Logiche da Guerra Fredda. Chi si prende
l'Ucraina? L'Alternativa c'è - Puntata numero 91. Videoeditoriale di
Giulietto Chiesa.
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=90051&typeb=0&Chi-si-prende-l-Ucraina-
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Trascrizione
del Videoeditoriale:
MOSCA - Commento un evento che da qui
si vede molto bene - anzi, si vede enormemente, in primo piano -
mentre in Europa e in Italia fino ad ora è quasi passato sotto
silenzio: il prossimo Vertice dell'Unione Europea, che si
terrà a Vilnius a fine novembre, dovrà decidere
l'associazione dell'Ucraina all'Unione Europea. Decisione di
enorme importanza politica e strategica, destinata a cambiare molte
cose del futuro dell'Europa e del futuro dei rapporti fra la Russia e
l'Europa.
La posta in gioco è: "chi si prende
l'Ucraina?". La risposta, secondo quel che si vede oggi, è
abbastanza chiara: l'Ucraina se la prende l'Europa. L'Ucraina si
associerà all'Europa e in questa forma assumerà praticamente tutte
le regole europee: è un passaggio cruciale per inserire l'Ucraina
nel Mercato europeo, a pieno titolo, con tutte le regole conseguenti
e i vincoli giuridici. Questo è ciò che probabilmente si deciderà
a Vilnius, anche se la partita è ancora aperta e non tutte le carte
sono già state messe sul tavolo. Alcune carte la Russia le sta
giocando ora con molta energia e anche con molta durezza........
C'è un problema da risolvere per il
presidente ucraino Viktor Janukovyč: consegnare o non
consegnare la signora Julija Tymoshenko all'Europa, cioè
cedere alle richieste europee, le quali dicono che per la signora
Tymoshenko - che ha preso una condanna a sette anni per varie accuse
e incriminazioni, e ne sta scontando due di questi sette - non si
riconosce la validità di questo giudizio (considerato un giudizio
politico) e intanto si chiede a un paese sovrano di cambiare la sua
legislazione e una sentenza. Puo farlo Janukovyč con un decreto?
Probabilmente lo farà. Janukovyč si sta giocando la carta del poter
dire: «ve la consegno, la
signora Tymoshenko», in modo che lei possa farsi curare in Germania,
ad esempio (pare che abbia un male alla schiena), e in modo che non
possa tornare più in patria e non gli crei più problemi. Lui la
considera il nemico principale, lei considera lui il nemico
principale. Per lui, se lei se ne va, è meglio. Ma non credo che
l'Europa accetterà questa soluzione. Quindi la signora Tymoshenko
verrà liberata con tutta probabilità, verrà mandata in Germania, e
a un certo punto tornerà in Ucraina. Per Janukovyč sarà un piccolo
problema, rispetto agli altri più grandi problemi che dovrà
affrontare.
La
posta in gioco è lo spostamento di 50 milioni di persone di un
grande paese al centro dell'Europa da un campo all'altro. Questa
è la cruda sostanza della realtà. È una mossa che Mosca interpreta
come una prosecuzione della Guerra Fredda. Ed è difficile
darle torto, perché mentre l'Ucraina non è vincolata all'Unione
Europea da grandi legami, è storicamente legata da un intero secolo
come membro dell'Unione Sovietica e da molti più anni ancora come
membro dell'Impero russo, addirittura come suo paese chiave. Quindi
la valenza politica, psicologica ed emotiva per la Russia è enorme
rispetto a quella che è per noi europei nel nostro complesso, che in
gran parte non ce ne siamo nemmeno ancora accorti. Per noi è una
questione economica, o - per Bruxelles - è più una questione di
prestigio imperiale o neocoloniale ("estendere i propri
confini"). Questo è il significato della diversità dell'approccio
psicologico.
Perciò
dico che si tratta di una mossa da Guerra Fredda che l'Europa di
Bruxelles sta consapevolmente portando avanti in accordo con gli
Stati Uniti.
I
russi sostengono che questo non conviene all'Ucraina. E hanno
buone ragioni. Le cifre lo dicono con chiarezza. Ucraina e Russia
sono partner -a parte il fatto che hanno un'enorme frontiera
comune - da sempre. Neanche la fine dell'Unione Sovietica ha
interrotto questa grande collaborazione economica. Nei fatti le
industrie russe e ucraine erano e sono unite da decine e
centinaia di legami, oltre che dal legame della lingua. Le
esportazioni alimentari ucraine, che sono in gran parte verso
la Russia, se Kiev si girerà dall'altra parte saranno interessate da
un cambiamento radicale.
I
commentatori russi lo dicono apertamente: la Russia aumenterà le
barriere doganali nei confronti dell'Ucraina. Dove andranno a
finire queste merci non si sa. Anche perché queste merci non è che
siano particolarmente richieste in Europa, né l'Europa è così
fiorente - in questa fase - da volere nuove merci per i nuovi
consumi. Mi pare che siamo nella situazione opposta: la Russia è un
paese pieno di denaro, in questo momento, non in crisi. E quindi
sarebbe ben disposta a ricevere - come sta facendo - e a pagare
queste merci.
