Articolo di Luca Severi – Traduzione a cura di Stanislao per vineyardsaker.it
Articolo apparso sul sito Russia Insider il 6 Dicembre 2015
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Con ogni probabilità, queste sanzioni, imposte da Brussels, non sono interessanti per la media degli italiani poiché non interferiscono direttamente con la loro vita, ma non possiamo rimanere indifferenti sugli effetti devastanti che producono sull’economia e sulle imprese che fanno commercio in Russia.
Fino a quest’estate, queste imprese hanno basato il loro import-export sul Kremlino. Guardiamo da vicino gli effetti di queste sanzioni.
Come riportato dall’autorevole quotidiano italiano “Il Sole 24 ore” la situazione attuale si può definire allarmante.
La SACE, l’agenzia di credito per le esportazioni, ha suggerito, in settembre, due scenari.
In uno si prevede ancora qualche schermaglia in Ucraina dell’est e quindi una riduzione delle tensioni agli inizi del 2015 seguite da un progressivo, anche se lento, ritiro delle sanzioni lungo il corso dell’anno.
Per l’esportazione italiana, colpita dalle limitazioni alle importazioni imposte da Mosca, questo scenario porterebbe ad una diminuzione del 10% nel 2014 e del 7% nel 2015; una perdita in questo periodo di 1.8 miliardi di euro....
Nell’altro scenario, meno probabile, si assume che le truppe russe si muovano in supporto dell’indipendenza di Donetsk e Luhansk, e sono viste come un’invasione del territorio sovrano dell’Ucraina.
Il risultato della strozzatura imposta dalle sanzioni europee ed americane, seguite da contromisure russe, potrebbe portare ad un vero collasso delle esportazioni italiane verso Mosca, un declino del 13% nel 2014 e del 17% nel 2015, per un perdita totale di 3 miliardi di euro da parte delle imprese italiane. In entrambi i casi, quindi, la perdita per l’Italia sarebbe estremamente significativa.
Ma come indicato nello studio della SACE, gli effetti delle sanzioni sull’economia italiana non sono limitate alle esportazioni:
“una guerra economica, dice l’agenzia, tra l’Europa e la Russia depriverebbe l’Italia di un importante contributo, specialmente in questa difficile fase economica in cui ci troviamo, in termini di investimenti ed introiti dal turismo.”
Negli anni recenti, infatti, investimenti (tra il 2005 ed il 2011 le imprese russe hanno quadruplicato la loro presenza in Italia) e numero di turisti (tra il 2008 ed il 2012 la presenza dei visitatori russi in Italia è aumentata del 66%) erano in crescita.
Per il Kremlino, secondo quando riferito dall’ufficio stampa della presidenza durante la visita di Putin a Milano in ottobre:
“L’Italia è piazzata seconda in Europa e quarta nel mondo tra i partners commerciali. L’interscambio nel 2013 è cresciuto del 17.8% per un ammontare di 53.8 miliardi di dollari, più alto del periodo pre-crisi (52.9 miliardi di dollari nel 2008). Gli investimenti accumulati in Russia sono arrivati intorno al miliardo. Gli investimenti in Italia raggiungono i $500 milioni.”
Comunque nel periodo tra gennaio-agosto 2014, “si è avuta una contrazione del 2.5% fino a 34.3 miliardi”, per effetto della crisi in Ucraina e delle sanzioni. E’ naturale domandarsi per quanto tempo le imprese italiane in Russia potranno durare.
Com’è possibile che il governo italiano, guidato del primo ministro Renzi non veda i rischi e i danni che le sanzioni EU hanno causato alla nostra economia?
L’Ucraina era parte dell’USSR e quando l’Unione Sovietica crollò, rimase sotto l’influenza economica e politica di Mosca, com’era prevedibile e normale.
Dire che l’Ucraina dovrebbe guardare verso ovest invece che verso il Kremlino è come dire che la Grecia, che è sempre stata europea, dovrebbe cominciare a guardare verso la Turchia e gli stati arabi.
