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venerdì 5 dicembre 2014

The Saker - “Ucrainismo”: il carcinoma del mondo russo


Saker lo ha scritto decine di volte nel suo blog: il fatto che pubblico un articolo non significa che ne condivida in tutto e per tutto il contenuto, ma solo che lo considero un utile contributo ad una discussione intelligente. Il blog, ha scritto presentando l’edizione italiana, è “una sfida per la ricerca della verità fattuale, ma anche di un senso più alto della giustizia, della moralità e dell’etica.”. Dopo un lungo dibattito in redazione abbiamo deciso di pubblicare questo articolo perché arricchisce indubbiamente con una messe di informazioni il lettore, ma vorremmo sgombrare il campo da ogni equivoco: possiamo accettare e fare nostre espressioni come “estirpare il cancro” solo come metafore e non quali apologie della violenza fisica che condanniamo senza riserve.
- Evgenij Altukhov -
Ucraina! Patria dei miei antenati che hanno combattuto per la terra russa, per la fede ortodossa ancora ai tempi del Canto della schiera di Igor’! Terra benedetta! Da molto tempo, nella mia regola di preghiera, ripeto più volte al giorno due preghiere identiche, una per la salvezza della mia patria russa e una per la salvezza della mia patria ucraina, che sono una cosa sola e indivisibile nel mio cuore. Ancora una volta è iniziata la guerra, e ancora una volta è iniziata il 22, solo non a giugno, ma a febbraio, quando i banderisti hanno catturato Kiev. E ancora una volta, la guerra sarà lunga, sanguinosa e non dichiarata – ancora una volta ci tocca una difesa dura della Crimea, di Mosca… ma poi, come sempre, arriverà la nostra vittoria russa! Oggi il progetto della “Ucraina” austro-polacco-sovietica è stato completato con successo, e i suoi creatori possono ben a ragione pretendere delle felicitazioni – hanno raggiunto il loro obiettivo dello scisma del mondo russo. Le enormi somme di denaro spese per la ri-formattazione del mondo russo in anti-russo hanno dato i loro frutti – è stato creato il popolo ucraino – un popolo di giannizzeri, che è disposto a soffrire, combattere e morire per i propri ideali banderisti, e gli ideali sono semplici: è necessario distruggere tutto ciò che è russo e imperiale sia in Ucraina, sia in Russia, perché se rimane qualcosa di tradizione russa, la sovranità ucraina banderista è impossibile......

Leopoli, 1927: vescovi della chiesa uniate.
Leopoli, 1927: vescovi della chiesa uniate.
Nel 1596 l’uniatismo ha tagliato fuori i cristiani di Ucraina e Bielorussia dalla Chiesa ortodossa e li ha posti sotto il controllo del cattolicesimo polacco. I seguenti secoli di polonizzazione e cattolicizzazione dei russi in Ucraina e Bielorussia hanno portato alla loro liberazione da parte dello stato russo. Dopo le spartizioni della Polonia, solo le terre occidentali – Galizia, Transcarpazia e Bucovina – sono rimaste al di fuori dell’Impero Russo. E anche se le città della Galizia (così la chiamavano nell’Austria-Ungheria) erano in realtà polacche (​​nel 1939 a Leopoli vi erano circa il 70% di polacchi, il 20% di ebrei e il 10% di russini, o ruteni), la piena polonizzazione degli abitanti dei villaggi non era andata bene – i russini si consideravano parte del mondo russo e guardavano con speranza alla Russia come alla loro futura liberatrice dal giogo polacco-austriaco. A metà del XIX secolo nacque a Vienna nuova idea – l’idea di creare dai ruteni una nuova nazione con un nuovo linguaggio anti-russo e una nuova ideologia anti-russa, un popolo che odiasse tutto ciò che è russo. “Se la Galizia non può essere mia, allora lascia, almeno, che non sia né mia né tua,” – così formulava questa politica una figura polacca di spicco, il prete V. Kalinka. (​​1) In modo ancor più concreto si espresse il leader militare del movimento polacco, generale Miroslavskij: “Gettiamo fuoco e bombe sul Dnepr e sul Don, nel cuore della Russia. Lasciamo che si distruggano. Eccitiamo odio e dispute tra il popolo russo. I russi si lacereranno con i loro stessi artigli, e noi cresceremo e prospereremo”. (2) (3) “Mettiamo i ruteni contro i ruteni, in modo che si distruggano da soli” – così formulato questa politica in modo più crudo il governatore austriaco della Galizia, il conte Golukhovskij (polacco di nazionalità). (4) (2). E un altro polacco, consigliere di Józef Piłsudski, appena dopo che la Polonia ebbe riacquistato l’indipendenza, dichiarava che ai polacchi non importava che vi fosse una nazionalità ucraina separata dalla nazione russa: “Anche se non fosse esistito il popolo ucraino, ma solo una massa etnografica, vorremmo aiutarla nel raggiungimento di una coscienza nazionale. Per cosa e perché? Perché a est non avremmo a che fare con 90 milioni di grandi russi, oltre a 40 milioni di piccoli russi indivisi tra loro, unificati in una nazione”. (2) (5). L’ucrainizzazione della Galizia fu portata avanti in modo violento e sanguinoso – tutta l’intellighenzia, che vi resisteva, per denunce dei neo-formati ucraini, durante la prima guerra mondiale fu o distrutta nei suoi luoghi di residenza, o racchiusa nei campi di sterminio austriaci di Talerhof e Terezin, e la stragrande maggioranza non ve ne fece ritorno.
