PS: Solo il popolo e non chi li Governa può decidere da che parte stare!
umberto marabese
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Per la prima volta i nazionalisti sono in vantaggio alla vigilia del voto che potrebbe sancire la separazione dalla Gran Bretagna dopo 307 anni. Decisivo lo spostamento dell'elettorato laburista.
E Londra assicura: votate no e avrete maggiore autonomia fiscale. LONDRA - Gli elettori favorevoli all'indipendenza della Scozia sono il 51% secondo un sondaggio della YouGov realizzato per il Sunday Times. Un dato clamoroso in vista del referendum che si voterà il 18 settembre. Secondo le rilevazioni, nell'ultimo mese i secessionisti hanno guadagnato più di 10 punti.
Già quattro giorni fa, per il fronte del 'no', era scattato l'allarme. Un precedente sondaggio YouGov accreditava infatti i secessionisti di un 47% dei consensi, a soli tre punti dalla soglia magica della metà più uno. L'indicazione di oggi accentua la tendenza e conferma che la battaglia sarà all'ultimo voto. Probabilmente sarà decisiva l'affluenza.
"Ho sempre pensato che potessimo vincere, i sondaggi sono molto incoraggianti", ha dichiarato d'altronde questa settimana il first minister Alex Salmond, capo del governo di Edimburgo e portabandiera del vessillo scozzese con la croce di Sant'Andrea.
Per il leader indipendentista il consenso continua a crescere e si vede nell'entusiasmo della gente, che fa ormai "la coda per registrarsi nelle liste elettorali". Il 18 i votanti avranno tempo fino alle 24 per poter esprimere la loro opinione: e, nel caso, per capovolgere la storia dopo 307 anni di unione. Secondo le rilevazioni YouGov è in particolare fra gli elettori laburisti che si sta assistendo a una repentina svolta: i favorevoli all'indipendenza sono passati in poche settimane dal 18% a oltre il 30%. Su questo avrebbe influito la scarsa prestazione di Alistair Darling, ex ministro del Tesoro laburista e ora leader della campagna per il 'no', nel corso del secondo dibattito televisivo sull'indipendenza che lo ha visto contrapposto a Salmond......
La prima reazione di Londra dopo gli ultimi sondaggi è stata l'offerta di maggiore autonomia. Secondo la Bbc online, il cancelliere dello scacchiere britannico, George Osbourne, ha delineato per la Scozia una maggiore autonomia in materia fiscale, di spesa e pubblica e welfare in caso di voto contrario all'indipendenza. L'offerta di Osbourne segnala una svolta nell'atteggiamento del governo che finora aveva cercato comunque di non mostrare preoccupazioni. "Il nostro atteggiamento non cambia, conta il voto nel referendum", ha continuato a ripetere come in una sorta di mantra il premier britannico David Cameron, assicurando di non essere intenzionato a dimettersi neanche in caso di sconfitta.
Come del resto non pensa di farsi da parte Salmond laddove a prevalere dovesse essere il mantenimento dei legami con Londra. Ma gli ultimi dati scuotono ormai molti ambienti dell'establishment, a cominciare dalla City. Al governo Cameron non pochi imputano in effetti di aver dato fin troppo per scontata la vittoria e di non avere pronto un piano B nel momento in cui la Scozia scommettesse alla fine davvero sulla separazione.
Un atteggiamento che ha attirato inevitabilmente le critiche di Edimburgo, inducendo i paladini dell'indipendenza a cavalcare con ancora maggior foga l'orgoglio nazionale. "Stanno rendendo un cattivo servizio ai cittadini a nord e a sud del confine", ha avvertito giorni fa Angus Robertson, leader dello Scottish National Party a Westminster. Se non altro perché i punti su cui eventualmente servirà concordare una separazione 'amichevole' tra Londra ed Edimburgo sono tanti: dal destino della sterlina in Scozia a tutti i dossier economico-finanziari, fino ai sottomarini nucleari nelle basi scozzesi.
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