Pubblicate conversazioni tra ministri e generali turchi. Stragi in Turchia a opera di soldati turchi travestiti da siriani per giustificare entrata in guerra.
[Franco Fracassi]
Ahmet Davutoglu, ex ministro degli Esteri, oggi principale consigliere di Erdogan: «Il primo ministro ha detto che nella congiuntura attuale, questo attacco (sulla Tomba di Suleiman Shah) deve essere inteso come un'opportunità per noi».
Yaşar Güler, vice comandante delle forze armate turche: «È causa diretta della guerra. Voglio dire, quello che vogliamo fare è qualcosa che scatenerà una guerra».
Hakan Fidan: «Quando accadrà ci sarà un momento di commozione generale, in Turchia e all'estero. Diverse bombe che esplodono tra la folla. La situazione non dovrà sfuggire dal nostro controllo».
Feridun Sinirlioglu, ex ambasciatore in Israele, oggi sottosegretario agli Esteri: «È un rischio. Ma le stragi sono necessarie».
Ahmet Davutoglu: «Quando decideremo, dovremo comunicare la decisione di attaccare alle Nazioni Unite e al consolato siriano ad Ankara, giusto?». Feridun Sinirlioglu: «Non credo sia appropriato comunicare a chicchessia la cosa prima di aver agito».
Ahmet Davutoglu: «Ok. Ho parlato a proposito della nostra violazione del diritto internazionale al Presidente (Abdullah Gül, ndr). Se entriamo con i carri armati vuol dire che siamo coinvolti in un conflitto, giusto?».
Yaşar Güler: «Vuol dire che lo siamo. Sì».
Ahmet Davutoglu: «Bene. Ma esiste una differenza tra il bombardare con degli aerei, come facciamo ora, e invadere con dei carri armati. Non possiamo così sfacciatamente violare il diritto internazionale».
Yaşar Güler: «Forse dovremmo dire ai siriani che noi sappiamo del coinvolgimento degli iracheni al loro fianco e dello sconfinamento delle truppe irachene in Turchia per poter attaccare in maniera più efficace quelli di Al Qaida».
Ahmet Davutoglu: «Veramente questo gliel'abbiamo già detto. Sia agli iracheni che ai siriani. In diverse note diplomatiche».
Yaşar Güler: «Alla Siria?».
Feridun Siniroglu: «Esattamente».
Feridun Siniroglu: «Ci sono stati importanti cambiamenti nella geopolitica mondiale e regionale che ora possono diffondersi in altri luoghi. L'hai detto tu oggi, e gli altri erano d'accordo. Stiamo per cominciare un gioco diverso. Dovremmo essere in grado di vedere quella gente, gli iracheni e tutto quel caos intorno a loro. Tutte quelle organizzazioni sono aperte ed estremamente facili da manipolare. Il fatto che esista una regione piena di organizzazioni di quel tipo, giustificherà il rischio per la nostra sicurezza vitale. Anche quando andammo nel Nord dell'Iraq, c'era sempre il rischio del Pkk che aleggiava. Se consideriamo attentamente i rischi e li soppesiamo bene. Come ha appena detto il generale Güler».
Yaşar Güler: «Signore, quando eravano dentro un attimo fa, abbiamo discusso proprio di questo. Apertamente, voglio dire. Le forze armate, per Lei, sono uno strumento necessario ad ogni passo».
Ahmet Davutoglu: «Naturalmente. Lo dico sempre al primo ministro, in sua assenza. Per dirla in gergo accademico, non si può rimanere in quelle terre senza un potere forte. E senza un potere forte, non ci può essere potere soft».
Le principali vittime della guerra civile siriasna sono i bambini, già morti a migliaia.
