Articolo apparso sul blog ClubOrlov, il 24 novembre 2014
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Cari amici,
gli ultimi giorni dell’Impero USA si stanno avvicinando rapidamente. Forse la sua fine sarà lenta e graduale, forse rapida e catastrofica; avverrà in modo caotico, oppure organizzato.
Nessuno può sapere come si presenterà, ma la fine dell’Impero è certa come il giorno segue la notte e il sole segue la pioggia. Gigantismo, sovra-arricchimento e sovra-indebitamento chiederanno il loro prezzo, come hanno scoperto tutti gli imperi del passato.
Gli Imperi sono come batteri in una capsula di Petri: spensierati, ciechi e insensibili si espandono fino all’esaurimento del cibo o alla contaminazione dell’ambiente con i loro rifiuti e poi muoiono.
Sono automi, e non possono farne a meno: sono programmati per espandersi o morire, espandersi o morire e alla fine espandersi e morire.
DollarsOnAPlateDi cosa si nutre l’Impero? Si nutre di denaro e di paura; i vostri soldi e la vostra paura, entrambi ottenuti con la vostra collaborazione.
E’ più forte adesso che quando doveva affrontare un avversario reale come l’Unione Sovietica.
La Russia oggi non è un avversario: tutto ciò che vuole è essere un Paese normale, in pace con il mondo. Ma l’Impero non glielo consentirà, vero? Deve creare nemici.
Chi sono i nostri nemici? Secondo gli autori della Guerra Infinita sono la Corea del Nord, Iran, Siria e terroristi islamici.....

Qualcuno di loro è effettivamente in grado di minacciare gli Stati Uniti? Beh, sì, ma sono tutti abbastanza facili da scoraggiare. Ma il piano degli autori della Guerra Infinita non è quello di scoraggiarli, è di chiuderli in un angolo attraverso l’instabilità politica e le sanzioni mentre frustrano la popolazione sui due fronti in una frenesia terrorizzante.
Sappiamo tutti che il complesso militare-industriale degli Stati Uniti è diventato un organismo auto-riproducente e incontrollabile, proprio come Dwight D. Eisenhower ha avvertito nel 1961.
Tutti conoscono la frase e l’avvertimento di Eisenhower – è parte della nostra memoria collettiva. Con un bilancio di mille miliardi di dollari l’anno, in crescita e oltre 1000 basi sparse per il pianeta, si è esteso ben oltre ciò che Eisenhower avrebbe potuto immaginare nel suo incubo peggiore.
Non possiamo dire che non lo sapevamo: ci ha avvertito.
Dopo l’episodio Nazional-Socialista in Germania, molti buoni tedeschi si sono rammaricati per non aver parlato chiaro e forte, sostenendo che non sapevano ciò che era stato fatto in loro nome.
Ma noi non abbiamo questa scusa: sappiamo tutto da sempre e non è la prima volta che veniamo avvertiti.
Il Generale Smedley Butler ce lo disse nel 1933 e le sue parole sono ancora con noi, pubblicate on-line. Come mai tutti, generali inclusi, diventano improvvisamente saggi appena vanno in pensione? Butler ci ha offerto una spiegazione: la sua mente “era in uno stato alterato mentre prestava servizio come soldato eseguendo gli ordini”. Nel 1933 Butler ci disse che egli “era un truffatore, un gangster per il capitalismo”. Disse:
Ho aiutato a rendere il Messico, in particolare Tampico, sicuro per gli interessi petroliferi americani nel 1914. Ho aiutato a rendere Haiti e Cuba posti tranquilli per gli affari dei ragazzi della National City Bank. Ho aiutato a razziare una mezza dozzina di Repubbliche centro-americane per gli interessi di Wall Street. La lista è lunga. Ho aiutato a ripulire il Nicaragua per l’International Banking House dei Brown Brothers nel 1909-1912… Ho portato la luce nella Repubblica Dominicana per gli interessi della American Sugar nel 1916. In Cina ho contribuito a fare in modo che la Standard Oil lavorasse indisturbata“.
