L'agenzia di riscossione calpesta i principi del
diritto e Simone Forte, volto di Noi consumatori, prepara il ricorso
che potrebbe segnare la vera svolta nella lotta contro la vessazione di
Stato
Equitalia sarà portata di fronte all’Unione europea. Una corte e un ricorso,
ancora in fase di studio, perché alcune delle azioni perpetrate
dall’agenzia di riscossione siano bollate come violazioni dei diritti
dell’uomo. E noi ci prepariamo a brindare. Non sappiamo di preciso come
andrà, anche se non ci riesce di credere che l’istanza sarà rigettata,
perché siamo di quelli convinti che Equitalia vada fermata, avendo in
diverse – troppe – occasioni calpestato non solo la logica ma ogni norma
degna di un Paese civile. Compriamo oggi, con largo
anticipo, la bottiglia alle bollicine perché quasi (si fa per dire) non
conta come andrà, ché il passo epocale è la ribellione intelligente, non
violenta e concreta, insieme al dibattito che viene portato a un
livello più alto, internazionale. Si chiama Noi consumatori
ed è l’associazione da cui parte tutto, un movimento che lega a sé la
dicitura “anti-Equitalia”. E qui non c’è da essere contro qualcosa a
priori, qui ci sono libertà e diritto e il ribaltamento dell’onere della
prova più che in bilico su un baratro nero, perché nel baratro hanno
già gettato la nostra libertà, il nostro diritto e pure la certezza di
innocenza fino a prova contraria.
Simone Forte, avvocato e anima della sede meneghina dell’organizzazione, la dice così: «C’è stata la volontà politica
di creare una via più rapida, in modo da non perdere tempo in
procedimenti che esigerebbero anni. Questo si è tradotto in norme che calpestano i principi generali del diritto.
Tra l’altro tendono a giustificare la questione associando il debitore
di Equitalia all’evasore mentre non è così, anzi: spesso si tratta di
persone che le tasse le vorrebbero pagare ma per via della crisi o di
altri problemi non se lo possono permettere», persone cui non viene data
la possibilità di saldare i propri debiti, costretti d’improvviso a
difendersi da una macchina che una volta partita non arresti più. Una
ventina di sedi sparse in tutta Italia e più di un successo alle spalle:
«Forniamo consulenza a titolo assolutamente gratuito, forniamo gli
strumenti per capire se è il caso di difendersi o meno, poi se e come
andare avanti lo decide il cittadino. Vogliamo i soprusi cessino». Forte
riconduce ad alcune delle loro battaglie il fatto che il limite minimo
per ipotecare una casa sia passato da otto a ventimila euro, con obbligo
di notifica. Surreale ma di casi di ipoteche e fermi di auto neppure
notificati ne potremmo citare a dozzine. Serve soprattutto al Nord, Noi
consumatori, qui «dove a soffrire di più sono le imprese. Questo è un
sistema che sta strozzando un Paese. Solo su Milano Equitalia ha quasi 200mila ipoteche sugli immobili.
In un momento così difficile vuol dire affossare il mercato».
L’avvocato passa da un caso all’altro e quello che non ti aspetti è già
passato, cronaca reale di una quotidianità inverosimile: «C’è una
piccola banca bergamasca che riceve la comunicazione di 45 pignoramenti di conti bancari al giorno. Tra poco saranno tutti i suoi clienti». Una cartella esattoriale
da circa 10mila euro, tutte multe contestate e non pagate secondo la
legge, che prevede in caso di mancata risposta del Prefetto entro
sessanta giorni il «silenzio assenso. La cliente mostra ad Equitalia le
prove di ciò che dice, le fanno presente che deve fare ricorso comunque,
entro trenta giorni, altrimenti il debito diventa esigibile. Lo fa.
Mentre ancora aspetta venga fissata l’udienza le arriva una seconda
cartella esattoriale, identica alla prima. È costretta a ripetere la
procedura per la stessa pratica, finché, senza che Equitalia ritiri mai
la richiesta di pagamento, il Comune di Milano manda lo sgravio per quelle sanzioni».
Per ogni storia a lieto fine ce ne sono
molte altre dal finale amaro: «Stiamo tentando di aiutare un
imprenditore che rischia di chiudere», sono partiti i pignoramenti e ora
«è dura. Bisogna denunciare, parlare, e soprattutto affrontare la cosa
finché si è in tempo, altrimenti diventa complicato persino per noi
intervenire». E se ti bloccano il capannone, le proprietà e i conti bancari,
considerando che le «commissioni tributarie ci mettono un anno e mezzo a
rispondere» non se ne esce, perché «un anno e mezzo per un imprenditore
è una vita». Normative complesse, professionisti che sul banco degli
imputati vogliono portarci chi «ti aggredisce costringendoti a
difenderti». Perché opporsi è ancora un diritto..-----
http://www.lintraprendente.it/2013/04/ce-chi-vuole-portare-equitalia-di-fronte-alla-corte-europea/
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