Il Corriere elogia un nuovo modello sociale: il 'think positive'(pensare positivo) impermeabile all'evidenza dei
fatti. Vogliono che i sacrifici selvaggi siano uno stile di vita da amare. di Deanna Pala.
Ieri mattina trovo nella cassetta della posta lo speciale "Italia che ce la fa" del Corriere della Sera. Mi
guardo a destra e a sinistra, lo hanno anche i vicini. Il sospetto che la propaganda ti insegua c'è, ma lo
leggiamo comunque. La prefazione è "dare un altro racconto del nostro paese". Un altro rispetto a quale?
Ti aspetti di trovare la storia dell'amico dei tuoi genitori che sta resistendo con le unghie e con i denti per non
chiudere l'impresa di manutenzione anche se gli sono rimasti tre dipendenti, Equitalia che lo aspetta anche
nel bagno di casa e due ore di sonno al giorno.
No, non si parla di lui, è un altro, il racconto dell'Italia che ce la fa. È l'elogio di un nuovo modello sociale e
di un nuovo modo di interpretare le cose che per semplicità potremmo definire un think positive
impermeabile all'evidenza dei fatti. È l'Italia che sa accontentarsi, che sa vedere i vantaggi e
Il direttore De Bertoli ci ricorda che ci lamentiamo che la crisi ha falcidiato redditi e risparmi ma poi non
sappiamo vedere la positività che ci circonda. E se non riusciamo a vederla il Corriere della Sera comunque
ce la indica: il modello Eataly "che ci riporta alla maggiore considerazione del consumatore" (ma non a
quella del lavoratore), l'aumento dell'auto-impiego dei giovani (e delle nuove 50.000 partite IVA nuove
ogni anno senza sicurezza né pensione), del welfare aziendale che ha sostituito quello statale (per pochi e
pressoché inutile).
È tempo di cambiamenti, signori, e per definizione non possono che essere positivi.
Il tuo nuovo life style deve essere positivo, accogliente, mai conflittuale. Lamentarsi ti fa brutto (e porta
pure sfiga), individuare dei colpevoli è infantile, pretendere è deresponsabilizzante. Saprai vedere così i lati
positivi dell'austerità. Ci viene proposto l'esempio positivo di una famiglia con quattro figli e 3000 euro è
intimamente felice di aver rinunciato a tutto tranne ai bisogni "autentici".
"Tommaso sorride (scrive l'articolo) niente vacanze ma grandi giri in bicicletta per la città. Siamo
ottimisti, c'è in gioco il futuro dei nostri figli". È l'elogio di quello che viene eufemisticamente chiamato "la
responsabilità collegiale" ovvero la famiglia che sa trovare soluzioni sfidanti (ma anche se vinci la sfida non
c'è il premio) per farsi carico della precarietà lavorativa dei figli e delle nuove forme
dell'abitare. Tradotto: tu sostieni i tuoi figli che guadagnano 700 euro e vivono pure con te (puoi
trovare nuove forme dell'abitare soppalcando il soggiorno).
Il tema ricorre spesso: meno Stato e più condivisione tra cittadini perché le risorse sono poche. Lo Stato
spende poco e riduce il deficit, tu spendi al posto dello Stato e aumenti il tuo deficit.
La ripartenza del tuo Paese dipende da te e da nessun altro, se vuoi puoi, se vedi positivo tutto diventerà
positivo. Nel mondo della negazione non c'è dialettica, non c'è macroeconomia, non c'è conflitto, non ci
sono pretese. Non c'è neanche lo Stato. Perché come è scritto nello speciale "nonostante tutto bisogna
sorridere".
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