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giovedì 21 marzo 2013

Precaria fa causa a call center, condannata a pagare le spese processuali


 PS: Io ricordo che il primo a portare in forma di sperimentazione (alla fine indeterminata e perpetua) la flessibilità sul lavoro fu D'Alema....poi gli altri hanno continuato su quella strada a sfasciare il mondo del lavoro, i sindacati si sono autodistrutti, il lavoratore è diventato uno che pur di lavorare ha svenduto la sua professionalità. L'età è diventata un discrimine, si comincia ad essere vecchi già a 30 anni, a 40 non hai chance di lavorare ma c'è la pretesa di mandarti in pensione a 70 anni.Siete una  generazione orrendamente distrutta da un sistema politico autoreferenziale, perdente ma che non si è mai preso le responsabilità delle sue scelte illogiche e devastanti. Ci vuole un '68 Bis basta lamentele! Ci siamo congratulati con chi ha fatto le primavere arabe, prepariamo una primavera-estate-autunno-inverno-...... italiana.
umberto marabese
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Sette contratti in meno di un anno. Tanti ne ha collezionati una giovane lavoratrice di Comdata, un call center di Torino. Ma all’ottavo rinnovo, l’azienda decide di interrompere il rapporto di lavoro. La precaria a quel punto decide di agire per vie legali, ma non solo perde la causa, viene pure condannata a pagare le spese del procedimento: 3500 più tasse. “La particolarità di questa sentenza – spiega Jessica Concas, l’avvocato difensore –  è che il lavoratore, storicamente considerato la parte debole, questa volta è stato condannato a pagare le spese. Questo avrà un effetto su tutti gli atipici che vorranno fare causa al proprio datore. Perché è difficile che un disoccupato possa disporre di ingenti somme di denaro”  di Cosimo Caridi 

21 marzo 2013

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