In Siria è in corso una guerra civile da più di tre anni. Da una parte il regime del Presidente Bashar al Assad, dall'altra gruppi guerriglieri, prevalentemente fondamentaliasti islamici. Il governo siriano è supportato da Russia e Iran, oltre che dall'Iraq (che partecipa al conflitto con migliaia di propri soldati). I ribelli sono finanziati e armati dagli Stati Uniti, dalla Francia, dal Regno Unito, dall'Arabia Saudita e dalla Turchia. Ma c'è di più. Washington ha anche inviato dei mercenari che sono penetrati in territorio siriano. L'Arabia Saudita ha messo insieme interi reggimenti di fondamentalisti (che appartengono alla galassia di Al Qaida). Mentre la Turchia ha infiltrato oltre il confine corpi speciali che agiscono nell'ombra.
È difficile tenere un conto delle vittime del conflitto. I dati sono contrastanti e spesso poco attendibili. Secondo le Nazioni Unite ci sarebbero stati finora 125.000 morti, quattro milioni di sfollati e due milioni e mezzo di profughi.
http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=100863&typeb=0&Intercettato-Erdogan-Pronta-invasione-della-Siria
[Franco Fracassi]
A pochi giorni dalle elezioni amministrative, il premier Tayyip Erdogan ha oscurato YouTube e Facebook in Turchia.
di Franco Fracassi
«Quello che vogliamo fare scatenerà una guerra». Non avrebbe potuto essere più chiaro il vice comandante delle forze armate turche. La guerra in questione sarebbe quella con la Siria. Il fattore scatenante: un autoattentato da parte di Ankara. I servizi segreti russi hanno intercettato le conversazioni di ministri e generali turchi, e le hanno rese pubbliche attraverso la rete. Il primo ministro Tayyip Erdogan è corso ai ripari, vietando YouTube e Facebook a pochi giorni dalle elezioni. Una mossa per zittire l'opposizione, ha denunciato la comunità internazionale. Il tentativo (riuscito) di non far sapere al suo popolo che si trova sull'orlo di un conflitto. Sempre che lui resti in sella. I turchi non l'hanno saputo ed Erdogan dopo il voto è più forte di prima.
Da quando Erdogan è diventato premier in Turchia c'è stata una forte diminuzione dei diritti civili e un forte incremento della violenza politica.
Ecco alcuni estratti delle conversazioni intercettate.......
Hakan Fidan, capo del Mit (i servizi segreti turchi): «Manderò quattro uomini dalla Siria, se è quello che ci vuole. Cercherò un motivo per la guerra ordinando un attacco missilistico contro la Turchia, possiamo anche preparare un attacco contro la Tomba di Suleiman Shah, se necessario».«Quello che vogliamo fare scatenerà una guerra». Non avrebbe potuto essere più chiaro il vice comandante delle forze armate turche. La guerra in questione sarebbe quella con la Siria. Il fattore scatenante: un autoattentato da parte di Ankara. I servizi segreti russi hanno intercettato le conversazioni di ministri e generali turchi, e le hanno rese pubbliche attraverso la rete. Il primo ministro Tayyip Erdogan è corso ai ripari, vietando YouTube e Facebook a pochi giorni dalle elezioni. Una mossa per zittire l'opposizione, ha denunciato la comunità internazionale. Il tentativo (riuscito) di non far sapere al suo popolo che si trova sull'orlo di un conflitto. Sempre che lui resti in sella. I turchi non l'hanno saputo ed Erdogan dopo il voto è più forte di prima.
Da quando Erdogan è diventato premier in Turchia c'è stata una forte diminuzione dei diritti civili e un forte incremento della violenza politica.
Ecco alcuni estratti delle conversazioni intercettate.......
Ahmet Davutoglu, ex ministro degli Esteri, oggi principale consigliere di Erdogan: «Il primo ministro ha detto che nella congiuntura attuale, questo attacco (sulla Tomba di Suleiman Shah) deve essere inteso come un'opportunità per noi».
Yaşar Güler, vice comandante delle forze armate turche: «È causa diretta della guerra. Voglio dire, quello che vogliamo fare è qualcosa che scatenerà una guerra».
Hakan Fidan: «Quando accadrà ci sarà un momento di commozione generale, in Turchia e all'estero. Diverse bombe che esplodono tra la folla. La situazione non dovrà sfuggire dal nostro controllo».
