Festa patriottica di Natania con l’orchestra delle forze armate di Israele
tra inni, bandiere con la falce e martello e divise stracolme di medaglie.
tra inni, bandiere con la falce e martello e divise stracolme di medaglie.
Divise sovietiche, inni patriottici, bandiere con la falce e martello e dozzine di veterani della Grande Guerra Patriottica, con un tappeto di medaglie sul petto. Non siamo nella Russia di Leonid Breznev ma a Natania, la città israeliana dove il premier Benjamin Netanyahu ha partecipato di persona ai festeggiamenti dei veterani dell’Armata Rossa nello stesso giorno in cui in Russia si ricorda la vittoria contro la Germania di Adolf Hitler.
Se l’evento si è svolto a Natania è perché in questa città sul Mediterraneo, dove la percentuale di immigrati russi è molto alta, il leader del Cremlino Vladimir Putin venne nel 2012 per inaugurare proprio il monumento ai caduti dell’Armata Rossa. All’epoca il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, anch’egli ex sovietico, lo accolse dicendogli: “Israele è l’unica nazione fuori dall’ex Urss dove sorge un monumento all’Armata Rossa”. E davanti al monumento, Netanyahu ora ripete: “Israele è l’unica nazione fuori dall’ex Urss dove si rende omaggio ai veterani dell’Armata Rossa”........
Dopo di lui è stato il ministro dell’Immigrazione, Mervin Lender, a prendere la parola per riconoscere ai veterani dell’esercito sovietico di “aver consentito a Israele di nascere grazie alla vostra vittoria contro il nazifascismo”. Se nella memoria collettiva degli israeliani c’è il contributo di sangue dei 14 milioni di soldati sovietici caduti contro Hitler - come anche il fatto che fu l’Armata Rossa a liberare Auschwitz - la scelta di Netanyahu di dare particolare enfasi all’eroismo russo rientra nell’intento di rafforzare il legame politico con il Cremlino.
Dopo di lui è stato il ministro dell’Immigrazione, Mervin Lender, a prendere la parola per riconoscere ai veterani dell’esercito sovietico di “aver consentito a Israele di nascere grazie alla vostra vittoria contro il nazifascismo”. Se nella memoria collettiva degli israeliani c’è il contributo di sangue dei 14 milioni di soldati sovietici caduti contro Hitler - come anche il fatto che fu l’Armata Rossa a liberare Auschwitz - la scelta di Netanyahu di dare particolare enfasi all’eroismo russo rientra nell’intento di rafforzare il legame politico con il Cremlino.
Gli accordi per lo sfruttamento del gas naturale nel Mediterraneo hanno gettato, nel 2012, le basi per un balzo in avanti dell’interscambio commerciale, e da gennaio Netanyahu ha mostrato crescente attenzione per le mosse di Putin in Medio Oriente: apprezzando la scelta di non aver fornito a Bashar Assad missili anti-aerei di ultima generazione e discutendo più volte con lui del negoziato sul nucleare iraniano. La crisi ucraina ha accelerato tale approccio: Gerusalemme ha evitato di criticare Mosca per l’intervento in Crimea, ha respinto le pressioni di Washington che le chiedeva di farlo, e sulle sanzioni Usa-Ue ha scelto un profilo cauto al punto da far affermare a Lieberman che “su questa vicenda non ci esprimeremo”. Sono diversi i motivi che spingono Israele su tale linea: dai resoconti degli ebrei ucraini sull’antisemitismo che serpeggia fra i nazionalisti di Kiev alla consapevolezza che Mosca può ambire a riempire alcuni degli spazi lasciati vuoti dall’America in Medio Oriente. Benjamin Netanyahu sa di non poter gareggiare con Teheran nell’aperto sostegno alle politiche russe in Siria ed Ucraina: da qui la scelta di puntare sul “soft power” dei russofoni, ovvero oltre un milione di cittadini israeliani, per creare un proprio canale privilegiato con il Cremlino. Si spiega così anche le festa patriottica di Natania, con l’orchestra delle forze armate di Israele che ha accompagnato il cantante rock russo Andrei Makarevich che, superati i 60 anni, si fregia del titolo di “artista del popolo russo”. L’intento è di portare l’eroismo russo ad integrare l’identità israeliana: si spiega così il fatto che Ion Degen, leggendario carrista sovietico nella Seconda Guerra Mondiale emigrato in Israele negli anni Settanta, ha fatto da guida ai veterani russi a Latrun, teatro di una delle battaglie più cruente della guerra di indipendenza del 1948.
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