Washington è stata pronta a usare la crisi finanziaria cipriota per attuare la strategia di acquisizione di capitali che ho descritto tre settimane fa su queste colonne (1). Con l’aiuto della direttrice del Fondo monetario internazionale, la statunitense Christine Lagarde,
ha rimesso in causa l’inviolabilità della proprietà privata nell’Unione
europea e ha tentato di confiscare un decimo dei depositi bancari, in
apparenza per salvare la banca nazionale cipriota colpita dalla crisi
greca. Va da sé che la finalità annunciata è solo un pretesto, poiché, lungi dal risolvere il problema, questa confisca
- se dovesse essere attuata – non farebbe altro che peggiorarlo. Una
volta minacciati, i capitali rimanenti fuggirebbero dall’isola
provocando il crollo della sua economia. L’unica vera soluzione sarebbe
quella di cancellare i debiti anticipando il fatturato
dello sfruttamento del gas cipriota. Sarebbe d’altronde più logico che
il gas a buon mercato rilanciasse l’economia dell’Unione europea. Ma
Washington ha deciso diversamente...continua...
PS: <<Per
nascondere il ruolo decisionale di Washington, questa rapina in banca
non è presentata come un’esigenza del FMI, bensì di una troika che
include anche l’UE e la BCE. In questa prospettiva, la confisca
sostituirebbe una svalutazione resa impossibile a causa
dell’appartenenza alla zona euro. Solo che qui la svalutazione non
sarebbe una politica di Nicosia, ma un diktat del padrone della BCE, Mario Draghi, l’ex direttore europeo della banca Goldman Sachs, che è appunto il principale creditore di Cipro.>>
....lapalissiano!
umberto marabese
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