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martedì 28 ottobre 2014

Segretario Pd ai giudici: “Basta con questi scontrini”...non siamo Cotta e C.

Pd ai giudici: “Basta con questi scontrini”


Un suggerimento del segretario democratico di Torino Morri: "Più magistrati contro criminalità e corruzione e meno a controllare i rimborsi dei consiglieri regionali". E scoppia il caso del vicecapogruppo in Senato Lepri: spese pazze e bugie ai giudici

Se ci fosse stato l’onorevole Razzi di Maurizio Crozza avrebbe lanciato l’ormai celebre “fatti li c… tua”, invece il segretario del Pd Fabrizio Morri si permette di dare solo “un consiglio” ai magistrati che indagano su Rimborsopoli e sulle cene “a scrocco” dei consiglieri regionali. Si parlava di malavita e corruzione, durante un incontro svoltosi a Castellamonte e organizzato dal locale circolo del Pd quando Morri – tra i relatori assieme ai parlamentari Anna Rossomando e Stefano Esposito - decide di dare un «piccolo suggerimento» ai giudici: «forse servirebbero più magistrati sul terreno del contrasto della criminalità e della corruzione e forse meno magistrati che debbono passare settimane per controllare gli scontrini fiscali dei consiglieri regionali. Ma è un consiglio che do senza alcuna voglia di difendere i consiglieri regionali». ........
Un consiglio disinteressato, s’intende, per amor di patria più che per qualche tornaconto personale o di partito. Un intervento forse un po’ incauto che lo stesso Morri, in un successivo colloquio con Lo Spiffero ha corretto il tiro, specificando che quelle parole erano frutto di «un allarme per la penetrazione della criminalità anche in piccoli comuni, dove il livello di guardia è più basso. Figuriamoci se voglio dire ai giudici cosa fare e dove indagare, mi sono limitato a indicare una priorità».

ECCO IL VIDEO:


E proprio a proposito delle spese pazze in Consiglio regionale, si aggrava la posizione del vicecapogruppo al Senato Stefano Lepri, che, secondo quanto riportato nell’ordinanza del giudice Roberto Ruscello, avrebbe mentito agli inquirenti durante la deposizione. Si parla di un pranzo avvenuto il 23 dicembre 2010, al termine del quale (ore 14,57) viene emesso uno scontrino da euro 966. Durante l’interrogatorio Lepri spiega di essersi «trattenuto all’interno del ristorante sito in via Segantini 15 “dalle 13 alle 17 circa”». Ma qualcosa non torna, perché sempre secondo quanto scrive Ruscello «Nell’arco temporale in questione […] l’utenza del consigliere regionale risulta infatti avere agganciato costantemente una cella telefonica sita in Torino, via Mercantini 9, zona distante da quella (quartiere Vallette) ove è ubicato il locale citato». Insomma, a quel pranzo, secondo quanto afferma il giudice, l’allora consigliere, oggi senatore, non c’era neanche andato, si era limitato a farsi consegnare lo scontrino per ottenere il rimborso. Una circostanza che, conclude il giudice, «induce a dubitare della credibilità delle spiegazioni rese dall’indagato». Per il difensore di Lepri, avvocato Luigi Chiappero, ovviamente il senatore “ha sempre detto la verità” e i pubblici ministeri hanno riconosciuto, sulla base dell’annotazione della Guardia di Finanza, che “le indagini svolte con l’esame dei tabulati telefonici e con il controllo a campione dei pagamenti effettuati presso i ristoranti non hanno smentito le prospettazioni difensive”. A giudizio del legale tutto “sarà con tranquillità  chiarito e precisato nelle opportune sedi”.


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