Quando arriva un po’ di vento le girandole cominciano a
roteare in coro. Al cimitero per animali di Piobesi ci si può stupire
per l’atmosfera giocosa. È il clima colorato che rende la visita un po’
meno triste.
Sono quasi 900 gli ospiti del «Parco degli animali»: cani e gatti,
conigli, criceti, tartarughe, canarini. C’è un cavallo di nome Furia e
anche tre pesci rossi che si chiamavano Drug, Pic e Loc, che i padroni,
dopo averli seppelliti insieme, non sono più andati a trovare. O almeno
nessuno li ha mai più visti.
Qui, a salutare l’animaletto che non c’è più, c’è gente che viene da tutto il Piemonte, Liguria, Lombardia, e Valle d’Aosta. «Abbiamo scelto di portare Dylan al Parco degli animali», anziché farlo cremare, perché volevamo un posto in cui poterlo incontrare sempre – dice Giulio Cardone, 23 anni, di Carignano -, è un po’ come succede per i nostri parenti e amici» . La sua tombetta, o tombina - le chiamano così -, è coperta di giocattoli un bull terrier, lampade decorata con rane, alcuni pupazzi, un angioletto, una lumaca di plastica. Questo perché, come per tanti padroni, è il gioco una delle cose che più di tutte non si stacca dai ricordi. In parte, rappresenta quello che i loro amici hanno rappresentato per loro. «C’erano giorni in cui tornavo dal lavoro nervoso e agitato – racconta Giulio Cardone -, ma poi arrivava Dylan che voleva un po’ di coccole e mi chiedeva di tirargli la pallina, ed ecco che la mia serata si aggiustava subito. Gli animali ci fanno sorridere, divertire. È proprio per questo che vogliamo ricreare anche al cimitero un’atmosfera allegra»......
Ognuno ha le sue ritualità. Qualcuno, entrando, si fa il segno della croce e si avvicina alla lapide con il rosario in mano bisbigliando l’Ave Maria. Per altri la visita è semplicemente un momento per parlare con il cane, per raccontargli qualcosa, per sentirsi vicini a lui. «Andare al cimitero è come avere Bimba e Kendy ancora con me – dice Lucia Chiapperini -, è come se loro fossero state le mie bimbe». E infatti, girando per il cimitero, sono tante le lapidi che se non ci fosse la foto non sembrerebbero per un cane. Ci sono scritte come «Da oggi vivrò come hai cercato di vivere tu», o «Nulla sarà più come prima senza di te», che sono dense di disperazione. Altri animali invece, sono ricordati in maniera meno drammatica. Ad esempio sulla tombetta di Cindy c’è scritto: «Se ci fossero state le olimpiadi per i gatti avresti vinto tu» o su un’altra: «In cielo divertiti con le cagnette».
La parola più ricorrente, comunque, è «amore». Amore smisurato, incondizionato, illimitato. Amore inciso sul marmo con la «a» maiuscola. «Amarti è stato facile, bastava guardarti negli occhi», hanno dedicato a Charley, e per James: «Ci siamo incontrati il 27/09/1997 ed è stato subito amore». «Oscar è stato con me per 16 anni, e in ogni occasione triste o felice lui c’era – racconta Luisella Gobetti -, non si può non parlare di sentimento». Il suo Oscar, un meticcio simile a un bassotto, è morto nel 2005. Per quanto gli sia affezionata non va a trovarlo spesso, solo nelle ricorrenze. La tombetta di Luisella è molto sobria. C’è la foto e non ci sono fiori. Alla sua padrona piace così, semplice. Non mancano però quelle addobbate nei modi più curiosi. Dall’ombrello nero aperto sulla lapide che ha messo la signora Nadia per riparare dal sole e dalla pioggia al suo micio, alle luci di Natale, cuoricini, ghirlande hawaiane, gnomi da giardino. In molti hanno comprato delle lampade con pannelli fotovoltaici che di notte si illuminano. E illuminano tutto il cimitero.
Andare a Piobesi a volte diventa anche un modo per socializzare, fare amicizia. Per sentirsi meno soli. Molte signore si sono conosciute qui e si danno appuntamento ogni domenica. Chiacchierano, si occupano delle tombette degli altri: «Una mattina ho trovato su quella di Luna delle conchiglie e un angioletto, non so chi li abbia messi ma non li ho mai più tolti – dice Cristina Vecchio -, la bellezza di questo posto è che è pulito, e le persone si aiutano, sono generose». Giulia Mola ha sepolto a Piobesi due cagnolini. Di Margot, un golden retriver, c’è la carcassa, di Lucky, un volpino bianco, le ceneri. «Margot è vissuta troppo poco, e proprio quando il nostro rapporto era diventato forte lei se n’è andata – sorride Giulia Mola -, nel 2010 ho deciso di seppellirla, ma se tornassi indietro non lo rifarei più, voglio farla cremare e spargere le ceneri nella terra. Che per me è un po’ come una rinascita».
