera, così
come il voto di fiducia al Governo; ma individuando nel contempo forme di
partecipazione e tipi di intervento da parte del Senato, così come previsto in molti
dei modelli già esistenti in altri Paesi;
- in nessun modo il Senato può essere escluso da alcune leggi di carattere
istituzionale, nonché dalla partecipazione alla formazione del bilancio, che è lo
strumento fondamentale e politico dell’azione istituzionale e dei suoi indirizzi anche
con riferimento alle attività di Autonomia e Regioni;
./.2.
- tutto questo può essere realizzato agevolmente, anche con una consistente riduzione
di spese, non solo unificando la gran parte dei servizi delle due Camere, ma anche
riducendo il numero dei parlamentari, sia della Camera che del Senato, vista
l’opportunità offerta dalla differenziazione delle funzioni;
- bisogna anche dire che concentrare tutti i poteri su una sola Camera, per di più
composta anche col premio di maggioranza, lasciando altri compiti minori ad un
organismo non elettivo, con una composizione spuria e fortemente discutibile ed
obiettivi e funzioni altrettanto oscure, non appare rispondente affatto al disegno
costituzionale, dotato di una sua intima coerenza proprio perché fatto di poteri e
contropoteri e di equilibri estremamente delicati; un disegno che in qualche aspetto
può – e deve – essere aggiornato, ma non fino al punto di stravolgere quello
originario.
Queste sembrano, all’ANPI, le linee fondamentali di un cambiamento democratico
delle istituzioni, che esalti il ruolo del Parlamento, rafforzi la rappresentanza dei
cittadini in tutte le sue espressioni, ed assegni ad ognuna di esse il ruolo che le compete
secondo gli orientamenti generali della Carta Costituzionale e le esigenze della
democrazia, da perseguire con economicità di spesa ed efficienza dei risultati.
Appare, altresì, pacifico che deve essere riformato il titolo V della Costituzione,
procedendo ad una più razionale ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni, che
elimini ragioni di conflitto e consenta agli organi centrali dello Stato di esprimere una
legislazione di pieno indirizzo su materie fondamentali per tutto il territorio; definisca
compiutamente e definitivamente il ruolo delle Regioni, a loro volta bisognose di
riforme sulla base dell’esperienza realizzata dal 1970 ad oggi, che spesso le ha viste
diventare altri organismi di centralizzazione dei poteri e le riconduca a funzioni di
indirizzo e controllo e non di gestione; nonché precisi in modo conclusivo tutta la
materia delle Province e degli enti intermedi, finora risolta con provvedimenti parziali
che non sembrano corrispondere ad esigenze di effettiva razionalità e di contenimento
delle spese.
Tutto questo richiederà tempi più adeguati, escluderà la fretta, rispondente, piuttosto che
ad esigenze razionali, ad altro tipo di logiche; ma dovrà essere affrontato senza
tergiversazioni e senza inopinati stravolgimenti dei metodi e degli stessi contenuti. Se è
giusto porre rimedio ad alcune incongruenze strutturali rivelate dall’esperienza,
l’obiettivo deve essere quello di farlo con saggezza e ponderazione, ed anche con le
competenze necessarie, sempre preferibili alla improvvisazione ed all’incoerenza di una
fretta dettata da ragioni molto lontane dal rispetto con cui si devono affrontare serie
riforme costituzionali.
Ci sono, sul tappeto, diverse proposte; altre sono fornite dall’esperienza giuridica e
politica di altri Paesi; le si esamini senza pregiudizi e insofferenze ed ascoltando pareri
e proposte che possono contribuire al miglior esito delle riforme.
E si approfitti dell’occasione per un ripensamento della legge elettorale, che così come
approvata da un ramo del Parlamento, non risponde alle esigenze di una vera
rappresentanza e di democrazia e soprattutto contraddice, oltre alle attese di gran parte
dei cittadini, le stesse indicazioni della Corte Costituzionale. 3.
Infine, l’occasione non appare idonea per raccogliere l’antica esigenza, manifestata da
altri Governi e sempre respinta, di un rafforzamento dell’esecutivo e del suo Presidente,
che vada a scapito della funzione e del ruolo del Parlamento, al quale il Governo può
indicare priorità, come è suo diritto, ma non imporre scadenze e calendari privilegiati
rispetto a qualunque autonoma iniziativa del Parlamento.
Su tutti questi temi, l’ANPI è pronta a discutere e confrontarsi, ma prima di ogni altra
cosa, intende informare i cittadini, perché sappiano qual è la reale posta in gioco e
capiscano che questa Associazione, che si rifà a valori fondamentali e in essi trova la
sua forza e la sua autorevolezza, intende esercitare non solo la sua funzione critica, ma
anche la sua capacità propositiva, nel rispetto assoluto del suo ruolo e della sua
autonomia.
Quando si tratta di difendere valori che si richiamano alla Costituzione ed alla
democrazia, oltreché ai diritti di fondo in cui si esprime la sovranità popolare, l’ANPI
non può che essere in campo, non per conservare, ma per innovare, restando però
sempre ancorata ai valori ed ai princìpi della Costituzione.
Questa non è l’ora della obbedienza ai diktat, ma è quella della mobilitazione, a cui
chiamiamo tutti i cittadini, per fare ciò che occorre con la dovuta ponderazione e col
rispetto e la salvaguardia degli interessi fondamentali dei cittadini, che certo aspirano ad
un rinnovamento, ma in un contesto equilibrato e democratico, corrispondente alle linee
coerenti e chiaramente definite dalla Costituzione repubblicana.
IL COMITATO NAZIONALE DELL’ANPI
http://www.anpiravenna.it/wp-content/uploads/2014/04/documento-C_N_-sulle-riforme-costituzionali.pdf
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