Presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce.
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«Per Silvio Berlusconi non vedo altra possibilità che prendere atto
della sentenza e degli effetti che produce, non ci sono strade»: a dirlo
è il leader del Pd, Guglielmo Epifani.......
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Proprio
non ci voleva. Così deve aver pensato il primo presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce. Santacroce, in procinto di partire per
le vacanze, è dovuto rimanere a Roma, per capire e per informare il
ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri. Lei, che con il
Procuratore generale della Cassazione condivide il potere di promuovere
l’azione disciplinare nei confronti dei magistrati, è in convalescenza
per una frattura all’omero.
Ma dopo aver letto Il Mattino ha voluto saperne di più sulla bufera che si stava abbattendo su Antonio Esposito. Proprio non ci voleva anche per il pg della Suprema Corte, Gianfranco Ciani: dalla Val Gardena, dove è in villeggiatura, ha chiesto che gli venisse trasmessa l’intervista «scottante», così da valutarne i contenuti.
In Cassazione tutti sono basiti.....
Con le sue dichiarazioni, che di fatto
anticipano i contenuti di una sentenza impostata sul principio che
Berlusconi «sapeva» della frode fiscale, Esposito apre inevitabilmente
(e inconsapevolmente) nuovi scenari. Perché quelle parole, seppure
ritrattate dal diretto interessato che accusa il giornalista di aver
”manipolato” l’intervista, sono un assist sia per la difesa, che ora
avrà ulteriori motivi per tentare la strada del ricorso alla Corte
europea dei diritti dell’uomo; sia per il Pdl, alla spasmodica ricerca
di una soluzione che garantisca, dopo la condanna, una «agibilità
politica» per il Cavaliere. La prima reazione di incredulità è di
Santacroce. Proprio l’altro giorno, in Cassazione, aveva incontrato
Esposito. Ma il presidente della sezione feriale nulla gli aveva detto
dell’intenzione di farsi intervistare. «Trovo inopportuno che si
rilascino interviste su processi in corso o già definiti.Ma dopo aver letto Il Mattino ha voluto saperne di più sulla bufera che si stava abbattendo su Antonio Esposito. Proprio non ci voleva anche per il pg della Suprema Corte, Gianfranco Ciani: dalla Val Gardena, dove è in villeggiatura, ha chiesto che gli venisse trasmessa l’intervista «scottante», così da valutarne i contenuti.
In Cassazione tutti sono basiti.....
Per questo processo come per altri - dice Santacroce al Messaggero - parlano le motivazioni della sentenza». La sentenza, appunto. Quella che il giudice relatore Amedeo Franco sta ancora mettendo nero su bianco non è una decisione qualsiasi. E’ il verdetto per eccellenza, quello che dopo un ventennio di lotte giudiziarie ha disarcionato il Cavaliere, rendendolo incandidabile per almeno i prossimi sei anni.
I RIFLETTORI
Non è un caso che il settantatreenne magistrato di Sarno, fratello dell’ex pg della Cassazione, Vitaliano Esposito, padre del pm milanese Ferdinando Esposito divenuto noto per le sue cene con Nicole Minetti, abbia avuto gli occhi puntati addosso subito dopo aver avuto l’onere (o l’onore?) di leggere il verdetto, giovedì scorso, in diretta tv. Passati due giorni, su Esposito si sono accesi i riflettori dei quotidiani vicini al Cavaliere. Il Giornale, in particolare, gli dedicava un articolo dal titolo inequivocabile: «Così infangava Berlusconi il giudice che lo ha condannato». A seguire, la ricostruzione di una cena, a Verona, nel marzo del 2009, in occasione della consegna di un premio al suo amico di sempre, l’ex magistrato Ferdinando Imposimato.
In quella occasione, secondo l’autore dell’articolo che prese parte alla cena, Esposito avrebbe rivelato il contenuto di alcune intercettazioni a sfondo erotico riguardanti Berlusconi e avrebbe anticipato il verdetto di condanna di Vanna Marchi. A controbattere ci hanno pensato La Repubblica e Il Fatto: contro Esposito si sarebbe messa in moto la stessa macchina del fango di cui sono rimasti vittime anche i giudici Mesiano e Boccassini. Resta da vedere se con l’audio dell’intervista rilasciata al Mattino il presidente del collegio che ha condannato Berlusconi riuscirà quantomeno ad evitare una sanzione disciplinare.
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