Ma il diretto interessato, Franceschini, smentisce seccamente e rilancia la palla nel campo avverso: non accordo ma assunzione di responsabilità da parte della Lista Ingroia per non far vincere Berlusconi. «Nessuna proposta di patto e nessuna desistenza. Le cose che ho detto a Orlando sono le stesse che ho detto pubblicamente», e cioè che non c’è nessuno spazio «per una qualsiasi forma di accordo politico» ma «la presenza della Lista Ingroia rischia di far vincere la destra, rendendo il Senato ingovernabile. Tutto qui. Nessuna proposta di patto o desistenza, parola peraltro sfortunata che evoca ambiguità inconciliabili con la linea di chiarezza voluta dal Pd. Ma soltanto la descrizione di un quadro oggettivo, rispetto al quale ognuno deve assumersi le proprie responsabilità».
Anche Enrico Letta assicura che il Pd non intende trattare: «Nessun negoziato con Ingroia», scrive il vicesegretario del Pd su Twitter. Rivoluzione Civile «si assuma le proprie responsabilità. La nostra coalizione è stata decisa da 3milioni italiani».
PS: Volete vincere facile.......Ma non avevate già vinto?
umberto marabese
Sul tema le due coalizioni hanno posizioni diametralmente opposte. Contrario Luigi De Magistris, sostenitore dell’ex pm, favorevole Nichi Vendola alleato del Pd. «Per quanto mi riguarda non esiste nessuna possibilità di raggiungere un accordo di desistenza al Senato!», scrive de Magistris, che si dice «fermamente contrario perché si snaturerebbe l’essenza stessa di Rivoluzione Civile, una lista candidata a vincere le elezioni in quanto alternativa al polo centrista di Bersani e Monti».
Il centrosinistra deve «interloquire e dialogare» con il Movimento Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, ma, quanto alla possibilità di un accordo di desistenza in alcune regioni «tocca a Bersani decidere», dice Vendola, «non tocca a me decidere. Il leader della coalizione è Bersani» ma «credo comunque che un colloquio con l’area della società civile e delle esperienze di sinistra deve essere costruito ed è normale che si interloquisca e si dialoghi».
Quanto a Ingroia, per ora tace, impegnato a chiudere le liste entro giovedì. Ma qualcuno, tra i sostenitori, non sembra entusiasta all’idea di un accordo di desistenza. La Sicilia e la Campania infatti, si fa notare, sono le due regioni in cui quasi sicuramente la Lista farà eleggere dei senatori, avendo sondaggi al di sopra del 10%: perché cedere senatori al Pd, quando proprio il Senato diventerà l’ago della bilancia per il futuro governo del Paese?.
E anche nel Pd pochi scommettono in un passo indietro degli arancioni, anche se i sondaggi danno numeri più bassi per la lista Ingroia. Tutti al Nazareno frenano definendo «esagerato» il polverone che si è sollevato. In queste ore sono in corso «contatti», ma «non c’è né accordo né scontro», hanno spiegato a largo del Nazareno, bensì «un richiamo alla responsabilità generale. È chiaro che tutti stanno ragionando con senso di responsabilità perché la Sicilia e la Campania possono essere decisive per l’uno e per l’altro fronte, e soprattutto in Senato si rischia di consegnare la vittoria a Silvio Berlusconi».
Se poi gli arancioni dovessero candidarsi nonostante l’appello alla responsabilità, qualcuno nel Pd non nasconde che la campagna elettorale sarà tutta sul voto utile. E i precedenti, si sa, non hanno portato fortuna alla sinistra.
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