Sull’aldilà le opinioni sono contrastanti. Ci sono padroni, come Adelma Rejetti, che crede in un paradiso solo per gli animali, alcune lapidi rimandano a cieli pieni di prati e arcobaleni, mentre Lucia Chiapperini non la pensa così: «Ci sarà un giorno in cui io e i miei cani ci rincontreremo. Anzi, vorrei seppellire le mie ceneri insieme ai corpi di Bimba e Kendy. Non so se si può fare».
Qui, a salutare l’animaletto che non c’è più, c’è gente che viene da tutto il Piemonte, Liguria, Lombardia, e Valle d’Aosta. «Abbiamo scelto di portare Dylan al Parco degli animali», anziché farlo cremare, perché volevamo un posto in cui poterlo incontrare sempre – dice Giulio Cardone, 23 anni, di Carignano -, è un po’ come succede per i nostri parenti e amici» . La sua tombetta, o tombina - le chiamano così -, è coperta di giocattoli un bull terrier, lampade decorata con rane, alcuni pupazzi, un angioletto, una lumaca di plastica. Questo perché, come per tanti padroni, è il gioco una delle cose che più di tutte non si stacca dai ricordi. In parte, rappresenta quello che i loro amici hanno rappresentato per loro. «C’erano giorni in cui tornavo dal lavoro nervoso e agitato – racconta Giulio Cardone -, ma poi arrivava Dylan che voleva un po’ di coccole e mi chiedeva di tirargli la pallina, ed ecco che la mia serata si aggiustava subito. Gli animali ci fanno sorridere, divertire. È proprio per questo che vogliamo ricreare anche al cimitero un’atmosfera allegra»......
Ognuno ha le sue ritualità. Qualcuno, entrando, si fa il segno della croce e si avvicina alla lapide con il rosario in mano bisbigliando l’Ave Maria. Per altri la visita è semplicemente un momento per parlare con il cane, per raccontargli qualcosa, per sentirsi vicini a lui. «Andare al cimitero è come avere Bimba e Kendy ancora con me – dice Lucia Chiapperini -, è come se loro fossero state le mie bimbe». E infatti, girando per il cimitero, sono tante le lapidi che se non ci fosse la foto non sembrerebbero per un cane. Ci sono scritte come «Da oggi vivrò come hai cercato di vivere tu», o «Nulla sarà più come prima senza di te», che sono dense di disperazione. Altri animali invece, sono ricordati in maniera meno drammatica. Ad esempio sulla tombetta di Cindy c’è scritto: «Se ci fossero state le olimpiadi per i gatti avresti vinto tu» o su un’altra: «In cielo divertiti con le cagnette».
La parola più ricorrente, comunque, è «amore». Amore smisurato, incondizionato, illimitato. Amore inciso sul marmo con la «a» maiuscola. «Amarti è stato facile, bastava guardarti negli occhi», hanno dedicato a Charley, e per James: «Ci siamo incontrati il 27/09/1997 ed è stato subito amore». «Oscar è stato con me per 16 anni, e in ogni occasione triste o felice lui c’era – racconta Luisella Gobetti -, non si può non parlare di sentimento». Il suo Oscar, un meticcio simile a un bassotto, è morto nel 2005. Per quanto gli sia affezionata non va a trovarlo spesso, solo nelle ricorrenze. La tombetta di Luisella è molto sobria. C’è la foto e non ci sono fiori. Alla sua padrona piace così, semplice. Non mancano però quelle addobbate nei modi più curiosi. Dall’ombrello nero aperto sulla lapide che ha messo la signora Nadia per riparare dal sole e dalla pioggia al suo micio, alle luci di Natale, cuoricini, ghirlande hawaiane, gnomi da giardino. In molti hanno comprato delle lampade con pannelli fotovoltaici che di notte si illuminano. E illuminano tutto il cimitero.
Andare a Piobesi a volte diventa anche un modo per socializzare, fare amicizia. Per sentirsi meno soli. Molte signore si sono conosciute qui e si danno appuntamento ogni domenica. Chiacchierano, si occupano delle tombette degli altri: «Una mattina ho trovato su quella di Luna delle conchiglie e un angioletto, non so chi li abbia messi ma non li ho mai più tolti – dice Cristina Vecchio -, la bellezza di questo posto è che è pulito, e le persone si aiutano, sono generose». Giulia Mola ha sepolto a Piobesi due cagnolini. Di Margot, un golden retriver, c’è la carcassa, di Lucky, un volpino bianco, le ceneri. «Margot è vissuta troppo poco, e proprio quando il nostro rapporto era diventato forte lei se n’è andata – sorride Giulia Mola -, nel 2010 ho deciso di seppellirla, ma se tornassi indietro non lo rifarei più, voglio farla cremare e spargere le ceneri nella terra. Che per me è un po’ come una rinascita».
Sull’aldilà le opinioni sono contrastanti. Ci sono padroni, come Adelma Rejetti, che crede in un paradiso solo per gli animali, alcune lapidi rimandano a cieli pieni di prati e arcobaleni, mentre Lucia Chiapperini non la pensa così: «Ci sarà un giorno in cui io e i miei cani ci rincontreremo. Anzi, vorrei seppellire le mie ceneri insieme ai corpi di Bimba e Kendy. Non so se si può fare».
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