Feridun Sinirlioglu, ex ambasciatore in Israele, oggi sottosegretario agli Esteri: «È un rischio. Ma le stragi sono necessarie».
Ahmet Davutoglu: «Quando decideremo, dovremo comunicare la decisione di attaccare alle Nazioni Unite e al consolato siriano ad Ankara, giusto?». Feridun Sinirlioglu: «Non credo sia appropriato comunicare a chicchessia la cosa prima di aver agito».
Ahmet Davutoglu: «Ok. Ho parlato a proposito della nostra violazione del diritto internazionale al Presidente (Abdullah Gül, ndr). Se entriamo con i carri armati vuol dire che siamo coinvolti in un conflitto, giusto?».
Yaşar Güler: «Vuol dire che lo siamo. Sì».
Ahmet Davutoglu: «Bene. Ma esiste una differenza tra il bombardare con degli aerei, come facciamo ora, e invadere con dei carri armati. Non possiamo così sfacciatamente violare il diritto internazionale».
Yaşar Güler: «Forse dovremmo dire ai siriani che noi sappiamo del coinvolgimento degli iracheni al loro fianco e dello sconfinamento delle truppe irachene in Turchia per poter attaccare in maniera più efficace quelli di Al Qaida».
Ahmet Davutoglu: «Veramente questo gliel'abbiamo già detto. Sia agli iracheni che ai siriani. In diverse note diplomatiche».
Yaşar Güler: «Alla Siria?».
Feridun Siniroglu: «Esattamente».
Feridun Siniroglu: «Ci sono stati importanti cambiamenti nella geopolitica mondiale e regionale che ora possono diffondersi in altri luoghi. L'hai detto tu oggi, e gli altri erano d'accordo. Stiamo per cominciare un gioco diverso. Dovremmo essere in grado di vedere quella gente, gli iracheni e tutto quel caos intorno a loro. Tutte quelle organizzazioni sono aperte ed estremamente facili da manipolare. Il fatto che esista una regione piena di organizzazioni di quel tipo, giustificherà il rischio per la nostra sicurezza vitale. Anche quando andammo nel Nord dell'Iraq, c'era sempre il rischio del Pkk che aleggiava. Se consideriamo attentamente i rischi e li soppesiamo bene. Come ha appena detto il generale Güler».
Yaşar Güler: «Signore, quando eravano dentro un attimo fa, abbiamo discusso proprio di questo. Apertamente, voglio dire. Le forze armate, per Lei, sono uno strumento necessario ad ogni passo».
Ahmet Davutoglu: «Naturalmente. Lo dico sempre al primo ministro, in sua assenza. Per dirla in gergo accademico, non si può rimanere in quelle terre senza un potere forte. E senza un potere forte, non ci può essere potere soft».
Le principali vittime della guerra civile siriasna sono i bambini, già morti a migliaia.
In Siria è in corso una guerra civile da più di tre anni. Da una parte il regime del Presidente Bashar al Assad, dall'altra gruppi guerriglieri, prevalentemente fondamentaliasti islamici. Il governo siriano è supportato da Russia e Iran, oltre che dall'Iraq (che partecipa al conflitto con migliaia di propri soldati). I ribelli sono finanziati e armati dagli Stati Uniti, dalla Francia, dal Regno Unito, dall'Arabia Saudita e dalla Turchia. Ma c'è di più. Washington ha anche inviato dei mercenari che sono penetrati in territorio siriano. L'Arabia Saudita ha messo insieme interi reggimenti di fondamentalisti (che appartengono alla galassia di Al Qaida). Mentre la Turchia ha infiltrato oltre il confine corpi speciali che agiscono nell'ombra.
È difficile tenere un conto delle vittime del conflitto. I dati sono contrastanti e spesso poco attendibili. Secondo le Nazioni Unite ci sarebbero stati finora 125.000 morti, quattro milioni di sfollati e due milioni e mezzo di profughi.
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