Questo Impero non è nulla di nuovo, sappiamo da sempre che cos’è e che cosa fa. Non possiamo dire di non saperlo.
Da sempre abbiamo visto come gli Stati Uniti hanno represso ogni rivolta popolare contro autocrati e oligarchi locali, posto Paesi sotto il loro controllo e aiutato ad organizzare e formare gli squadroni della morte che sterminavano l’opposizione. Pensate all’Indonesia, all’Argentina, o all’Honduras. Abbiamo visto come l’Impero ha schiacciato ogni governo democratico che minacciasse gli interessi commerciali statunitensi con il falso pretesto dell’ “anti-comunismo” a partire dall’Iran nel 1953, Guatemala nel 1954 e proseguendo con Congo, Haiti (più volte), il famoso e infame golpe in Cile nel 1973 (con l’assassinio del presidente Salvador Allende l’11 settembre), Nicaragua nel 1980, e molti, molti altri. (Per altri dettagli vedi William Blum, Killing Hope).
Naturalmente molti di noi hanno vissuto attraversando le gigantesche menzogne e il genocidio di milioni in Vietnam, Laos e Cambogia durante la cosiddetta “Guerra del Vietnam”: sapevamo, guardavamo e abbiamo pagato le tasse per i proiettili e le bombe.
Più recentemente abbiamo visto le sfacciate bugie dell’Impero a disposizione di tutti in Iraq, Libia, Siria, Afghanistan, Somalia, Georgia, Pakistan, Yemen, Ucraina… Non finiscono mai!
Ma gli intrighi che sobilliamo in giro per il mondo non sembrano mai tornare a casa e suonare il nostro campanello, non è vero? Forse è per questo che continua a funzionare. Pensiamo che si possa semplicemente ignorarli e andare avanti con la nostra vita – che non ci riguardino. O ci toccheranno?
Mettiamo da parte la distruzione della democrazia che sempre accompagna gli stati di polizia fascisti e militarizzati, quello che sono gradualmente diventati gli Stati Uniti.  E ignoriamo anche la violenza che pervade la società statunitense o il vasto gulag di carcerazione dove finiscono tutti gli “inutili non-contribuenti”. Consideriamo che l’unico attacco militare sul suolo degli Stati Uniti che ha realmente segnato un successo tangibile dai tempi di Pearl Harbor è stato l’ 11 settembre.
Pearl Harbor era alla periferia, lontano, in mezzo al Pacifico: “Un giorno che vivrà nell’Infamia”, tanto più che la FDR sapeva che stava per accadere e ha fatto di tutto per provocare l’interruzione dei rifornimenti di petrolio al Giappone, provocando quindi l’attacco.
Ma le Hawaii sono una periferia, mentre l’11 Settembre ha colpito il cuore dell’Impero, il centro finanziario di New York, quello che aziona la pompa della ricchezza imperiale e il Pentagono, incaricato della missione di dominio degli Stati Uniti nel mondo.
Credere che 19 arabi armati di taglierini, incapaci di pilotare persino un aereo a elica, siano stati in grado di far crollare tre edifici del WTO in caduta libera, come in una demolizione controllata (sì, gli edifici erano tre, vedi Edificio 7) e distruggere una parte del Pentagono, o credere che si sia trattato di un lavoro “interno”, non ha importanza. Il punto è che in quell’atto di distruzione le guerre causate dall’Impero in giro per il mondo sono tornate a casa.
Qual è stato il risultato? Questi eventi ci hanno indotto o no a riconsiderare ciò che stiamo facendo? Ovviamente no! Invece, siamo tutti pronti per la guerra. Ricordate, l’Impero è un automa, un organismo auto-perpetuante che si alimenta di denaro e di paura.
Quale modo migliore per generare nuova paura se non quello di inscenare, provocare o fallire nel prevenire, un attacco alla “Patria” – che è, tra l’altro, un termine della propaganda nazista?
Lo scopo della guerra è semplicemente quello di causare più guerra, perché è molto redditizia e, infatti, viene usato il termine (inappropriato) di “industria della difesa”.
