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domenica 29 giugno 2014

Emergenza umanitaria in Iraq, le mosse dell'Unione Europea

PS: << Kristalina Georgieva, Commissaria europea per la cooperazione internazionale, fa il punto sugli aiuti e la risposta alle crisi. >>...La questione Irachena  è scoppiata tutto d'un tratto? così senza che ci  siano dei colpevoli?......no!!!!!!!!!! In Iraq i famosi "paesi esportatoti di democrazia"...USA, GB, Francia ed Italia per ben due volte hanno invaso con le armi assassinando migliaia di inermi cittadini per un solo scopo...il petrolio...! Vi ricordate le "armi di distruzione di massa" mostrate all'ONU dal ministro della difesa Statinutense?...balle! Ora l'ONU, ...colpevole di servitù nei confronti dei paesi invasori scopre che......"emergenza umanitaria"...ma fino ad ieri dov'era? Vergogna  l'ONU deve essere dichiarato fallimentare e lei Signora, dia le dimissioni per "provata incapacità".

umberto marabese
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 - Una nuova ondata di profughi in arrivo, un'emergenza umanitaria senza precedenti in Iraq. L'avanzata del fronte fondamentalisti verso Baghdad, le esecuzioni di massa degli ultimi giorni hanno portato ad una situazione insostenibile per la popolazione. Se possibile ancora più difficile di prima. Abbiamo intervistato Kristalina Georgieva, Commissaria europea per la cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi.

L'Europa si prepara dunque ad una nuova ondata migratoria dopo l ' ultima in ordine di tempo, quella siriana. Ma cosa fa la UE per aiutare i rifugiati?

Avevo visitato Baghdad e la regione curda dell'Iraq già a marzo scorso, prevedendo un aggravarsi della situazione. E i nostri timori purtroppo si sono concretizzati: la violenza sta avendo conseguenze terribili per bambini, donne e uomini vulnerabili che fuggono dalla violenza in un'ondata massiccia di spostamenti. Le famiglie devono affrontare la mancanza di sicurezza e la scarsità di cibo, particolarmente a rischio sono le donne e i bambini sfollati.......


L'ampliarsi del conflitto significa che il numero degli sfollati è destinato ad aumentare, perché le aree colpite dai combattimenti e dalla violenza si estendono a tutti i governatorati iracheni. In questa fase sono pochi i rifugiati nei paesi vicini, ma se la violenza continua lo spostamento della popolazione supererà i confini dell’Iraq. Per far fronte all'inasprimento della crisi la Commissione europea ha appena destinato altri 5 milioni di euro agli aiuti umanitari, portando i finanziamenti totali per il 2014 a 12 milioni di euro. L'assistenza è destinata a coprire le esigenze più immediate delle popolazioni colpite dal conflitto, fornendo cibo, acqua o riparo, in particolare alle fasce più vulnerabili della popolazione. Per monitorare la situazione sul posto e fornire sostegno ai partner impegnati nell’aiuto umanitario sarà anche aperto un ufficio umanitario permanente a Erbil. In questo modo potremo garantire che i nostri aiuti abbiano il massimo impatto possibile.

Quante organizzazioni umanitarie sono attualmente impegnate nella zona?

L’UE, le Nazioni Unite e le ONG collaborano per aggiornare i loro piani di emergenza. Con oltre 40 organizzazioni umanitarie attive in diversi settori, come sanità, approvvigionamento di cibo e protezione, è essenziale agire in modo coordinato e dare sostegno alle attività di reazione guidate dall’ONU. L’ONU ha appena annunciato i principali settori di intervento: assicurare riparo e sostegno vitale di base a circa 1,5 milioni di sfollati e garantire accesso a cure sanitarie, acqua, servizi igienici e cibo alle persone nelle zone di conflitto. A tal fine, il bilancio è stato più che triplicato: da 103,7 milioni a 312,1 milioni di dollari da qui alla fine del 2014.

Si può prevedere un ulteriore aumento dei flussi migratori verso l’Europa? Molti paesi europei, tra cui l’Italia, devono far fronte a un numero crescente di rifugiati siriani. C'è il rischio che si verifichi una cosa simile con l'Iraq?

Lo sfollamento della popolazione è una delle conseguenze di questa crisi umanitaria, ma finora è rimasto per lo più circoscritto all’interno dei confini dell’Iraq. La grande maggioranza delle famiglie sfollate è ospitata da parenti e amici, in alberghi e luoghi pubblici. Per il momento le condizioni dei civili ospitati dalle comunità locali sono stabili, però si teme che in futuro le risorse disponibili possano esaurirsi ed è per questo che gli operatori umanitari stanno intensificando i loro sforzi. Il governo regionale curdo è stato particolarmente generoso e ha accolto e ospitato circa 300 000 sfollati da Anbar e Ninewa. Nel nostro lavoro di operatori umanitari siamo guidati dal principio "Spera nel meglio, ma preparati al peggio" ed è ciò che stiamo facendo. La crisi siriana ha inciso non soltanto in Siria, ma in tutta la regione, causando un flusso intenso di rifugiati di cui ha risentito anche l'Europa, seppur in misura minore. I paesi dell’UE, che hanno la responsabilità primaria per la migrazione verso l’UE, devono essere preparati. La crisi in Medio Oriente è sempre più grave ed è inevitabile che le conseguenze continuino a farsi sentire anche in Europa. Per questo il lavoro delle organizzazioni umanitarie è ancora più indispensabile: più persone riusciamo ad aiutare vicino alla fonte della crisi, meno rifugiati giungeranno in Europa.

I ministri degli Affari esteri dell’Unione europea hanno invitato i responsabili politici iracheni a intervenire urgentemente per formare un nuovo governo inclusivo che rappresenti l’intera nazione. L’UE sta seguendo molto da vicino, ma quali sono le aspettative?L’Unione europea ritiene che l’unità, la sovranità e l’integrità territoriale siano essenziali per la stabilità e lo sviluppo economico in Iraq e in tutta la regione. Il numero degli sfollati interni è in costante aumento, per questo l'UE sollecita il governo iracheno a rispondere alle esigenze delle persone colpite e a collaborare con le agenzie umanitarie per garantire la protezione di tutti i civili, la fornitura dei servizi essenziali e l'erogazione degli aiuti. Occorre trovare una soluzione politica alla crisi attuale, una soluzione che coinvolga tutti i leader e le comunità irachene in uno spirito di unità nazionale. Se non si giunge a una soluzione politica il conflitto non potrà che inasprirsi e aggravare le divisioni settarie e saranno proprio le fasce di popolazione più vulnerabili a pagare il prezzo più alto.

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