PS: Puniscono con la morte chi ha ucciso, diventanto così assassini anche loro! Quando una persona, al di la di ogni regola o situazione, uccide un'altra persona è un assassino. Loro, gli USA, hanno iniziato con i "nativi pellerossa"a uccidere, e da allora sono in perpetua "tournèe"
in giri per il mondo! Criminali e sadici!
umberto marabese
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Un database in Texas raccoglie vita, crimini e morte dei 500 condannati a morte dalla reintroduzione della pena capitale-
MILANO – Kimberly McCarthy, uccisa da un’iniezione letale lo
scorso 26 giugno, è stata la quarta donna nonché la 500esima esecuzione a
morte in Texas dal 1976, anno in cui la pena capitale fu reintrodotta
nello stato. Poco prima di morire ha rilasciato la sua ultima
dichiarazione: «Voglio solo ringraziare chi mi ha dato coraggio in
questi anni. […] Questa non è una sconfitta, è una vittoria. Sapete dove
sto andando. Sto andando a casa per stare con Gesù […]». Le sue parole,
raccolte dai testimoni, fanno ora parte di una scheda
che chiunque è libero di consultare online, tra le pagine ufficiali del
dipartimento di giustizia criminale texano. Un vero "database della
morte di stato" che nelle ultime settimane ha "appassionato" molti
navigatori americani.
Le ultime parole dei giustiziati
L’ARCHIVIO – Il Texas, stato più attivo negli Usa sulla
pena capitale, è uno dei pochi (lo fa anche la California, ma non è così
ben strutturato in Rete) a rendere pubblici online documenti così
privati: le sue pagine web ufficiali
infatti contengono condannato per condannato, dal numero uno al numero
cinquecento, una scheda informativa con foto segnaletica, anagrafica,
sesso e razza, reato compiuto descritto nei particolari e le date, di
ingresso in prigione e di esecuzione. Ma accanto a questa scheda più
tecnica, è possibile trovare anche una pagina – ve ne è una per ogni
condannato la cui esecuzione è stata portata a termine – in cui è stata
copiata l’ultima frase pronunciata dal prigioniero, e proprio
quest’ultima, nei giorni in cui la cronaca ha parlato molto della
500esima esecuzione, è divenuta virale e condivisa online in tutti gli Stati Uniti.
I MESSAGGI
– Il contenuto dei messaggi privati rilasciati dai detenuti prima della
morte è soprattutto religioso: messaggi di perdono, di fede, rivolti
alla propria religione di appartenenza. Molti ringraziamenti alle
persone che hanno accompagnato gli ultimi mesi, talvolta anni e anni, di
prigione dei giudicati, soprattutto alle guide spirituali. E poi i
saluti: a mogli e mariti, figli, familiari. Il tifo per le squadre del
cuore, qualche messaggio politico. Talvolta compaiono messaggi di scuse:
alle famiglie delle vittime degli omicidi o alle proprie famiglie di
origine. Mentre alcuni continuano a dichiararsi innocenti rispetto al
crimine per cui sono stati imprigionati, e altri lanciano offese e
polemiche nei confronti di polizia e guardie carcerarie. Qualcuno,
ancora, preferisce semplicemente non dire nulla.
LE ULTIME PAROLE IN UN BLOG - Proprio a partire dal Texas, dal 2011 è attivo anche un blog, Last words in the chamber, e un account Twitter
dove vengono raccolte le ultime frasi dei detenuti nel braccio della
morte. Solo lo scorso anno, le sue pagine hanno registrato 3 milioni di
visite. Presto, assicurano i curatori, il sito si occuperà anche delle
dichiarazioni dei condannati negli altri stati, ma già ora le sue parole
sono divenute fonte di studio per avvocati, criminologi, professori
universitari oltre che lettura per i voyeur più curiosi, tristemente
appassionati alle iniezioni letali in uno stato che vanta un record
atroce: il Texas supera di cinque volte il secondo stato più attivo
nella pena di morte, ovvero la Virginia.
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