Butler ci disse nel 1933 che “la guerra è un racket” e ha documentato i massicci profitti durante la prima guerra mondiale.  Immaginate quanti soldi stanno facendo Lockheed, Northrop Grumman-Boeing, General Dynamics, Raytheon e gli altri dalla “Guerra al Terrore”? Cifre astronomiche.
Mentre leggete queste parole, l’Impero è impegnato nel suo lavoro in Ucraina. Ecco come funziona. In primo luogo si rovescia il governo eletto in un colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti, poi si induce il regime fantoccio locale a scatenare un attacco militare e a organizzare squadre della morte per soffocare quella parte della popolazione nella zona orientale che non intende sostenere il colpo di stato pro-statunitense: in questo caso utilizzando veri e propri squadroni della morte di stampo nazista, completi di svastiche. (Chiunque può verificare facilmente questi fatti con una semplice ricerca su Internet). E per il consueto tocco finale imperialista, si vota alle Nazioni Unite (insieme al Canada) contro una risoluzione che condanna i nazisti ucraini e altri assassini razzisti, mentre gli europei vergognosamente si astengono. Questo tipo di programma ha sempre funzionato bene e l’Impero continua a replicarlo incessantemente, anche se i risultati sono sempre peggiori.
Un gran numero di cittadini Americani sostiene le guerre di conquista statunitensi poiché queste consentono loro di poter mantenere i loro fastosi stili di vita. E sono quelli che ci disturbano più di altri. Molti di noi sono totalmente contrari alle guerre ma solo pochi considerano umanamente ed emotivamente insopportabile la distruzione di milioni di vite umane a nostro nome e con i nostri soldi.  Qual è la differenza? Non so, bisognerebbe chiederlo ad uno psicologo.
La domanda per quelli che si oppongono alla guerra infinita è: cosa abbiamo fatto a questo proposito? Il movimento di massa che nel 1960 portò alla rivolta un vasto segmento della società, aveva qualcosa a che fare con la fine del conflitto in Vietnam. Ma nonostante queste proteste, l’Impero fu in grado di prolungare il conflitto di altri cinque anni, fino al 1973, quando accettò di porvi fine agli stessi termini che furono offerti nel 1968 al premio “Nobel per la Pace” Henry Kissinger.
Da allora non c’è stata nessuna protesta significativa contro la guerra, e tantomeno  nessuno in grado di prevenire o porre fine alla guerra. Perché?
In primo luogo, perché la leva obbligatoria è stata abolita. Questo ha messo fine al coinvolgimento delle famiglie medie americane nelle guerre dell’Impero e quindi ha eliminato l’obbligo del consenso da parte dei cittadini. Gli strateghi si resero conto che la coscrizione obbligatoria era un disastro per l’Impero. Il modo nuovo, migliore e più economico per procurarsi carne da macello per la guerra senza fine era quello di arruolare i bambini del sottoproletariato utilizzando l’oppressione economica al fine di privarli di qualsiasi mezzo di progresso, tranne il servizio militare.
In secondo luogo, l’apparato militare è stato privatizzato e questo richiede un sempre minore coinvolgimento delle famiglie statunitensi nel mondo militare e meno bisogno del loro consenso: “Siete tutti volontari, quindi state zitti!”.
In terzo luogo, il campo di azione sempre più esteso del controllo da parte della NSA e di altre agenzie governative ha contribuito a tenere sempre più sotto controllo la popolazione e a soffocare ogni dissenso.
E quarto: lo stretto controllo governativo/economico sui mezzi di comunicazione statunitensi ha consentito una diffusa propaganda e un lavaggio del cervello della popolazione.
In definitiva: è in corso oggi una guerra agli informatori e ai giornalisti che espongono la verità, da Tom Drake a William Binney, Sibel Simons, Jesselyn Radack, Bradley Manning e Julian Assange. Se necessario la polizia, che ora è molto più militarizzata che in passato e il corpo della Guardia Nazionale riescono a schiacciare ogni rivolta come fosse un insetto.
Tutte queste misure impediscono a qualsiasi azione legale di riforma, pur se perseguita in modo non violento attraverso votazioni, scioperi, proteste autorizzate, resistenza civile, ecc., di produrre qualche risultato.
