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domenica 28 luglio 2013
Dopo di noi (Pd) il diluvio, l'ultima parola di Epifani ....!
Primarie aperte agli iscritti. Ossia chiuse a tutti gli altri, elettori o simpatizzanti. Questa la proposta del quadrilatero schierato a difesa dei vecchi equilibri in seno al Pd: Enrico Letta, Guglielmo Epifani, Dario Franceschini, Pierluigi Bersani. Nessuno dei candidati attuali alla segreteria del partito si è detto d'accordo. Sono piovute critiche da tutte le parti.
Non sono solo i renziani [...] ad essere rimasti insoddisfatti dalle proposte di Epifani e Franceschini...
“Per quanto mi riguarda penso che il segretario lo debbano scegliere gli elettori, anche se poi si candidasse a premier qualcun altro. Per un miliardo di motivi, a cominciare dal fatto che il Pd dovrebbe aprirsi e realizzarsi, non chiudersi e stravolgersi”, ha commentato sul suo blog Pippo Civati, già in corsa per la segreteria. Anche per Gianni Pittella, “un congresso chiuso sarebbe devastante”. E Cuperlo, altro candidato, ha aggiunto: “Se dobbiamo cambiare le regole facciamolo insieme”, ricevendo gli applausi di Matteo Renzi, seduto in platea. [...]
Contrari anche giovani turchi e prodiani. Per Matteo Orfini “la proposta sulle regole avanzata da Epifani non va bene. In un momento difficilissimo per il Pd non possiamo chiuderci nelle nostre paure”. Sandro Gozi si dice “soddisfatto perché abbiamo fissato una data entro la fine di novembre, ma credo che la platea per la scelta del segretario debba essere assolutamente aperta, non riservata agli iscritti se vogliamo mantenere la missione originaria del Pd”. Per Luigi Zanda, capogruppo Pd al Senato, “chiudere il partito è inaccettabile”. [...]
Queste le reazioni riferite dal Fatto quotidiano.
Civati ha poi sfoderato una filastrocca che forse banalizza il dramma:
Si chiude il Congresso.
Si chiude il dibattito.
Si chiude.
E tutto perché non è popolare questo governo, è pieno di fighetti in giro, non c’è motivo di cambiare le cose, che vanno bene così.
E tutto per non perdere, e così si perde. E ci si perde.
Ecco infine ciò che ha scritto Norma Rangeri, sotto il titolo Il piccolo cabotaggio del Pd:
Se si trattasse di svolgere un normale congresso di partito, come avveniva nei lustri passati, la proposta del segretario del Pd alla direzione: gli iscritti eleggono il segretario, gli elettori scelgono il candidato premier, sarebbe sensata e ragionevole. Come lo sarebbe l’osservazione dell’ex segretario Bersani, secondo il quale le primarie per il segretario «devono essere aperte a chi aderisce al Pd». Ma il punto è proprio questo: chi aderisce al Pd a cosa “aderisce”? E’ un militante del fiscal compact, del pareggio di bilancio in Costituzione e del modello Marchionne? E’ uno convinto che il liberismo è la causa del disastro sociale nostro e dell’Europa? E’ uno che vuole cambiare la Costituzione scassando il chiavistello che la protegge (l’articolo 138) o invece vorrebbe dare corpo ai suoi fondamenti? E’ uno che crede nei diritti, o uno fedele a dio, patria e famiglia? Per capirlo, bisognerebbe alzare l’asticella, convocare un congresso straordinario e rispondere su che fine ha fatto la sinistra in Italia. Viceversa un congresso svolto con i capicorrente a presidio dei piccoli feudi con i pacchetti delle tessere serve a conservare quel poco che c’è. E in fondo sembra proprio questo l’obiettivo di Epifani, di Letta e di Franceschini,…
Veramente riesce difficile immaginare una mossa peggiore di quella attuata dai quattro dirigenti. Al di là dei giochi interni, una cosa appare chiara all'esterno: il corpo intermedio del partito che ambisce a rappresentare il popolo si batte apertamente per il conseguimento dell'autonomia dalla base sociale. Un bel modo per garantirsi la sconfitta comunque vada. Se la manovra riesce, il partito va verso il naufragio elettorale. Se la manovra non riesce, l'esito al momento più probabile consiste nella apoteosi di Renzi promosso a salvatore assoluto della democrazia.
A Waterloo, in fatto di quadrilatero, la vecchia guardia imperiale aveva fatto di meglio. Si era sacrificata non senza mandare al diavolo i nemici con la fatidica parola del rifiuto: "merde". Epifani non è Cambronne, questo pure si era capito. E non parliamo di Napoleone. Nessuno di questi generali ha al suo attivo grandi vittorie. E, quel che è peggio, nessuno di loro pensa alla vittoria sul nemico estern
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/belfagor/dopo-di-noi-il-diluvio-l-ultima-parola-di-epifani#ixzz2aMcdWU99
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