Gli odierni stati di Russia ed Ukraina condividono una storia che risale ai tempi della lotta dei Cosacchi contro la schiavizzazione da parte della Polonia nella metà del 17.mo secolo e andando indietro, la Russia fu colonizzata dagli slavi dell’est da cui deriva l’Ucraina nel 9° secolo.
L’unione europea sta sacrificando i suoi interessi commerciali ed economici e le sue azioni sono scarsamente giustificabili per quel che riguarda le condizioni sociali, politiche e culturali.
Le istanze della Russia hanno senso: anche se l’ex presidente ucraino Yanukovich, fortemente corrotto, era comunque stato eletto in modo democratico e non doveva essere deposto attraverso una violenta rivolta anti-russa che ha ricevuto supporto materiale dal governo americano; in più, i residenti della Crimea spaventati dalle scene di carneficina in Kiev, erano desiderosi di riunificarsi con Mosca.
E’ sorprendente che l’Italia, un membro importante dell’unione europea, non abbia trovato una soluzione o provato ad intermediare durante il conflitto, almeno per difendere i suoi interessi economici.
Sarebbe troppo ottimistico per gli europei pensare che nel 2014 l’unione di stati, per cui questo paese (l’Italia) ha lottato per farla nascere (l’UE), si sforzi nel difendere gli interessi comuni che dimostrerebbero come le tradizioni ed eredità del continente siano condivise.
Mentre l’economia italiana ha iniziato a sbriciolarsi, Putin non si è ritirato o sottomesso alle sanzioni europee, per il motivo che ha già trovato fornitori capaci si soppiantarci.
L’Argentina fornirà la carne e Cina, Israele, Egitto, Turchia ed altri forniranno diverse tipologie di prodotti agricoli.
In alcuni mercati, quali quello del formaggio, l’Italia ha visto la sua quota di mercato sparire con un tratto di penna; i nuovi fornitori che hanno assorbito la quota italiana non si faranno da parte quando le sanzioni saranno annullate.
Quando l’Italia tornerà strisciando al tavolo degli accordi, la Russia avrà il coltello dalla parte del manico nel contrattare con quelli che erano vecchi amici. L’Italia si affida alla Russia per il 25% delle sue forniture energetiche ed è precisamente questo aspetto della guerra delle sanzioni che più angoscia gli italiani. Un primo avviso è arrivato quando, alcuni mesi fa, le forniture di gas diminuirono misteriosamente in Slovakia ed altri paesi dell’est (legato al problema del revers-flow verso l’Ucraina). Se questo dovesse di nuovo avvenire sarebbe una catastrofe per l’Italia.
Forse le mie opinioni mi relegano tra la minoranza, ma non sono scemo. I professori che siedono al ministero dell’economia italiana non sono stupidi.
Mentre la US Federal Reserve sussurra di una ripresa economica, la Banca Centrale Europea sta deliberando urgentemente come superare la recessione.
Preparare Brussels ad abbandonare queste sanzioni dovrebbe essere la prima cosa da fare.
Articolo apparso sul sito Russia Insider il 6 Dicembre 2015
In uno si prevede ancora qualche schermaglia in Ucraina dell’est e quindi una riduzione delle tensioni agli inizi del 2015 seguite da un progressivo, anche se lento, ritiro delle sanzioni lungo il corso dell’anno.
“una guerra economica, dice l’agenzia, tra l’Europa e la Russia depriverebbe l’Italia di un importante contributo, specialmente in questa difficile fase economica in cui ci troviamo, in termini di investimenti ed introiti dal turismo.”
“L’Italia è piazzata seconda in Europa e quarta nel mondo tra i partners commerciali. L’interscambio nel 2013 è cresciuto del 17.8% per un ammontare di 53.8 miliardi di dollari, più alto del periodo pre-crisi (52.9 miliardi di dollari nel 2008). Gli investimenti accumulati in Russia sono arrivati intorno al miliardo. Gli investimenti in Italia raggiungono i $500 milioni.”
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