L’unica azione che potrebbe fermare l’Impero è quella di tagliargli i “viveri”, ovvero le tasse con cui vive.  La belva va affamata disinvestendo, portando i beni altrove, resistendo alle tasse, protestando contro le tasse.  L‘ex Segretario di Stato Alexander Haig ci disse chiaro e tondo negli anni ’80, quando dovette affrontare importanti proteste contro le politiche Americane nel Centro America: “Lasciateli protestare quanto vogliono fin tanto che pagano le tasse”.
Mai parole più veritiere sono state pronunciate da un funzionario statunitense.
Si può forse contraddire questa dichiarazione? Ci sono state altre misure che hanno avuto un qualche impatto sulla macchina da guerra? Onestamente, no.
Milioni di persone in tutto il mondo hanno protestato prima dell’invasione dell’Iraq nel 2003. Queste proteste sono state ignorate. Nessuna protesta o altro sforzo riesce a fermarla perché non vengono tagliati i “viveri” dell’Impero, cioè il denaro e la paura. Solo tagliando i fondi non pagando le tasse si può fermare l’Impero.
Molti hanno detto che gli Stati Uniti non hanno bisogno del denaro dei contribuenti poiché sopravvive grazie al debito infinito.  E’ vero, l’Impero vive di debito, ma la capacità di vendere il debito si basa sul rating dei buoni del tesoro statunitensi. Recentemente, in Giugno 2014, la S&P ha dato agli USA un AA+ con “prospettive stabili”.
Se nascono dubbi sul rating USA, può essere messa in discussione la possibilità di vendere il debito per continuare a finanziare l’Impero. La capacità di incassare le tasse è ciò che mantiene alto il rating delle obbligazioni degli Stati Uniti. In presenza di una qualsiasi riduzione del rating delle obbligazioni statunitensi i tassi d’interesse dovrebbero salire per continuare ad attrarre maggiori investimenti. Di conseguenza gli interessi sul debito diverrebbero incontrollabili trasformandoli in debito non rimborsabile, questo senza considerare il debito originario che non ha nessuna intenzione di ripagare.
In questo ambito gli sforzi del Tea Party per bloccare il governo federale rifiutando di aumentare il tetto del debito per una volta si sono rivelati utili anche se per motivazioni diverse.
Pensavano che fosse il welfare a mandare in rovina il paese, ma questa è un’affermazione ridicola perché la spesa sociale è trascurabile rispetto alle spese militari. Tuttavia, per una volta sono riusciti a far abbassare il rating delle obbligazioni.  Bloccare il governo federale è comunque un passo nella giusta direzione e poiché negli ultimi anni solo il Tea Party è riuscito a farlo, concediamogli il giusto merito.
Se gli USA non fossero più in grado di raccogliere le tasse in modo affidabile diminuirebbe la loro capacità di finanziare l’Impero con il debito: dovrebbero ricorrere ad un aumento delle imposte, una scelta politicamente inaccettabile, soprattutto nell’era del Tea Party, con un elettorato totalmente contrario a qualsiasi nuova imposizione fiscale.
Risulta quindi chiaro che l’unica cosa che potrebbe fermare l’Impero è una rivolta fiscale. E non dovrebbe essere neanche tanto clamorosa: al minimo dubbio circa la capacità del governo federale di riscuotere le tasse si ridurrebbe il rating  delle obbligazioni.
Anche una minima riduzione  potrebbe far alzare i tassi d’interesse abbastanza da rendere il debito degli Stati Uniti non rimborsabile.
Andiamo al sodo: come poter evitare di pagare le tasse quando l’IRS (agenzia delle entrate Americana, NdT) le trattiene i nostri stipendi aggiungendo circa il 15% in più del necessario (poi  l’80% delle persone ottiene un rimborso)? Una coincidenza?
No, è un prestito senza interessi di un anno preso dai contribuenti.
In realtà è abbastanza semplice non pagare le tasse. Basta procurarsi un modulo W-4, scrivere ESENTE nell’apposito spazio e consegnarlo al vostro ufficio Risorse Umane. Al datore di lavoro non è consentito cambiare niente se non dietro precisa indicazione dalla IRS.