Ma i bolscevichi intrapresero ancora più ferocemente e coerentemente la causa dell’ ucrainizzazione dopo la fine della guerra civile – una violenta ucrainizzazione ebbe luogo non solo sull’intero territorio della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, ma anche lungo il Kuban’, e a Stavropol! Non c’erano esperti di “lingua” ucraina, così attirarono ampiamente cittadini di un altro paese – la Polonia, e per mancanza di libri di testo, insegnavano con quelli stampati nell’Impero austro-ungarico – con i ritratti di Francesco Giuseppe! (6) Entro la fine del 1925, in Ucraina operavano 50.000 “giannizzeri” dell’esercito della Galizia e il loro numero aumentava ogni mese. (2) Ma la “govirka” (dialetto) inventata in Galizia ha poco in comune con la lingua madre, nessuno la conosceva, e si rifiutarono di impararla. Nello stesso anno 1925, dopo cinque anni di ucrainizzazione, nella relazione al comitato provinciale del Partito Comunista (bolscevico) di Kiev si osservava che, nonostante l’ampia ucrainizzazione, il 25% “non conosceva assolutamente” la lingua, il 30% “non ne sapeva quasi nulla”, il 30,5 % “la conosceva poco” e solo il 14,5 % ne era “più o meno a conoscenza” (7). A. Efremov osservò che “quelli che hanno preso più seriamente l’ucrainizzazione sono gli ebrei. Infatti, negli ultimi sei mesi sono loro che hanno imparato la lingua” (8). I piccoli russi e i grandi russi erano fortemente contrari all’ucrainizzazione e non volevano insegnare la “ridna mova” (“lingua nativa”). Data l’ alta percentuale di ebrei in Ucraina a quel tempo, possiamo supporre che la maggior parte del 14,5 % che erano più o meno competenti nella lingua fosse costituita da ebrei, e non da piccoli russi e grandi russi, ai quali era destinata la “mova”.
Yuriy Pyatakov, primo segretario della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina
Yuriy Pyatakov, primo segretario della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina
La “mova” è stata sviluppata come linguaggio separato anti-russo, con la massima sostituzione delle tradizionali parole popolari russe con parole polacche, tedesche, galiziane locali o semplicemente re-inventate. La cosa principale – era che non fossero simili a quelle russe. Molte parole furono ripetutamente modificate dai creatori della “mova”, che iniziarono a portarla quanto più lontana dal russo. Ad esempio, mestoimenie (“pronome”) si trasformò in serie in mistoimennija,mistojmennikzaiimennikzajmennik. Dove era assolutamente impossibile improvvisare, si è presa qualsiasi parola straniera. Per esempio, “elicottero” da vertoljot (“volatore verticale”) è chiamato, come nell’inglese moderno, geliokopter, e zapjataja (la virgola) è chiamata koma. Come risultato è venuto fuori un abracadabra incomprensibile, che fece arrabbiare perfino uno dei fondatori classici della lingua ucraina, Ivan Semjonovich Nechuj-Levitskij, che, passando all’opposizione agli ucrainizzatori, disse già nel 1912: “si è ottenuto qualcosa di veramente molto lontano dal russo, tuttavia, si è andati altrettanto lontano dall’ucraino” (9), e propose di creare una nuova lingua popolare basata sui dialetti subnistriani. Per comprendere l’artificialità della moderna “ridna mova”, è sufficiente prendere un’edizione del Manoscritto nestoriano (Повѣсти времѧньных лѣт) e del Canto della schiera di Igor’ (Слово о плъку Игорєвѣ) e assicurarsi che siano scritti in una lingua antica, non in ucraino o in russo, anche se furono scritti sul territorio dell’Ucraina contemporanea. È possibile leggere la “Cronaca di un testimone oculare” (Летопись самовидца) scritto da un contemporaneo e probabilmente un associato di Bogdan Khmelnitskij, e ancora non ci si trova la “ridna mova”.
