SME).
Ventuno anni dopo l’Italia ha ancora le mani legate, allora c'era lo
SME, adesso l'Euro. L'Italia ha interessi sul debito pubblico, che ha
raggiunto 2047 miliardi, sempre più alti. Nel solo mese
di maggio con 32 miliardi di nuovo debito pubblico pagheremo circa 1,5
miliardi di euro in più di interessi annui.
L’esperienza del passato ci serve per capire cosa avverrà del nostro Paese.
Nel decennio 1982 – 1992 il rapporto debito/PIL quasi raddoppiò: dal
60% al 110%, questo perché nel 1981 Tesoro e Banca d’Italia
divorziarono. Da allora lo Stato non ha più potuto contare su un
prestatore interno con cui indebitarsi e ha dovuto offrire rendimenti
sempre più elevati per vendere il debito. Se nel 1982 l’Italia pagava un
interesse reale vicino a 0 per indebitarsi, nel decennio successivo
raggiunse una media del 5.5% con picchi dell’8%. E’ quindi l’esplosione
degli interessi sul debito cumulato ad aver portato il debito a livelli
insostenibili. Un immenso schema Ponzi in cui gli interessi in assenza
di crescita sono pagati emettendo nuovo debito. In sostanza, come
analizza Alberto Bagnai nel suo "Tramonto dell’Euro",
il risultato è stato un trasferimento netto di reddito nazionale dai
servizi primari ai contribuenti, sanità, scuola, sicurezza, ai detentori
del debito, soprattutto alle banche italiane e estere. Ma perché questo
divorzio assurdo? Perché ce lo chiedeva l’Europa dello
SME nel quale eravamo entrati nel 1978 legandoci mani e piedi ad un
cambio rigido penalizzante che ci fece rinunciare alla leva della
svalutazione. Nulla di diverso rispetto a oggi......
- Allora fu lo SME a legarci le mani, oggi l’Euro
- Allora emettevamo debito in una valuta nazionale di cui non
controllavamo il valore rigidamente fissato nello SME. Oggi è peggio
perché ci indebitiamo in una valuta estera (tale è l’Euro per aver
rinunciato alla nostra sovranità monetaria) non potendo usare la leva
del cambio
- Oggi come allora i rendimenti che l’Italia dovrà offrire per rendere appetibile il suo debito non potranno che salire
- Oggi come allora sarà il mercato ad imporci una decisione: allora si
trattò di abbandonare lo SME e svalutare, oggi si tratterà di decidere se ristrutturare il debito restando nell’euro o tornare alla lira.
Solo così l’Italia tornerà a vedere la luce. Una prova? Usciti dallo SME
nel 1992, svalutata la lira di quasi il 20% e riguadagnata la sovranità
monetaria, il rapporto debito / PIL scese dal 120% del 1992 al 103% del
2003. Nel primo trimestre del 2013 abbiamo raggiunto il 130,3% nel rapporto debito/PIL, secondi solo alla Grecia.
La Storia è piena di entrate e uscite di Paesi da aree monetarie comuni.
Queste sono normalmente imposte da Paesi forti (USA con Bretton Woods,
Germania con l’Euro) con fini di annessione economica via export verso
le zone più deboli e/o al fine di tutelare i propri crediti in tale area
monetaria. Il sistema a cambi fissi di Bretton Woods ad esempio servì
agli Stati Uniti per tutelare la propria posizione creditoria verso
l’Europa dovuta al Piano Marshall dopo la Seconda guerra mondiale.
Il credito della Germania verso l’Europa è il lato oscuro della medaglia
del debito di Italia e Spagna. Invece di prestare ai PIGS il Nord
Europa preferisce prestare alla BCE che a sua volta fornisce liquidità
ai PIGS. Con tale sistema, chiamato "Target 2", la Germania ha accumulato 600 miliardi
di euro di crediti verso la periferia dell’Europa via BCE. La tutela di
tali crediti è l’unico criterio che la guida. Non importa che i 600
miliardi siano stati costituiti da parte della Germania violando gli
stessi accordi europei che oggi essa impone agli altri. Infatti sforando
ampiamente il 3% di deficit nel 2003 la Germania ha finanziato riforme
strutturali che nel decennio successivo le hanno dato un vantaggio
competitivo grazie ad un'inflazione minore dei partner europei e ad un
basso costo del lavoro ottenuto grazie alla forza lavoro della Germania
dell’Est. Ciò si è tradotto in vantaggi di prezzo e nel boom delle
esportazioni verso l'Europa..
Sarebbe bastato imporre il pareggio della bilancia commerciale invece
del pareggio di bilancio per avere una storia completamente diversa che
avrebbe tarpato le ali alle politiche mercantiliste del Nord Europa. La
politica italiana prona al volere della Germania ha permesso che la
tutela del nostro debito privato e pubblico detenuto dall’estero (in
buona parte generato dal meccanismo perverso dell’Euro e dello SME)
diventasse la priorità. La politica italiana ha venduto l’anima al diavolo teutonico in cambio della propria sopravvivenza a spese della collettività su cui ha riversato austerità e deflazione.
Se non sarà l’Italia a reagire lo farà per lei il mercato con il suo
linguaggio universale, ci sarà un prossimo rialzo degli interessi
richiesti fino a rendere insostenibile il nostro debito.
L’ultimo default dell’Italia è del 3 settembre 1992 quando il presidente
del Consiglio Amato annunciò in diretta televisiva la svalutazione
della lira. Svalutare una moneta che si controlla in cui è espresso il
proprio debito pubblico equivale a ristrutturare il debito verso i
creditori esteri. Nel caso dell’Italia la svalutazione fu innescata
dalla impossibilità di pagare gli interessi sul debito nel regime a
cambi fissi del Sistema Monetario Europeo (
http://www.beppegrillo.it/2013/07/il_diavolo_veste_merkel.html
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