Normalmente non hanno alcun motivo per contestarlo.
Ecco cosa è successo l’ultima volta che è stato sperimentato su vasta scala: nel 2007 Code Pink si unì alla War Resisters League per organizzare un progetto nazionale di rifiuto della tassa di guerra per “fermare le guerre di Bush”. Non fu una vera e propria rivolta fiscale, ma più che altro un referendum per comprendere quante persone avrebbero potenzialmente aderito a trattenere simbolicamente una certa cifra dalle tasse dovute. La petizione online chiese alla gente se fosse disposta a trattenere volontariamente dalle tasse dovute anche solo 1 dollaro se almeno altre 100.000 avessero accettato di fare lo stesso. Su una popolazione di 316 milioni di persone, quanti credete abbiano firmato la petizione? Circa 2.000.
Quindi, come potete vedere, non ci sono molti segnali che la gente sia disposta a fare l’unica cosa che potrebbe realmente fermare l’Impero: una vera e propria rivolta fiscale alla Tea Party.
Questo significa che l’Impero continuerà a prosperare, che il debito continuerà ad accumularsi senza mai poterlo ripagare e che quindi il collasso totale è inevitabile.
Le conseguenze di un collasso totale sono imprevedibili: forse ci sarà un atterraggio morbido, forse no. Ma se non si è disposti a impegnarsi in una qualche forma di rivolta fiscale, il crollo finale non si potrà evitare.
Dovrete scegliere tra due cose: impegnarsi in una rivolta fiscale ora o affrontare il crollo futuro.
Siete sicuri di voler tentare la sorte del crollo? I risultati di una rivolta fiscale individuale sono prevedibili: punizioni con sanzioni e interessi applicati dalla IRS; vivere nella paura di vedersi portare via stipendio, beni, proprietà e anche la casa dagli agenti federali (anche se queste misure estreme non avvengono tanto spesso, ma basta solo il pensiero ad instillare in noi la paura).
Forse perderemo i nostri beni e forse anche il lavoro.
Perdere il posto di lavoro porterebbe alla depressione, a un divorzio, alla droga e all’alcol, ecc.  Così finiamo con il preferire il crollo: dopotutto si tratta solo di perdere i propri risparmi, non avere elettricità e riscaldamento per la casa, non avere più nessuno che raccoglie i rifiuti urbani, trovare negozi saccheggiati o chiusi, vedere in giro bande armate che pattugliano le strade.
A voi la scelta.
Comunque il collasso potrebbe anche finire bene! Nel cuore di un americano fiorisce sempre la speranza. Siamo o non siamo (o meglio – eravamo) le persone del “We Can”?
Chissà, magari sappiamo crollare meglio di chiunque altro.
Ci vengono tuttavia dei dubbi dopo aver letto la presentazione di Dmitry Orlov – Collapse Gap.
E’ probabile che le conseguenze del crollo prossimo venturo saranno peggiori di quelle di una rivolta fiscale oggi. Soprattutto dal momento che all’IRS ci vogliono anni per arrivare ad identificare dei finti “ESENTI”. E sarebbe più difficile da reprimere se fosse fatto in massa. Ma è perfettamente comprensibile scegliere di non fare nulla e attendere le conseguenze future, mettendo a tacere la propria coscienza impegnandosi in proteste inutili e inefficaci.
Probabilmente avete una famiglia da mantenere, o un hobby costoso, o qualche altra scusa.
Così si decide di tentare la sorte del collasso futuro. In fondo per voi il collasso potrebbe rivelarsi un fatto positivo, chissà.
Questa psicologia è abbastanza comprensibile. Spero davvero che questo crollo sia indolore come si spera, ma chissà perché ne dubito.
Buona fortuna, però!
Qualunque cosa accada, dovrete vivere per tutta la vita, sia essa lunga o breve, accettando le conseguenze della decisione che avrete preso.

Firmato da Gary Flomenhoft, emigrato che da lungo tempo coscientemente rifiuta le tasse.