Poi
c'è la questione del gas, più importante ancora. L'Ucraina
ha ereditato tutti i gasdotti della vecchia Unione Sovietica.
Furono un investimento dell'intera URSS, ma sono rimasti nel
territorio dell'Ucraina. Una divisione reale della proprietà non è
stata mai fatta. Di fatto l'Ucraina ha in mano un'arma fortissima,
che può essere di amicizia ma anche di ricatto. La Russia ha bisogno
dei gasdotti ucraini per mandare il suo gas in Europa, l'Ucraina può
decidere come e a che prezzo, entro certi limiti, questo gas può
arrivare in Europa. Quel che è accaduto in tutti questi anni è che
l'Ucraina ha ricevuto un trattamento di grande favore, nel senso che
ha pagato questo gas meno di quello che costava, ossia meno dei
prezzi del mercato, e se ne è "presa" una parte calcolata da
alcuni osservatori russi per un valore di 8-10 miliardi di dollari, e
non ha dunque pagato tutto il conto. Secondo i russi ci sono 4
miliardi che devono essere ancora pagati dall'Ucraina. È ovvio che
se questa questione prende una certa direzione, la Russia chiederà
il pagamento.
Il
problema sarà: chi è che paga l'energia consumata dagli ucraini?
L'Europa? L'Europa pagherà, presumibilmente, perché
l'interesse europeo è politicamente così forte che prevale sulle
esigenze economiche. L'Europa vuole l'Ucraina, e la vuole non
perché vuole fare un favore agli ucraini. La vuole perché cambia
l'assetto geostrategico dell'Europa. Questa è la cruda realtà,
e chiunque nasconda questo elemento nasconde la parte centrale del
problema. E quindi pagherà l'Europa, si presume.
Però
la sostanza è - e guardiamo di nuovo dalla parte del luogo in cui
mi trovo in questo momento - che tutto questo la Russia non sarà
disposta ad accettarlo con facilità. Questo è il punto. Il
signor Janukovyč deve sapere che la sua strada sarà piena di
ostacoli, e che avrà grandi problemi da parte di Mosca. Non ci sono
dubbi su questo. Tutte le televisioni in questi giorni dicono la
stessa cosa: se si va in quella direzione la Russia farà ritorsioni.
E quindi si apre un forte contenzioso. C'è da chiedersi non
solo se questa soluzione convenga all'Ucraina, - forse sì, forse
no - ma se convenga all'Europa. Dietro questa operazione c'è, in
trasparenza evidente, il disegno di far entrare l'Ucraina nella
NATO. E questo dibattito è molto acceso, anche in Ucraina, anche
perché una parte degli ucraini, quelli di lingua russa, non hanno
nessuna intenzione di andare nella NATO. E quindi mezzo paese sarà
trascinato dentro un'alleanza militare nella quale l'Ucraina non è
entrata dopo essere uscita da una, il Patto di Varsavia. Non so se
sarà gradevole per gli ucraini, questa soluzione. Sarà sicuramente
gradevole per la NATO.
E
allora la domanda che io mi pongo è: a noi europei - ma non
a quelli che stanno a Bruxelles nè a quelli che collaborano e
dialogano con Wall Street, ma a noi europei cittadini - questa
decisione ci conviene o non ci conviene? La mia risposta è: no,
non ci conviene. Perché significa proseguire davvero sulla strada
della Guerra Fredda. Significa costruire una nuova frontiera,
questa volta dentro il ventre della Russia. E se si pensa che la
Russia di oggi sia disposta ad accettare con tranquillità questa
cosa, questo atto che visto dall'Europa si presenta come un atto
"espansivo" e visto dalla Russia si presenta come un atto
"aggressivo", occorre chiedersi: ci serve questo, o non ci
serve? La mia risposta è di nuovo: no, non serve a nessuno. A noi
serve un sistema di sicurezza europeo che tenga conto della sicurezza
di tutti. Noi non abbiamo bisogno di una sicurezza "per noi",
perché una sicurezza "per noi" a scapito di una sicurezza degli
altri non è una sicurezza né per noi né per gli altri. Molto
semplice. Nell'incontro
che ho fatto a Sofia assieme a numerosi altri partiti
europei abbiamo proprio discusso di questo. E questa decisione
è una nuova forma di Guerra Fredda contro la Russia, dobbiamo
esserne consapevoli. La stanno prendendo alle nostre spalle, senza
dirci niente. Ebbene, dobbiamo sapere che i prossimi mesi
saranno difficili. E non soltanto perché noi abbiamo bisogno del
gas russo. Saranno difficili perché noi abbiamo bisogno della
sicurezza. E questa decisione non aumenterà la nostra sicurezza. Mi
dispiace, non l'aumenterà.
Lo
dico mentre auguro a tutti voi buona fortuna.
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