Ma la cosa che meglio descrive l’artificiosità della “mova” ucraina è la familiarità con la lingua dei Lemko, che è la più occidentale delle nazionalità del mondo russo. La terra dei lemko – Lemkovina – si trova intorno all’antica città russa di Peremyshl’ (ora Przemyśl, nella Repubblica Polacca). Lo storico dei lemko, padre Ioann Poljanskij (1888-1972, pseudonimo – Lemkin) ha scritto così dei Lemko e della loro lingua: “i Lemko appartengono come nazionalità alla grande patria slavo-russa. Il nome “Rus'” per loro è l’eterno ideale slavo di santità, e l’idea slava è sempre stata nei loro cuori… si chiamano russini, russi, rusnak, lemko… anche se negli ultimi tempi alcuni nostri Lemko hanno usato il termine “ucraini” per la loro nazionalità, e simultaneamente ne hanno assunto l’orientamento… Fino a oggi i Lemko non hanno preso nomi di altre nazioni, e non ne hanno assunto l’orientamento politico” (10), (11).
Un altro straordinario Lemko – Dmitrij Vislotskij (1888-1968, pseudonimo – Vano Gunjanka), scrive così nell’abbecedario della sua lingua: “По своей бесѣдѣ русскiй народъ длится на великороссовъ, малороссовъ, або украинцевъ, бѣлороссовъ и лемковъ… Малорусска, або украинска бесѣда подобна до великорусской своимъ акцентомъ, бѣлорусска произношениемъ, а наша лемковска корень всѣмъ тымъ бесѣдам. В нашей лемковской бесѣдѣ найдеме слова великоруски, котры забыли украинцы, найдеме украински, котра забыли великороссы, найдеме и бѣлорусски. То значить, што наша лемковска бесѣда корена бесѣда всего руского народа… Слова у нас корены русски, а акцентъ словацкiй и польскiй. Пришолъ от того, что мы слухаме много польской и словацкой бесѣды, бо зме съ ними въ сусѣдствѣ (Per lingua il popolo russo consiste in grandi russi, piccoli russi, ucraini, bielorussi e lemko… La lingua dei piccoli russi e degli ucraini è simile a quella dei grandi russi nel suo accento, a quella bielorussa per la pronuncia, e la nostra lingua lemko è la radice di tutte queste lingue. Nella nostra lingua lemko troviamo parole dei grandi russi, che gli ucraini hanno dimenticato, troviamo parole ucraine che i grandi russi hanno dimenticato, e troviamo parole bielorusse. Ciò significa che la nostra lingua lemko è la lingua radice di ogni popolo russo… Le nostre parole hanno radici russe e accenti slovacchi e polacchi. Ne consegue che noi ascoltiamo molto in lingua polacca e slovacca, che ci sono vicine)” (10) (12). Ecco la verità, espressa in una placida, sonora e antica lingua madre russa!
La diffusione generalizzata della “mova” ucraina ha portato alla creazione di una giustificazione ideologica – una storia separata come alternativa anti-russa – basata sul mito del presunto popolo esistito separatamente da quello russo – gli “ukri”. Chiunque abbia anche un po’ di familiarità con la storia sostiene che la “ridna mova” e la storia degli “ukri” sono un delirio, ma questo delirio è stato mantenuto e ben finanziato in Austria-Ungheria, nella Polonia prebellica e nell’Unione Sovietica, e dopo il 1991, nello stato chimerico dell’Ucraina. E questo delirio genera conclusioni: la stabilità di uno stato ucraino è impossibile in presenza di uno stato russo, e la stabilità di uno stato russo non è possibile finché il mondo russo non avrà espulso il carcinoma dell’ucrainismo anti-russo. Dopo tutto è evidente che, dopo essersi radicato in Galizia, l’ucrainismo stia cercando di conquistare le regioni centrali, orientali e meridionali, e se si stabilisce lì, verrà poi il turno del Kuban’ e di Stavropol, dove fu condotta allo stesso modo un’ucrainizzazione fino al 1930, e poi sarà la volta delle regioni Kursk, Voronezh, Belgorod, Brjansk, ecc, ecc. Questo cancro anti-russo continuerà a produrre metastasi finché infetterà tutto il mondo russo, a meno che non distruggiamo una volta per tutte il progetto demoniaco “ucraino”. I frutti dell’ucrainismo sono evidenti: il genocidio dei russi in Galizia a opera delle truppe austro-ungariche durante la prima guerra mondiale, le sfrenate vessazioni a tutto ciò che è russo in Galizia e nella repubblica sovietica di Ucraina prima della seconda guerra mondiale, numerosi battaglioni di polizia di ausiliari ucraini hitleriani, che sono dilagati sui territori di Ucraina e Bielorussia durante la seconda guerra mondiale. Per esempio, non è un segreto che Khatyn non è stata distrutta dai tedeschi, ma dai soldati del 118° Battaglione ausiliario di polizia agli ordini di V. Meleshko. (13)
