PS: <<«Tuo figlio bocciato in magistratura? Fallo venire»...parole di .. Il
presidente della sezione feriale della corte di Cassazione Antonio
Esposito in aula per leggere la sentenza del processo Mediaset il primo
agosto 2013 (Ansa)>>..Berlusconi sapeva tutto...
umberto marabese
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SCALEA (Cosenza) - Telefonate, sms, cene, confidenze,
raccomandazioni, consigli. Si vedevano e si sentivano spesso il giudice
Antonio Esposito e l’avvocato Mario Nocito, in carcere per associazione
mafiosa e corruzione nell’ambito dell’inchiesta «Plinius» che a luglio
scorso ha portato in carcere anche il sindaco di Scalea Pasquale Basile e
cinque assessori. Tra il giudice che ha condannato in Cassazione Silvio
Berlusconi al processo «Mediaset» e l’avvocato Nocito, indicato dal
Riesame come il «deus ex machina» del patto politico-mafioso a Scalea,
c’era un’amicizia solida, tant’è che il presidente di sezione della
Cassazione non si negava mai al telefono ed era sempre a disposizione di
Nocito. L’occasione giusta per vedersi era una tavolata con amici che
si passavano gli inviti attraverso un sms. Come quello del 22 ottobre
2010. Parte dal telefonino di un commercialista ed è diretto all’ex
sindaco Basile. «Cena al ristorante ci saranno il presidente Esposito e
sto per chiamare Mario Nocito».
Qualche giorno dopo un imprenditore chiama Basile
e gli comunica che ha telefonato al presidente parlando della
possibilità di vederlo a pranzo a Sapri. Il giudice Esposito era sempre
prodigo di consigli ogni volta che l’avvocato del boss Pietro Valenti
gli chiedeva soluzioni a problemi, fossero personali o di natura
politica......
Nulla di penalmente rilevante, almeno da quello che si evince
dalle 29 mila pagine di trascrizioni telefoniche operate dai carabinieri
del Comando provinciale di Cosenza. Al processo contro Nocito, Basile e
i componenti dell’amministrazione comunale il giudice Esposito è stato
chiamato a deporre come testimone.
A Scalea, comune commissariato per mafia,
dopo l’esito dell’inchiesta «Plinius», il giudice Esposito era di casa.
Scendeva spesso nei weekend e si incontrava a cena oltre che con
l’avvocato Nocito, anche con l’ex sindaco Basile, difeso in questa
inchiesta dai legali Vincenzo Adamo e Marina Pasqua. Negli ultimi tempi,
però, il giudice ha avuto qualche risentimento nei confronti dell’ex
primo cittadino. La trascrizione dell’intercettazione del 9 maggio 2013
lo dimostra. Mario Nocito si trova a Roma e lo fa sapere al giudice con
una telefonata. Il giudice gli chiede se lui è in buoni rapporti con il
sindaco di Scalea, «che sta facendo una serie di scorrettezze in merito
alla gestione dei locali. Mario (Nocito, ndr ) dice che non è in buoni
rapporti e che ha saputo dei casini che sta combinando con quei locali
in comodato al presidente. Il presidente (Esposito, ndr ) dice che
Basile ha fatto una delibera per assegnare i locali a Mingrone e non li
ha avvisati di questa cosa ed è uno scostumato. Perché anche se la
convenzione era scaduta a marzo lui era andato per rinnovarla e lui si è
negato».
In precedenza però il rapporto con l’ex sindaco era stato
abbastanza cordiale. Lo dimostra anche in questo caso
un’intercettazione.
L’avvocato Nocito chiama Pasquale Basile.
«A pranzo con il presidente partecipano anche le famiglie». E Basile:
«Non so se mia moglie può venire. Gli farò sapere più tardi al
presidente». Addirittura dalla trascrizione della telefonata del 19
gennaio 2011 sembrerebbe che l’ex sindaco Basile avanzi un’esplicita
richiesta al giudice: costruire nuovi penitenziari nell’Alto Tirreno
cosentino. L’ex sindaco riferisce la risposta di Esposito a un amico:
«Il presidente ha detto che neanche Ionta (Franco Ionta, all’epoca
direttore del Dap, ndr ) può fare niente e bisogna parlare con Alfano».
Le trascrizioni telefoniche consentono di evidenziare
come l’avvocato Nocito avesse tutto l’interesse a tenersi stretta
l’amicizia con il giudice Esposito. Tanto che con un amico commenta. «Al
presidente abbiamo dato l’Università telematica a Scalea». E scappa
anche qualche favore da chiedere al presidente. Come in occasione della
bocciatura del figlio Pierpaolo al concorso in magistratura. L’avvocato
chiede consigli al presidente telefonandogli in Cassazione. Antonio
Esposito gli dice di fare andare suo figlio da lui il giorno dopo. Nella
telefonata del 28 luglio 2011 i carabinieri ascoltano quello che
Pierpaolo dice al padre, dopo la visita al giudice. «Il presidente mi ha
suggerito di aspettare per la discussione del ricorso circa la
bocciatura all’esame di magistratura».
cmacrì@corriere.it
14 dicembre 2013
http://www.corriere.it/cronache/13_dicembre_14/telefonate-esposito-legale-cella-mafia-6bf150c4-649e-11e3-bf08-7326d8b40f20.shtml
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