Civatiani all'attacco dopo le indiscrezioni emerse dall'inchiesta della magistratura: "Serve un procedimento interno che accerti tutte le responsabilità materiali e politiche". Il segretario Gariglio, sotto pressione, pare disponibile. Iniziato lo scaricabarile
Sono tante, troppe le anomalie riscontrate dalla magistratura torinese sui moduli di presentazione delle liste a sostegno di Sergio Chiamparino. Persone che in date diverse hanno sottoscritto prima la formazione del Pd e successivamente la lista maggioritaria (il listino), altri che non hanno riconosciuto né la propria firma né l’autenticatore, addirittura falsificata la firma di uno dei presentatori, quella di Pasquale Valente che, chiamato dai pm Patrizia Caputo e Stefano Demontis, ha disconosciuto la paternità della firma sotto ben 24 moduli, contenenti ciascuno i nomi di 25 elettori per un totale di 600 firme che a questo punto risulterebbero irregolari. Sempre a carico di Valente i magistrati contestano nove firme di sottoscrittori che non avrebbero ricordato la sua presenza. E ora non si tratta più soltanto di semplice disattenzione, qualche pasticcio, errori compiuti all’atto della compilazione (il luogo di nascita al posto delle generalità, per esempio) ma emergerebbe un lavoro di copiatura dei moduli che gli inquirenti sospettano sia avvenuta successivamente alla raccolta delle firme, operazione probabilmente svolta presso la sede del Pd.....
Ulteriore stranezza è che una parte delle contestazioni riguardino le sottoscrizioni raccolte nel Canavese, zona di pertinenza dell’attuale vicesindaco metropolitano Alberto Avetta, che, a quanto si racconta nei corridoi di via Masserano, avrebbe avuto attriti con la macchina organizzativa del Pd. Inoltre le dichiarazioni pubbliche di Valente, ex consigliere provinciale, sentito dai magistrati, sembrano prefigurare una sorta di scaricabarile in corso tra i vari livelli del partito. Insomma, nel si salvi chi può ognuno cerca di mettersi al riparo. Lo stesso tentativo del segretario Davide Gariglio a circoscrivere tutta la vicenda a mere questioni tecniche, nonostante sia stato lui ad aver imposto la raccolta di firme e ad averla assegnata a uomini del proprio entourage (a partire da Davide Fazzone, responsabile organizzazione della segreteria, oggi indagato) pare scontarsi con la reale dimensione della vicenda.
La Procura è intenzionata a chiudere tutti gli accertamenti e gli interrogatori entro il 19 febbraio, data in cui il Tar si pronuncerà sui ricorsi presentati dalla Lega Nord con i quali si chiede l'annullamento delle elezioni. Sono stati infatti due esponenti del Carroccio piemontese, Mario Borghezio e Patrizia Borgarello, a presentare i due esposti, il primo in sede penale, la seconda alla magistratura amministrativa. Contenzioso legale a cui si è aggiunto l'ex consigliere dei Pensionati Michele Giovine, e quello di Francesco Vercelli, a firma dell'avvocato Fabrizio Borasio.
Così si spiega la richiesta di un pezzo del Pd di avviare una «inchiesta interna che accerti tutte le responsabilità politiche e materiali e che si concluda in tempi brevissimi». A lanciare l’appello sono eletti e amministratori dell’area Civati, a partire dall’europarlamentare Daniele Viotti, con l’assessora torinese Ilda Curti e Fabio Malagnino, membro della segreteria regionale. «E' necessario che vengano convocati subito gli organismi dirigenti del Pd perché al più presto si analizzi la situazione e si prendano i necessari, durissimi, provvedimenti. Abbiamo il dovere di tutelare e proteggere i nostri iscritti e militanti che lavorano ogni giorno con immensa fatica».E infine: «Facciamo appello alla parte sana del partitoaffinché chi ha informazioni parli e subito, per chiarire una vicenda che rischia di travalicare anche i confini del Pd».
Un’azione che viaggerà parallelamente all’inchiesta della magistratura, che finora ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di sette persone: i due consiglieri regionali Nadia Conticelli (Pd) e Marco Grimaldi (Sel), gli ex consiglieri provinciali di Torino Umberto Perna, Pasquale Valente e Davide Fazzone, tutti del partito democratico, il presidente (anche lui Pd) della Circoscrizione V Rocco Florio e del suo viceGiuseppe Agostino. Una possibilità per il momento non esclusa dal segretario Gariglio che sufacebook rimanda alla segreteria di domani ogni decisione «per fare chiarezza il prima possibile sui fatti e per agevolare il lavoro dei magistrati. Lo dobbiamo al lavoro ed alla passione di tanti militanti che si impegnano per il partito e che hanno diritto di sapere cosa è successo».
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