La famiglia delle lingue russe: mappa del 1914
La famiglia delle lingue russe: mappa del 1914
I tedeschi si limitarono a circondare la zona con un cordone, e solo un adolescente fu risparmiato perché “nessuno se ne accorse”, i dettagli della tragedia sono venuti alla luce. Gli ucraini rinchiusero tutti gli abitanti in un fienile, gli diedero fuoco, e poi falciarono con la mitragliatrice e finirono a colpi singoli tutte quelle donne e bambini che riuscirono a fuggire dal fuoco. In contrasto con i nazisti tedeschi, gli ucraini non avevano misericordia. Si dice che il primo segretario del Partito Comunista V. Shcherbitskij pregò in ginocchio gli altri membri del Politburo di non rivelare questa terribile verità ucraina. Poi, di questi “eroi” ucraini di Khatyn ne fu catturato solo uno che venne condannato in un giudizio a porte chiuse. Tuttavia, oggi, c’è un museo a Chernovtsy, dove i mostri ucraini del 118° Battaglione sono venerati come eroi dell’Ucraina.
Oggi i banderisti hanno di nuovo vinto temporaneamente sul territorio dell’Ucraina, e ci aspetta una lotta molto dura. Ma per questo, perché la lotta abbia successo e le vittime siano il minor numero possibile, dobbiamo avere le idee chiare sul fatto che non esistono tre popoli fratelli: esiste un popolo russo uno e indivisibile, parte del quale è stato a lungo sotto il dominio della Polonia cattolica e ha acquisito e per così dire preso in prestito differenze nelle abitudini e nella lingua, che, tuttavia, ci dividono molto meno di quanto siano divisi i bavaresi, sassoni e prussiani in Germania, o in Francia gli abitanti della Provenza, della Piccardia e dell’Île-de-France. Così ora è necessario attuare una politica risoluta di de-banderizzazione e de-ucrainizzazione della Piccola Rus’, pur senza dimenticare la Bielorussia, dove oggi ci sono processi di separazione similmente artificiale dal mondo russo.
E il trattamento migliore per i banderisti è la rapida e potente medicina russa: i soldati dell’NKVD, un processo rapido e deciso e il respiro dell’aria fresca e gelida delle vaste distese della Siberia e dell’Estremo Oriente – là accolgono sempre con piacere i giovani sani ed energici. E c’è posto per tutti: gli Jatsenjuk, e gli Jarosh, e i Muzichko, e i Ljashko, e i Klitchko e tutte le altre canaglie banderiste. Non abbiamo altra alternativa – altrimenti i bacilli del tradimento ucraino infetteranno la Russia come metastasi tumorali e il mondo russo si autodistruggerà come un missile da difesa fuori rotta.

Elenco dei riferimenti bibliografici
  1. I. Butenko. “Quello che tutti dovrebbero conoscere sugli ucraini”, San Pietroburgo, 2000
  2. A. S. Karevin. “La Rus’ non russa”, Mosca, 2006
  3. S. N. Schogolev. “Il movimento ucraino come fase moderna del separatismo russo meridionale”, Kiev, 1912
  4. V. Ploschanskij. “Dalla storia della Rus’ galiziana”, Vilnius, 1892
  5. S. A. Makarchuk. “Sviluppo delle relazioni etniche ed etno-sociali in Ucraina occidentale nel periodo dell’imperialismo”, Lvov, 1983
  6. L. V. Blinda. “Украiнiзация та ii роль в суспiльнополiтичному життi украiнського народу в 20-i роки”, Kiev, 1992
  7. Comitato provinciale del KP(b)U di Kiev. Rapporto (maggio 1924 – febbraio 1925). Kiev, 1925
  8. S. Efremov. “Shchodenniki. 1923-1929″, Kiev, 1997
  9. I. S. Nechuj-Levitskij. “Криве дзеркало украiнськоi мови”, Kiiv, 1912
  10. M. Dronov. “I lemko e la Lemkovina. Pagine di storia e cultura della Rus’ più occidentale”, Вестник Юго-Западной Руси, Mosca, 2006
  11. I. F. Lemkin. “Storia della Lemkovina”, New York, 1969
  12. V. Gunanka. “Dizionario carpato-russo», Cleveland, Ohio, 1931
  13. S. I. Drobjazko. “Sotto le bandiere del nemico”, Mosca, 2005


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